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Reputation Today n° 45 - giugno 2025


IN QUESTO NUMERO... - "Competenze umane e interdisciplinarità per un futuro consapevolmente digitale" - Isabella Corradini

Nell’era della trasformazione digitale, lo sviluppo di competenze sia tecniche che trasversali è fondamentale per essere competitivi sul mercato del lavoro. Le tecnologie digitali e i recenti sviluppi dell’intelligenza artificiale impongono cambiamenti repentini nei processi di lavoro, per i quali sono necessarie nuove competenze oltre che l’aggiornamento di quelle già esistenti.

Ma di che tipo di competenze abbiamo bisogno? Illuminante il report “The Future of Jobs 2025” del World Economic Forum (WEF) che, nell’individuare le tendenze al 2030, individua tra le competenze in più rapida crescita quelle tecnologiche insieme a quelle umane, come le capacità cognitive e di collaborazione. Si va dunque oltre la mera questione tecnologica, e si richiede un’azione urgente nei settori pubblici, privati e dell’istruzione per far fronte alla carenza di competenze (https://reports.weforum.org/docs/WEF_Future_of_Jobs_2025_Press_Release_IT.pdf)

L’attenzione a competenze interdisciplinari e trasversali viene sottolineata nell’intervista a Franco Raimondi, docente di informatica presso il Gran Sasso Science Institute (GSSI) all’Aquila e coordinatore del progetto Safi3. Se da un lato la formazione e l’orientamento giocano un ruolo fondamentale per colmare le esigenze di crescita di svariati settori, l’interdisciplinarità costituisce l’elemento prioritario. Ed è proprio su questi aspetti che si fonda l’innovativo progetto SAFI 3, che si pone l’obiettivo di valorizzare le eccellenze formative delle scuole superiori universitarie dell’Area Meridionale.

In un mondo lavorativo in continua evoluzione, la formazione rappresenta quindi un tassello fondamentale per qualsiasi professione si decida di intraprendere. Ne è consapevole Maria Elena Iafolla, esperta di diritto dell’informatica e delle nuove tecnologie, che nel suo articolo evidenzia come i professionisti che intendano rimanere competitivi sul mercato del lavoro, debbano sottoporsi ad un aggiornamento costante e sviluppare competenze di base sul funzionamento degli strumenti tecnologici. Tuttavia, l’avere a disposizione tali strumenti, fossero anche i più innovativi, non è più di per sé sufficiente: c’è infatti bisogno di ripensare anche l’organizzazione degli studi legali.
Un punto di vista importante che ci fa riflettere su come le tecnologie non possano essere viste come fini a se stesse, ma richiedono di essere plasmate nei contesti organizzativi, siano essi piccole imprese o grandi aziende, implicando dunque una formazione specifica del personale.

Uno sguardo al femminile ci richiede che le donne siano motore di un vero cambiamento. È ciò che propone l’iniziativa Aurora Hub, destinata a posizionarsi come il primo hub di formazione tecnologica interamente dedicato all’empowerment femminile nel bacino del Mediterraneo. Alla base del progetto c’è una visione audace, che vede le donne come protagoniste di un cambiamento sistemico, capace di colmare il divario di genere nel settore tecnologico e accelerare l’innovazione socio-economica. Il motto coniato dalle rappresentanti del Comitato promotore (tra cui la scrivente) ne è l’essenza: “dove fiorisce il talento, cresce l’innovazione”.

Ma a che punto siamo con le metodologie innovative?
In proposito lo psicoterapeuta Marco Mozzoni, dopo aver discusso a che punto è la ricerca sulla cosiddette neuroscienze educative (campo di studio interdisciplinare che studia come il cervello apprende), si chiede cosa avverrà nella scuola italiana. Nonostante il dominio attuale dell’intelligenza artificiale, gli insegnanti sembrano essere più legati ad una formazione “umana e trasformativa”, facendo sì che “corpo, mente ed emozioni” restino al centro della formazione.

Una competenza sulla quale è oggi perentorio formarsi: il pensiero critico, che implica la comprensione e la valutazione logica di idee e informazioni, nonché la risoluzione dei problemi. Se ne parla molto con riferimento alla consapevolezza digitale nelle scuole, proprio perché rappresenta una bussola con la quale orientarsi in un mondo digitale sempre più complesso, importante anche per gli adulti.
E proprio su questo tema vale la pena riportare gli esiti del concorso di Programma il Futuro, che il 16 giugno presso la sede del CINI all’Università La Sapienza di Roma ha festeggiato il suo undicesimo anno di attività.
“La realtà che vorrei: di chi fidarsi?” Questo è stato il tema del concorso, che ha voluto stimolare la riflessione degli studenti su come l’informatica, attraverso le tecnologie digitali, possa influenzare – sia in positivo sia in negativo – la realtà percepita. Contro i rischi di manipolazione e i deep fake, sempre più diffusi grazie all’uso dell’intelligenza dell’artificiale, si deve stimolare a pensare. Sembra scontato, ma non lo è.

Infine, in qualità di media partner dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA), uno spazio è dedicato alla campagna 2023-2025 “Salute e sicurezza sul lavoro nell’era digitale”. La riflessione è su come la digitalizzazione stia rapidamente ridefinendo il mondo del lavoro, trasformando l’organizzazione e la gestione delle attività. Accanto alle molteplici opportunità, infatti, ci sono anche rilevanti rischi da non sottovalutare per i quali vanno previste delle opportune attività di prevenzione.

Buona lettura!

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NEWS ED EVENTI

“ISPIRAZIONE”, LA PAROLA CHIAVE DEL FESTIVAL DELLA COMUNICAZIONE 2025
Dall’11 al 14 settembre 2025 Camogli ospiterà la dodicesima edizione del Festival della Comunicazione, che quest’anno vede come filo conduttore la parola “ispirazione”.
Nel programma si prevedono incontri, dibattiti e workshop con molti esperti, provenienti dalle più diverse discipline, che daranno il loro contributo esplorando il potenziale dell’ispirazione come leva di sviluppo di progetti di rigenerazione culturale, sociale, ambientale e creativa.
Sarà un'occasione per avviare e sviluppare una riflessione sul futuro dell’umanità e delle narrazioni che la accompagnano, soprattutto di fronte alle incertezze geopolitiche e ai cambiamenti sociali che caratterizzano il nostro tempo. A inaugurare il Festival, nel pomeriggio di giovedì 11 settembre, ci sarà Alessandro Barbero con “Una lezione di Storia”.
Fonte: https://www.festivalcomunicazione.it/press-kit/

LE AZIENDE “CLIMATE LEADERS”
Dalla collaborazione tra il Financial Times e Statista è nata la quinta edizione della classifica dell’Europe’s Climate Leaders 2025, in cui vengono identificate le 600 aziende che hanno raggiunto l’obiettivo di riduzione dell'intensità delle emissioni di gas serra (GHG) e si sono assunte ulteriori impegni in materia di clima. Nel periodo di tempo valutato, 2018-2023, l'Italia si posiziona al secondo posto per numero di aziende in classifica, subito dopo il Regno Unito: il 13% di tutte le aziende riconosciute come "Climate Leaders" ha sede in Italia.
Tra le italiane che meglio si posizionano in classifica troviamo Unicredit (servizi finanziari), Erg (energia), Leonardo (difesa e aerospazio), Pirelli (automotive e suoi componenti), Autostrade per l’Italia, Webuild (costruzioni).
Fonte: https://www.ft.com/content/44f56758-9158-4b40-b59a-b2ffe6fc74ba

“PAIDEIA”, AL CENTRO DEL FESTIVALFILOSOFIA 2025
Dal 19 al 21 settembre 2025 l'Emilia-Romagna ospiterà la venticinquesima edizione del Festivalfilosofia, che animerà le città di Modena, Carpi e Sassuolo. L’evento, di portata internazionale, si conferma un appuntamento cruciale per chiunque voglia esplorare le grandi domande del nostro tempo.
Il tema del 2025 è "Paideia", una parola greca che racchiude l'idea di formazione integrale della persona. L’invito è a riflettere non solo sull'istruzione, ma su un processo etico, culturale e civico che modella individui consapevoli e cittadini responsabili. In un'era di rapidi cambiamenti tecnologici e sociali, riscoprire la "Paideia" significa tornare a curare il fondamento stesso del vivere comune.
Il programma si preannuncia ricchissimo e accessibile a tutti: lezioni magistrali, mostre, spettacoli dal vivo, concerti, laboratori e proiezioni cinematografiche, pensate per rendere la filosofia viva e coinvolgente.
Fonte: http://www.festivalfilosofia.it/

ITALIA PREMIATA AI LIFE AWARD 2025
Tre i progetti premiati ai LIFE Awards 2025, promosso dalla Commissione europea, per il loro contributo alla conservazione della natura, all'economia circolare e alla resilienza climatica. L’Italia è tra i paesi vincitori, con il LIFE Award per la Natura assegnato a LIFE Lynx, nato dalla collaborazione tra il nostro paese, la Croazia, la Romania e la Slovenia con l’obiettivo di arrestare il declino delle linci nelle Alpi Dinariche, attraverso il coinvolgimento delle comunità locali. Questo progetto ha anche vinto il LIFE Citizens’ Prize, per il maggior supporto pubblico in una votazione online. Il nostro paese è coinvolto anche in un altro progetto vincitore, il Life Desert Adapt, in cui insieme a Portogallo e Spagna abbiamo collaborato a un programma di contrasto alla desertificazione.
Fonte: https://cinea.ec.europa.eu/news-events/news/nature-climate-and-circular-economy-projects-emerge-winners-2025-life-awards-2025-06-03_en

A PADOVA GLI STATI GENERALI DELLE CITTÀ INTELLIGENTI
In preparazione la sesta edizione degli Stati generali delle smart cities, evento che si terrà a Padova il 20 e il 21 ottobre 2025. Più di 1000 i partecipanti, tra amministratori e dirigenti della Pubblica Amministrazione, imprese, ricercatori e innovatori si incontreranno per condividere esperienze e ridefinire il futuro delle città.
Previsto anche un premio per le buone pratiche: ogni città è invitata a raccontare e proporre un progetto innovativo nei campi dell’innovazione urbana e sviluppo sostenibile, inclusione sociale e comunitaria, digitalizzazione e tecnologie innovative, salute e benessere, educazione e cultura.
Il programma si preannuncia ricco di incontri, con eventi istituzionali ed eventi crocevia aperti alla cittadinanza, per approfondire i molteplici temi legati alle smart cities.
Fonte: https://city-vision.it/evento/sg-25/

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L’INTERVISTA - "Per una nuova Scuola, diffusa e partecipata" - Intervista a Franco Raimondi, coordinatore del progetto SAFI3 - A cura di Giuseppe de Paoli

Franco Raimondi

Un progetto innovativo, nato per valorizzare le eccellenze formative delle scuole superiori universitarie, in particolare dell’Area Meridionale. Si tratta di SAFI3 (Sinergie per orientare e promuovere un’Alta Formazione Innovativa, Interdisciplinare, Internazionale https://safi3.it/), che vede la collaborazione di GSSI (capofila), la Scuola Superiore di Catania (SSC), l’Istituto Superiore Universitario di Formazione Interdisciplinare (ISUFI) e la Scuola Superiore Meridionale (SSM).
L’iniziativa è realizzata grazie al finanziamento PNRR del Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del NextGenerationEU.

Ne parliamo con il prof. Franco Raimondi, docente di informatica presso il Gran Sasso Science Institute (GSSI) all’Aquila..

Un progetto ambizioso che unisce le eccellenze del Sud Italia e mira ad un nuovo modo di pensare l’innovazione. In che modo SAFI3 contribuisce a questo rinnovamento di pensiero?

Le quattro scuole universitarie e ad orientamento speciale dell’area meridionale hanno una lunga e consolidata esperienza nel campo della formazione, ognuna con caratteristiche di eccellenza in svariati ambiti. Tuttavia, l’innovazione richiede sempre di più competenze ad ampio spettro, spesso difficili da trovare in una singola istituzione. L’obiettivo principale di SAFI3 è unire le punte di eccellenza di ogni scuola per la creazione di una partnership che consenta il set-up di una Scuola diffusa di Innovazione, il cui scopo è orientare e promuovere un’alta formazione interdisciplinare. Le attività includono la sperimentazione, l’adozione e l’amministrazione di soluzioni e processi innovativi finalizzati alla transizione consapevole verso modelli di sviluppo sostenibile nelle sue diverse dimensioni (culturale, sociale, economica, ambientale). La formazione e l’orientamento a tutti i livelli giocano un ruolo fondamentale per colmare le esigenze di crescita di svariati settori. I cambiamenti in atto richiedono sempre più conoscenze trasversali e interdisciplinari, cambiando sia i percorsi formative che le strategie didattiche. SAFI3 si inserisce in questo ambito, interagendo con le scuole di ogni grado, ma anche con realtà locali e produttive, oltre che con attività di scambio della conoscenza per una platea più ampia.

Quali sono le principali attività del progetto e chi sono i destinatari?

I destinatari del progetto includono le scuole e le università, quindi studenti, studentesse ma anche ricercatori e dottorandi. Oltre a questi destinatari, sono anche previsti workshop per docenti ed eventi di outreach per la comunità. Sono anche incluse iniziative per enti e aziende. Le attività includono eventi on-line, per esempio webinar, ma anche scuole estive, campus di orientamento e corsi condivisi. Recentemente, la Scuola Superiore di Catania ha organizzato eventi con Gianrico Carofiglio, Paolo Crepet e Paolo Gentiloni. In aggiunta, sono previste la creazione di spazi ed esposizioni nelle varie scuole superiori universitarie, per esempio un laboratorio per l’osservazione dello spazio che sarà accessibile sia in presenza che on-line. Ci sono poi svariate attività sia locali che distribuite: il nostro sito web https://safi3.it/formazione/ viene costantemente aggiornato con le notizie e le attività pianificate. A breve, saranno disponibili anche altri canali social su cui seguirci.

Nell’ottica di promuovere un efficace collegamento tra scuola e università, ci sono azioni specifiche che state mettendo in campo?

Sì, sono già stati organizzati eventi in collaborazione con l’università dell’Aquila tramite il programma PinKamp 2025 per l’orientamento di ragazze di terza e quarta superiore in materie STEM. Il lancio del programma Chasing Science, invece, fornirà borse di studio a studenti di laurea magistrale, sulle orme di quanto già avviene per esempio con la Scuola Normale di Pisa e la Scuola Superiore Meridionale. Un terzo esempio è la partnership con il Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica (CINI) nel suo progetto Programma il Futuro, che fornisce materiale ed organizza attività per le scuole in collaborazione con svariate università. A queste attività vanno aggiunti i workshop e le presentazioni effettuate in modo costante da tutti i membri del progetto.

Quanto è importante in un mondo super specializzato una scuola di alta formazione interdisciplinare?

È questo uno dei punti chiave dell’innovazione: da un lato sono richieste competenze estremamente specializzate, ma dall’altro i progetti innovativi richiedono competenze sempre più trasversali e interdisciplinari. Si pensi, per esempio, all’Intelligenza Artificiale e a tutte le applicazioni che ne derivano: da un lato sono necessarie competenze matematiche e informatiche avanzate, ma dall’altro ci sono risvolti sociali che richiedono competenze legali, antropologiche, filosofiche su temi quali la trasparenza e la non-discriminazione. Ecco, quindi, che una scuola come SAFI3 può rispondere a questa esigenza di interdisciplinarità costruendo sulle eccellenze specifiche di ogni istituto, condividendole e rendendole facilmente accessibili. I destinatari finali di SAFI3 sono non solo gli alunni delle scuole universitarie, ma anche tutti gli studenti con un interesse nel campo, oltre agli insegnanti e a svariate realtà produttive.

Il tema della sostenibilità è spesso al centro di dibattiti, anche quando si parla di tecnologie digitali. Come ritiene possibile conciliare la sostenibilità con le innovazioni digitali e nello specifico con l’intelligenza artificiale?

Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un tema che ha due facce. Le tecniche di intelligenza artificiale che sono state sviluppate negli ultimi anni richiedono capacità di calcolo molto elevato. Queste capacità di calcolo sono associate non solo ad un enorme consumo di energia elettrica, ma anche a un consumo d’acqua per il raffreddamento dei centri di calcolo. L’utilizzo di schede grafiche ad elevate prestazioni ha aumentato in modo esponenziale le richieste energetiche e le dimensioni dei modelli di intelligenza artificiale generativa sono tali che investimenti di diverse centinaia di milioni di euro sono necessari per ottenere risultati di qualche rilievo. Allo stesso tempo, però, le tecniche di intelligenza artificiale consentono la sviluppo di sistemi complessi che utilizzano una frazione delle risorse richieste in passato e spesso rendono anche più efficienti processi già esistenti. Anche nel campo della sostenibilità occorre quindi un approccio interdisciplinare che consenta agli esperti di vari campi di fare un bilancio e di poter scegliere gli approcci migliori.

Il progetto ha una durata di 24 mesi, con termine giugno 2026. Prevedete un ulteriore sviluppo anche dopo la scadenza?

In fase di definizione del progetto è stata prestata particolare cura all’aspetto della sostenibilità finanziaria al termine dei 24 mesi. Abbiamo identificato una serie di partner, sia accademici che industriali, con cui stiamo lavorando in questa prima fase, nell’ottica di una continuità delle iniziative anche oltre il termine. Inoltre, gli obiettivi di SAFI3 sono allineati con gli obiettivi strategici delle quattro scuole, a garanzia di una continuità delle attività. Alcune attività sono attualmente strutturate sotto forma di progetto pilota, con un obiettivo di creare le infrastrutture necessarie per la loro continuità.

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DIGITALE E SOCIETÀ - "Avvocati nell’era digitale: formazione, competenze e strategie" - Maria Elena Iafolla

Immagine di Gerd Altmann da Pixabay

 

La professione forense vive, in ogni periodo storico, le stesse sfide che animano la società e oggi tra queste emergono sicuramente digitalizzazione, intelligenza artificiale, innovazione tecnologica. Vista la rapidità con cui avanza la tecnologia e il suo utilizzo nella quotidianità, gli operatori del diritto devono adattarsi non solo utilizzando le nuove tecnologie nello svolgimento delle attività professionali, ma anche assumendo un ruolo attivo nella definizione di regole e buone prassi per governare il cambiamento. Il cambio di paradigma, dunque, non si limita alla sfera tecnologica e alle competenze tecniche, ma entra nel vivo della funzione sociale e civile della professione forense.

In questo scenario, il ruolo dell’avvocato si fa sempre più complesso: non più solo custode dei saperi giuridici tradizionali, il legale del futuro - e del presente – deve farsi garante dell’equilibrio tra innovazione e diritti fondamentali, tra i quali non si può dimenticare la privacy e la tutela dei dati personali. La difficoltà si fa doppia: da un lato, saper sfruttare le tecnologie ed importarle nell’organizzazione dello Studio e della professione, dall’altro saper cogliere gli impatti che queste possono avere sul Diritto e sui diritti.

La rivoluzione tecnologica nei servizi legali
L’adozione di tecnologie avanzate nei servizi legali non è più un’innovazione sperimentale, ma ormai una realtà consolidata: software per la gestione documentale, piattaforme cloud, analisi predittiva dei contenziosi e sistemi di automazione del flusso procedurale sono oggi strumenti diffusi non solo nelle grandi law firm internazionali, ma anche negli studi legali di dimensioni medie e piccole.
Questo permette di creare modelli organizzativi più snelli ed efficienti, semplificare alcune attività professionali, agire in modo più rapido ed efficace, risparmiando così su tempi e costi e mantenendo al contempo un livello alto dei servizi offerti. Alcuni sistemi automatici, infatti, permettono di calcolare l’ammontare dell’assegno di mantenimento per il coniuge o per i figli oppure risultano particolarmente utili nelle complesse valutazioni della due diligence e del risk management.
Ai professionisti che vogliano rimanere competitivi sul mercato - e adempiere diligentemente al proprio incarico – è dunque imposto un aggiornamento costante e competenze di base sul funzionamento degli strumenti tecnologici. Si pensi anche a sistemi ormai imprescindibili per lo svolgimento delle normali attività di difesa e assistenza: programmi per il deposito telematico di atti o la notifica a mezzo posta elettronica certificata, applicativi per la partecipazione alle udienze da remoto o la sottoscrizione digitale dei documenti, strumenti che incidono anche sulla prestazione concretamente esigibile dal professionista. Nell’ipotesi in cui l’avvocato non fosse in grado di utilizzare questi strumenti, rischierebbe di risultare addirittura inadempiente nei confronti del cliente, come nel caso in cui, non sapendo come procedere nella pratica, ometta di depositare un atto fondamentale: tale avvocato potrebbe essere chiamato a rispondere per inadempimento.

La diligenza professionale richiesta all’avvocato deve, infatti, essere parametrata al professionista che abbia una preparazione e un’attenzione media e questi – allo stato attuale – non può ignorare l’uso di tali strumenti, con ogni conseguenza che ciò comporta in punto responsabilità. A ciò si aggiunga che anche il codice deontologico, all’art. 14, impone un dovere di competenza nel rispetto del quale l’avvocato, al fine di assicurare la qualità delle prestazioni professionali, non deve accettare incarichi che non sia in grado di svolgere adeguatamente: ne consegue che, a titolo di esempio, il professionista che non sia in grado di notificare a mezzo un atto a mezzo pec o effettuare un deposito telematico, dovrebbe astenersi dall’assumerlo.

Strategie per una innovazione legale sostenibile
Affrontare la trasformazione digitale richiede, dunque, un approccio strategico e consapevole: non basta semplicemente introdurre strumenti tecnologici, ma è necessario ripensare l’organizzazione del lavoro e la struttura operativa degli studi legali, partendo da cultura e formazione. La digitalizzazione, infatti, deve essere vista come una leva per migliorare l’efficacia e la qualità del servizio legale, senza comprometterne la funzione fondamentale.
Un elemento centrale di questa transizione è l’analisi interna dello Studio, che deve comprendere quale tecnologia può effettivamente migliorare l’operatività: l’adozione della tecnologia deve essere sempre ponderata in base all’effettivo valore che essa apporta alla qualità del servizio e alla tutela dei diritti dei cittadini.
Inoltre, è fondamentale che la transizione digitale venga accompagnata da un adeguato supporto formativo, che non si limiti al mero aggiornamento tecnico, ma che favorisca una vera e propria evoluzione culturale all’interno degli studi legali. La capacità di integrare la tecnologia con una gestione responsabile e deontologica è la chiave per una digitalizzazione sostenibile e consapevole.

Innovazione e diritti
La diffusione della tecnologia nei più diversi ambiti della vita quotidiana cambia anche i rischi per i diritti e le libertà degli individui, nonché il modo di difenderli.
Questo costringe l’avvocato a possedere una comprensione profonda delle logiche – anche tecnico-informatiche - che governano gli strumenti e le tecnologie. Si pensi a diritti considerati in qualche modo “nuovi”, come il diritto alla privacy, alla protezione e al buon governo dei dati personali, si pensi a come la tecnica abbia cambiato il rapporto di lavoro e le concrete modalità di svolgimento della prestazione lavorativa, si pensi ancora all’uso di tecnologie come l’intelligenza artificiale: la consapevolezza circa i possibili impatti di questi strumenti, quali ad esempio i pregiudizi sistematici incorporati nei modelli di calcolo (i cosiddetti bias algoritmici) e le implicazioni etiche legate al trattamento automatizzato dei dati, sono diventate competenze imprescindibili per la professione legale.

Se, allora, come ampiamente riportato nei paragrafi precedenti, l’automatizzazione di alcuni processi e la digitalizzazione di parte dell’attività legale restano estremamente utili, rimane estremamente umano il cuore della professione: la funzione ermeneutica e la capacità di mediazione, che poggiano sulla sensibilità, l’esperienza e la cultura dell’avvocato e che non possono essere sostituiti dalla tecnologia o da una modalità che preveda la semplice applicazione delle norme o delle prassi.
Chi svolge la professione forense sa bene che non è sufficiente possedere una corretta comprensione linguistica per interpretare la legge, così come sono numerose le clausole generali nel nostro ordinamento che di volta in volta devono essere riempite di significato e molteplici, ancora, sono le situazioni nelle quali il giudice è chiamato a decidere secondo equità. Restano, dunque, ancora al centro il cervello e il cuore dell’essere umano.

Conclusioni
La digitalizzazione della professione forense non è una semplice novità tecnologica, ma una vera e propria trasformazione che sta ridefinendo in qualche modo i confini della professione legale. L’avvocato del futuro non sarà solo un esperto di diritto, ma dovrà possedere competenze digitali avanzate e un forte senso etico, che gli permettano di orientarsi in un mondo in cui le tecnologie hanno un impatto sempre più rilevante sul diritto e sulla società.
In questo contesto, la formazione continua diventa un pilastro fondamentale per garantire che la professione legale non solo si adatti, ma guidi la trasformazione, mantenendo saldi i principi di giustizia ed equità. E allora, per stare al passo con i tempi, forse non basta più soltanto la formazione giuridica e neppure quella tecnico-informatica, ma è richiesto molto di più: una cultura trasversale, che sappia parlare con la filosofia, l’etica, la sociologia, la psicologia e usare uno sguardo ampio nella tutela dei diritti.

Per approfondire:
Ziccardi, G. (2023). Tecnologie per il controllo sociale. Intelligenza artificiale, social scoring e sorveglianza digitale, Giuffrè Francis Lefebvre.
Hildebrandt, M. (2015). Smart Technologies and the End(s) of Law, Edward Elgar Publishing.
Resta, G., & Pollicino, O. (a cura di) (2021). Algoritmi e decisioni pubbliche. Per una regolazione algoritmica del potere, Laterza.
Amato, C., & Piciocchi, P. (a cura di) (2021). Lawyers and Digitalization: Legal Professions Facing the Challenges of Technology.
OECD (2023). The impact of AI on the legal professions.

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Eni

INTRECCI CULTURALI - "Dal Manifesto per il cambiamento a un Hub formativo" - a cura di Reputation Today

AURORAHUB-logo

 

 

Una nuova Aurora per le donne del Mediterraneo

Nel cuore pulsante del Mediterraneo nasce una visione rivoluzionaria che pone le donne al centro del cambiamento sociale, dello sviluppo sostenibile e della costruzione della pace. Il Manifesto Gener-Attivo Oikos for Women, presentato a Firenze il 18 giugno presso Palazzo Vecchio, rappresenta molto più di una dichiarazione di intenti: è un movimento generativo e aperto che invita ogni donna a diventare protagonista attiva della trasformazione del nostro territorio condiviso (download del Manifesto...).

La mission del Manifesto è chiara e ambiziosa: promuovere il ruolo delle donne come catalizzatrici del cambiamento attraverso un approccio multidisciplinare e partecipativo. Non si tratta di una semplice dichiarazione, ma di un progetto concreto che abbraccia l'intera area mediterranea, creando ponti tra culture diverse e generazioni differenti.
La vision che guida questa iniziativa immagina un Mediterraneo dove ogni donna sia pienamente riconosciuta nella sua dignità, tessitrice di dialogo interculturale e promotrice di una giustizia sociale che abbraccia simultaneamente l’essere umano, le comunità e l'ambiente. È un approccio che si ispira ai principi dell'ecologia integrale, dove parità di genere, innovazione e conoscenza condivisa diventano pilastri di un nuovo umanesimo mediterraneo e digitale.

Le connessioni e la cura dei legami
L’importanza dell’iniziativa è sottolineata da fra Francesco Zecca, presidente di Oikos Centro per l’ecologia integrale del Mediterraneo: «In questo tempo, così delicato e difficile, è urgente alimentare la speranza, generando nuovi sguardi e nuove azioni, ci sembra necessario apprendere uno sguardo femminile, uno sguardo capace di ridisegnare il mondo con la cura e l’immaginazione. Questo Manifesto vuole aiutare ad ascoltare, riconoscere, valorizzare e connettere le storie di tante donne che nella quotidianità contribuiscono a generare sguardi alternativi sul mondo. Valorizzare lo sguardo femminile significa valorizzare la capacità di prendersi cura dei legami, delle connessioni che ci legano all’ambiente, al passato e al futuro, tra di noi, ai diversi campi del sapere».

L’adesione al Manifesto apre le porte ad Aurora Hub, il primo hub formativo pan-mediterraneo, che combina metodologie esperienziali, mentorship intergenerazionale e networking strategico, offrendo percorsi specifici in accessibilità digitale, governance economica, leadership professionale e percezione del ruolo femminile nel Mediterraneo.
Presentato il 23 maggio nella splendida sala del Parlamento europeo di Roma il progetto Aurora HUB destinato a posizionarsi come il primo hub di formazione tecnologica interamente dedicato all’empowerment femminile nel bacino del Mediterraneo.
La visione che si propone è audace: trasformare le donne in protagoniste di un cambiamento sistemico, capace di colmare il divario di genere nel settore tech e accelerare l’innovazione socioeconomica. Nato per rispondere a una sfida globale – come la sotto-rappresentazione femminile nelle discipline STEM e nei ruoli tecnologici – il progetto mira a ridefinire il futuro del Mediterraneo, un’area geografica ricca di potenziale ma ancora segnata da disuguaglianze strutturali.

Perchè Aurora?
AURORA rappresenta l'alba di una nuova era per il talento femminile nella regione, ma è anche l'acronimo di ciò che vogliamo costruire: Outstanding Resilient Achievers – donne straordinariamente resilienti e realizzate, pronte a guidare l'innovazione tecnologica.
Dove fiorisce il talento, cresce l'innovazione. Questo è il motto che le promotrici hanno coniato e con il quale invitano le donne a far parte di questo grande network, che prevede 4 aree di approfondimento per la ricerca e la formazione: accessibilità digitale e innovazione, governance economica e sociale, formazione professionale e leadership, percezione del ruolo della donna nel Mediterraneo.

I tre pilastri strategici
Questo ecosistema formativo ha l’obiettivo di promuovere interventi volti a ridurre il gender gap e, con l’aiuto di partner strategici, a favorire l’occupazione. La missione di Aurora Hub si articola infatti su tre pilastri strategici, progettati per agire sinergicamente:

Potenziamento delle Competenze Digitali
Attraverso corsi avanzati, workshop pratici e bootcamp focalizzati su temi come intelligenza artificiale, cybersecurity e data science, le partecipanti potranno acquisire strumenti concreti per competere in un mercato del lavoro in rapida evoluzione.
Mentorship
Si prevedono affiancamenti con mentor specializzati, provenienti da aziende leader del tech, che offrono orientamento professionale, consigli su crescita personale e accesso a reti di contatti. Questo supporto individualizzato aiuterà a superare barriere culturali e a costruire fiducia nelle proprie capacità.
Creazione di un network professionale
Aurora Hub funge da ponte tra talento femminile e aziende innovative, organizzando job fair, partnership con startup e corporate, e programmi di inserimento lavorativo. L’obiettivo è creare un circolo virtuoso in cui la diversità diventi motore di creatività e progresso.

A chi è destinato
L’hub si rivolge alle donne con età compresa tra i 18 e i 40 anni — dalle studentesse STEM alle professioniste in transizione verso il tech — Aurora Hub valorizza sia competenze tecniche già consolidate sia la curiosità di chi muove i primi passi nel settore. Questa scelta riflette la convinzione che l’inclusione richieda approcci diversificati: formare nuove generazioni, ma anche riqualificare chi cerca una svolta professionale.

Per le aziende, aderire all’ecosistema significa accedere a un bacino di talenti sottoutilizzato, arricchendo i team con prospettive plurali, oggi riconosciute come driver fondamentali per l’innovazione. Studi dimostrano, infatti, che maggiore diversità si traduce in migliori performance finanziarie e soluzioni più inclusive.

Un futuro diverso è possibile
Immaginiamo un Mediterraneo in cui le donne non siano semplici utilizzatrici passive della tecnologia, ma architette di piattaforme digitali, leader di startup disruptive e decisore in ruoli C-level. Un futuro dove la parità di genere nel tech non sia un’eccezione, ma la norma, con ricadute positive su intere comunità: dalla riduzione del divario salariale all’aumento di modelli femminili ispiranti per le giovani.

Il futuro del Mediterraneo passa dall’empowerment femminile. Con Aurora Hub, quel futuro inizia oggi.

Cosa rappresenta Aurora Hub per le promotrici del progetto

isabellaIsabella Corradini – psicologa sociale e del lavoro, direttrice del Centro Ricerche Themis, Roma
Questo hub di formazione, che è stato pensato da un gruppo di donne con competenze interdisciplinari, vuole promuovere una partecipazione attiva al cambiamento sociale. La formazione è essenziale in tutti i campi, e lo è ancora di più se vogliamo combattere gli stereotipi culturali e creare opportunità di crescita personale e professionale per supportare le donne nel costruire il loro futuro.

valentinaValentina Gaudiano
– Docente di Antropologia filosofica e formatrice al dialogo filosofico, Istituto Universitario Sophia, Loppiano
Oggi molte donne continuano a vivere un grosso divario tecnologico, sia a livello di fruizione che di attiva costruzione nel tech. Con Aurora Hub abbiamo la possibilità di colmare questo gap nell’area del Mediterraneo, permettendo alle donne di diventare competenti nel campo del digitale e con ciò attive protagoniste del cambiamento che stiamo vivendo. 

agnesAgnès Giuliani
– avvocato componente della Commissione di Diritto Internazionale presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma
Il Tavolo per la Governance economica e sociale promuove l’equità di genere nel Mediterraneo, trasformando i principi in azioni concrete: sportelli legali, percorsi formativi, sostegno all’imprenditoria femminile, strumenti di monitoraggio, ecc. Azioni realizzate in linea con il Manifesto Gener-Attivo e attraverso un approccio condiviso e transnazionale. 

lauraLaura Sabrina Martucci
– Docente ed Esperta in terrorismo internazionale e radicalizzazione, Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Aurora Hub è GenerAzione: una rete sincretica e trasformativa, concepita come spazio strategico di empowerment femminile, di formazione alla leadership comunitaria. Laboratorio di competenze e visione, è presidio di futuro: un incubatore di valore, di valori e diritti che vuole generare solide prospettive per le nuove generazioni di donne del Mediterraneo. 


donatellaDonatella Parracino
– Funzionario Formez PA
AURORA Hub è più di un progetto formativo: è un movimento che si pone come obiettivo quello di ridefinire il ruolo delle donne mediterranee nell'economia digitale globale. Unendo tecnologia, formazione, leadership e accessibilità, stiamo costruendo oggi il Mediterraneo di domani. Con il giusto supporto strategico e finanziario, questo progetto diventerà un motore di cambiamento socio- economico su scala mediterranea. 


francescaFrancesca Scionti
– Professoressa Ordinaria di Antropologia culturale ed esperta di pluralismo giuridico e diritti indigeni, Università di Foggia
La ricerca-azione nel contesto di Aurora Hub è la cornice metodologica privilegiata per radicare le attività di progetto perché strumento ideale per affrontare e analizzare problemi reali con l’obiettivo da un lato di generare un cambiamento sociale sostenibile attraverso il coinvolgimento diretto dei partecipanti e dall’altro di generare conoscenze e pratiche partecipate perché radicate nelle comunità. 

Edizioni Themis

METODOLOGIE & FORMAZIONE - "Neuroscienze della formazione: il ruolo delle emozioni, verso una “cognizione incarnata”…" - Marco Mozzoni

Immagine di vat loai da Pixabay

If you did not have a body, you would be out of your mind
(Kathleen Taylor)

Da anni stiamo cercando di comprendere le basi neurobiologiche del funzionamento cognitivo umano, in modo da riuscire un domani a “potenziare”, in modo intenzionale e mirato, le nostre capacità di apprendere e di fare. Nel contesto della formazione tanto si è scritto negli anni, molta ricerca è stata fatta nel contesto della c.d. educational neuroscience, un campo interdisciplinare tra neuroscienze, psicologia, pedagogia volto a scoprire sempre più in dettaglio, dati alla mano, come il cervello impara e come l’apprendimento può essere facilitato da “tecniche a evidenza scientifica”.

Ora, a che punto siamo nell’applicazione di questi metodi empiricamente validati? Sembra che stiano dando buoni frutti le esperienze di neuroscienze dell’educazione sulla c.d. generazione alfa. Ci dà promettenti anticipazioni Erika Galea nel suo nuovo libro fresco di stampa Generation Alpha in the Classroom: New Approaches to Learning [1], in cui spiega che non si tratta di qualcosa da “aggiungere” ai tradizionali protocolli, ma di un vero e proprio «cambiamento di mindset, cioè di prospettiva su come il cervello lavora, un modo diverso di pensare e vedere le cose, che ci consente di allineare i nostri metodi di insegnamento a come gli studenti processano le informazioni e sviluppano le competenze». In pratica, usare un linguaggio che incoraggia una mindset utile all’apprendimento, creare ambienti scolastici in cui gli studenti si sentano sicuri, valorizzati, incoraggiati a credere in loro stessi, infine adottare strategie di “regolazione delle emozioni”. D’altro canto, anche nella formazione degli adulti i ricercatori stanno valorizzando sempre più il ruolo delle emozioni nella cognizione, nel ragionamento e nel giudizio, «contraddicendo le tradizionali assunzioni che hanno sempre considerato le emozioni antitetiche all’apprendimento» [2]. Ciò perché ora si inizia a riconoscere che anche queste rivestono un ruolo chiave nello sviluppo del cervello, risultando essenziali alla sopravvivenza, «dirigendo il cervello incarnato (del resto siamo una entità inscindibile, se non in termini astratti, provare per credere – NdR [3]) verso ambienti favorevoli alla vita e lontano da ambienti minacciosi». In altri termini, «il linguaggio metaforico, che emerge dalla stessa esperienza incarnata, è necessario per pensare, ragionare, apprendere». Ciò lo consente l’emisfero destro, sito primario per la comprensione del linguaggio figurativo e simbolico.

Gli ambienti formativi tradizionali hanno sempre enfatizzato la “capacità dell’emisfero sinistro per il linguaggio sintattico, il pensiero diretto e lineare”. Ma l’emisfero destro aggiunge «una visione più comprensiva della realtà, che comunica in modo simbolico e metaforico». Eccoci dunque nel campo delle c.d. “affective neuroscience”, che studiano le differenze emisferiche per fornire agli educatori «nuova consapevolezza nel ricostruire ambienti formativi tenendo in considerazione il cervello incarnato». Ciao ciao Cartesio.

Kathleen Taylor del Saint Mary’s College of California di Berkeley (USA) riassume dunque in tre punti la chiave di volta del sistema: consapevolezza del cervello emozionale, del ragionamento, delle metafore concettuali focalizzate sulla pratica [4]. E anche il sogno a occhi aperti, il daydreaming per dirla all’inglese, può essere un potenziatore dell’apprendimento. Lo sostengono sul Journal of Neuroscience i ricercatori della Eötvös Loránd University di Budapest [5], evidenziando che anche «gli stati passivi della mente, simili al sonno, possono favorire un apprendimento inconscio». Del resto anche il Nobel Kandel nel suo insuperato manuale Principi di Neuroscienze ammette senza mezzi termini che «il controllo delle nostre azioni è prevalentemente inconscio» [6]. «Nella nostra vita reale passiamo molte ore apprendendo passivamente, circa il 50% del nostro tempo: il cervello ha bisogno di dormire e anche noi abbiamo bisogno di modi passivi di apprendere» dice Péter Simor dell’Institute for Advanced Studies of Aix-Marseille University [7].
In ogni modo, è un dato di fatto che l’apprendimento non solo è in grado di modificare l’attività del cervello, ma è anche in grado di riplasmare strutturalmente le connessioni neurali alla base di quella particolare attività; e va oltre cambiamenti localizzati, modificando la comunicazione fra differenti regioni cerebrali, rendendole più veloci, consolidate, precise: lo sostiene uno studio appena pubblicato su Nature dai colleghi della University of California San Diego di La Jolla in USA [8].

E in Italia che succede? «In un’epoca dominata da digitale e intelligenza artificiale, la scuola italiana si interroga sul valore educativo della manualità: emerge la necessità di riscoprire il fare come dimensione fondante dell’apprendimento, le mani tornano protagoniste di una formazione concreta, umana e trasformativa, capace di unire mente, corpo e emozione» si legge sul blog degli insegnanti Scuola Link [9]. Corpo, mente ed emozioni sembrano essere anche qui da noi la nuova frontiera della formazione. Dal canto suo l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (INDIRE) non per niente ha recentemente avviato un progetto di ricerca su “Neuroscienze e tecnologie per la personalizzazione dei percorsi di insegnamento e lo sviluppo delle potenzialità degli studenti” con l’obiettivo di creare e condividere strumenti per l’osservazione delle competenze dei discenti e la personalizzazione dei percorsi di apprendimento [10]. E l’Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola (ANP) ha tenuto un convegno a marzo sul tema di come le neuroscienze possano supportare la scuola al fine di «rendere l’insegnamento più efficace attraverso la comprensione dei processi neurali, della fisiologia cerebrale nell’interpretare i cambiamenti generazionali, esplorando le sinergie possibili tra neuroscienze, pedagogia e scuola» [11]. Vedremo i risultati. E li valuteremo…

Note:
[1] Erika Galea & Olga Sayer, “Generation Alpha in the Classroom: New approaches to Learning”, Oxford University Press, 2025
[2] Kathleen Taylor, “Affective Neuroscience and Adult Education”, New Directions for Adult and Continuing Education, 2024; 2024:74–81
[3] Marco Mozzoni, “Ipnosi in pillole”, Armado Editore, 2018 https://www.armandoeditore.it/catalogo/ipnosi-in-pillole/
[4] Kathleen Taylor, cit.
[5] Péter Simor et al., “Mind Wandering during Implicit Learning Is Associated with Increased Periodic EEG Activity and Improved Extraction of Hidden Probabilistic Patterns”, Journal of Neuroscience 7 May 2025, 45 (19) e1421242025
[6] Eric R. Kandel et al., “Principles of Neural Science”, McGraw-Hill Education, 2021
[7] Péter Simor et al., cit.
[8] Ramot, A., Taschbach, F.H., Yang, Y.C. et al. “Motor learning refines thalamic influence on motor cortex”, Nature, 2025
[9] Agatino La Torre, “Manualità nell’educazione: tra neuroscienze, pedagogia e innovazione”, 13/6/2025, https://www.scuolalink.it/manualita-nelleducazione-tra-neuroscienze-pedagogia-e-innovazione/
[10] https://www.indire.it/progetto/neuroscienze-e-tecnologie-per-la-personalizzazione-dei-percorsi-di-insegnamento-e-lo-sviluppo-delle-potenzialita-degli-studenti/
[11] https://www.orizzontescuola.it/le-neuroscienze-possono-supportare-la-scuola-per-una-didattica-piu-efficace-convegno-anp-il-21-e-22-marzo/

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PROGRAMMA IL FUTURO - "La realtà che vorrei: al CINI l’evento di celebrazione con le scuole vincitrici" - Francesco Lacchia

Proxy

Di chi fidarsi in rete nell’era dell’intelligenza artificiale? Questo il tema del concorso (https://programmailfuturo.it/progetto/concorso-2025) di quest’anno organizzato da Programma il Futuro per stimolare la riflessione degli studenti su come l’informatica, attraverso le tecnologie digitali, possa influenzare – sia in positivo sia in negativo – la realtà percepita. Ancor di più in questa fase storica, in cui l’intelligenza artificiale generativa offre sì tante opportunità, ma apre anche a molti rischi di manipolazione, come nel caso dei deep fake.

L’informatica ha un’enorme capacità di trasformare dati e quindi può essere usata non solo per aiutare a capire fenomeni e situazioni ma anche per influenzare come essi vengono percepiti. Lo scopo di questo concorso è stato pertanto di stimolare la riflessione degli studenti su come l’informatica, attraverso le tecnologie digitali, possa sia migliorare la comprensione di ciò che accade che distorcerla. Da qui la necessità di sviluppare un pensiero critico nell’analisi di informazioni ricavate attraverso strumenti digitali, verificandone l’attendibilità attraverso una molteplicità di fonti.
I dati sono infatti una rappresentazione di fatti del mondo e già la scelta di quali fatti rappresentare e di come rappresentarli influenza la percezione della realtà. Osservando i dati noi ricaviamo informazioni sul mondo e ci formiamo un’idea di quello che accade.
Il concorso ha previsto la partecipazione di tutti gli studenti frequentanti le scuole italiane di ogni ordine e grado, statali e paritarie, del territorio nazionale ed estero. Ogni singola classe, coordinata da un docente di riferimento per la partecipazione della classe all’iniziativa, ha realizzato un progetto informatico sul tema del concorso.

Gli elaborati premiati hanno sviluppato il tema in modo originale: dall’IA generativa a supporto della storia dell’arte a metafore gastronomiche per la comprensione della tecnologia. Una novità di quest’anno è stata l’introduzione di Proxy, il personaggio digitale pensato per stimolare negli adolescenti l’interesse verso l’informatica (https://a-scuola-di-informatica.it/) e che, per il concorso, ha permesso delle animazioni in realtà virtuale.
Le premiazioni, quest’anno per la prima volta nella sede del CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica), hanno coinvolto 14 classi, dalla scuola dell’infanzia fino alla secondaria di secondo grado. A consegnare i premi sono stati i partner che supportano il progetto: Eni (mecenate), GSSI (Gran Sasso Science Institute, mecenate) con il progetto SAFI3 e Seeweb (donatore).

Programma il Futuro si conferma un progetto capace di coinvolgere le realtà scolastiche a tutti i livelli. Avviato nel 2014 dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e realizzato dal Laboratorio Informatica e Scuola del CINI ha come obiettivo la diffusione nelle scuole delle basi scientifiche dell’informatica e la promozione della cittadinanza digitale consapevole. Dopo 11 anni l’iniziativa continua a crescere e a suscitare l’interesse delle scuole: ha più di 50.000 insegnanti iscritti su un totale complessivo di più di 76.000 ed è presente nel 94% degli istituti, coinvolgendo mediamente ogni anno 130.000 classi e 3 milioni di studenti.
L’ingente quantità di materiale didattico per tutti i livelli di scuola a disposizione degli insegnanti ottiene un riscontro molto positivo, come evidenziato dai 200.000 download delle guide sulla cittadinanza digitale e dai 2 milioni di visualizzazioni dei 300 video didattici.

La partecipazione al progetto ha aumentato la fiducia dei docenti nell’insegnare l’informatica. Dal monitoraggio che il Centro Ricerche Themis realizza annualmente per il progetto emerge, da un campione di 1.554 insegnanti, che lo svolgimento continuativo delle attività è determinante per incrementare l’auto-efficacia nell’insegnamento di una disciplina per la quale molti docenti non hanno ricevuto una formale preparazione. I dati pubblicati in una ricerca scientifica (https://www.hillpublisher.com/ArticleDetails/4311) hanno anche evidenziano come anche a fronte di carenze e difficoltà organizzative, i docenti siano comunque motivati a continuare nell’insegnamento dell’informatica negli anni a venire.

Che l’insegnamento dell’informatica nella scuola sia importante è ormai opinione ampiamente condivisa, anche grazie all’intensa attività di sensibilizzazione sul tema portata avanti dal coordinatore del progetto, il prof. Enrico Nardelli. Questa disciplina, infatti, fornisce concetti, metodi e linguaggi indispensabili per comprendere appieno e partecipare attivamente a una società in cui gli aspetti digitali sono sempre più rilevanti. Essa è essenziale non solo per cogliere le opportunità offerte dal mondo digitale, ma anche per essere consapevole dei rischi inevitabili che la tecnologia digitale comporta.

Proseguendo lungo la strada che il progetto Programma il Futuro ha aperto pionieristicamente, è ormai in via di approvazione, da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito, una revisione delle Indicazioni Nazionali per il primo ciclo dell’istruzione che inserisce l’informatica fin dalla scuola primaria (https://www.mim.gov.it/-/indicazioni-nazionali-per-il-curricolo-scuola-dell-infanzia-e-scuole-del-primo-ciclo-di-istruzione)

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Axios

SALUTE E SICUREZZA - "Algoritmi e luoghi di lavoro: quale futuro?" - A cura della Redazione

La digitalizzazione sta rapidamente ridefinendo il mondo del lavoro, trasformando l’organizzazione e la gestione delle attività. I sistemi basati sull’intelligenza artificiale (IA) stanno diventando parte integrante dei luoghi di lavoro in tutta Europa, modificando il modo in cui vengono svolti i compiti da parte dei lavoratori e incidendo direttamente sul modo in cui questi ultimi vengono gestiti.
Tutto ciò avviene attraverso sistemi digitali che raccolgono dati dall’ambiente di lavoro, dai lavoratori e dalle attività che svolgono. I dati sono spesso acquisiti in tempo reale e vengono elaborati da sistemi basati su IA e algoritmi per supportare decisioni del tutto o in parte automatizzate. Tutto può incidere sull’assegnazione dei compiti, sulla pianificazione dei turni, sul monitoraggio e la valutazione del comportamento e delle prestazioni dei lavoratori.

L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) ha dedicato la sua campagna 2023-2025 “Ambienti di lavoro sani e sicuri” proprio per sensibilizzare sull’impatto delle tecnologie digitali sulla salute e sicurezza sul lavoro. Nel suo focus di approfondimento, l’EU-OSHA ha dedicato spazio sia alle opportunità che l’IA offre sia ai rischi correlati al suo utilizzo nei luoghi di lavoro (https://healthy-workplaces.osha.europa.eu/it/about-topic/priority-area/worker-management-through-ai).

Rispetto alle opportunità, l’Agenzia Europea evidenzia che l’automatizzazione delle attività di gestione dei lavoratori può favorire un’organizzazione del lavoro più efficiente, incrementare la produttività, ottimizzare i carichi di lavoro, ridurre l’intensità del lavoro. Un utilizzo mirato e intelligente può infatti fornire indicazioni utili in tempo reale per migliorare l’esecuzione dei compiti, contribuendo a migliorare prestazioni, efficienza, benessere e salute e sicurezza dei lavoratori. Inoltre, grazie all’impiego dell’IA e degli algoritmi nella gestione dei lavoratori, è possibile ottimizzare l’assegnazione dei compiti abbinandoli alle competenze dei lavoratori, favorendo un migliore impiego della forza lavoro e aumentando la soddisfazione professionale dei dipendenti. Tali strumenti possono anche contribuire a monitorare le condizioni dei luoghi di lavoro, segnalando rischi importanti legati ai carichi di lavoro eccessivi, nonché episodi di bullismo, stanchezza e burnout. In merito a questi ultimi punti, l’EU-OSHA mette in luce come alcuni sistemi di IA e algoritmi possono offrire lo strumento dei chatbot per dare un sostegno personalizzato ai lavoratori a rischio. Inoltre, queste tecnologie possono aiutare a progettare programmi di formazione più efficaci sui temi della salute e sicurezza sul lavoro (https://healthy-workplaces.osha.europa.eu/it/publications/towards-ai-based-and-algorithmic-worker-management-systems-more-productive-safer-and-healthier-workplaces).

Accanto alle molteplici opportunità, sicuramente interessanti e innovative, purtroppo ci sono anche rilevanti rischi da non sottovalutare. Alcuni degli impatti più significativi evidenziati dall’EU-OSHA riguarda l’autonomia, il carico di lavoro, i livelli di stress e la tutela della privacy dei lavoratori. In particolare, risulta fondamentale affrontare i rischi da lavoro-correlati, in particolare quelli di natura psicosociale associati a IA e algoritmi. L’intensificazione del lavoro, ad esempio, richiede particolare attenzione, dal momento che i sistemi possono essere progettati per spingere i lavoratori a operare a ritmi più rapidi, monitorando costantemente le loro prestazioni. Una tale pressione può indurre i lavoratori a rinunciare a pause necessarie, favorendo l’insorgenza di stress, affaticamento e aumentando il rischio di infortuni o disturbi muscolo-scheletrici.

I sistemi basati su IA e algoritmi hanno un impatto importante anche sul controllo e sull’autonomia professionale, riducendoli di molto e sostituendo la persona nel definire contenuti, ritmo e programmazione delle attività, togliendo di fatto spazio alla decisione umana. Tra le conseguenze che ne derivano ci sono frustrazione e stress, possibile riduzione della produttività, un clima di sorveglianza e, in generale, la sfiducia nelle capacità dei lavoratori e controllo. Inoltre, l’analisi così dettagliata e istantanea delle prestazioni dei lavoratori può generare un clima altamente competitivo, spingendo all’individualismo e penalizzando il lavoro di gruppo. In questo modo si va ad incidere negativamente sia sul benessere dei lavoratori che sulla qualità delle relazioni e sul clima aziendale. Inoltre, l’uso eccessivo di IA e algoritmi può fortemente limitare l’espressione e lo sviluppo di alcune competenze, tra cui le capacità cognitive, la creatività e l’autonomia, favorendo una dequalificazione che contribuisce a generare fattori di stress.
Anche il tema della privacy apre scenari importanti: il monitoraggio invasivo e l’acquisizione di dati riservati genera sfiducia e stress nei lavoratori, andando a determinare situazioni in cui il rispetto delle normative privacy potrebbe non essere garantito.

In Europa tutto questo è già in parte una realtà. Dai dati che emergono dalla ricerca ESENER 3 del 2019, riguardante i rischi nuovi ed emergenti, emerge infatti che già 6 anni fa oltre l’80 % delle imprese europee ha adottato tecnologie digitali come personal computer, tablet e smartphone e tra queste il 13 % ha utilizzato sistemi digitali per determinare il ritmo di lavoro, il 10 % per monitorare le prestazioni dei lavoratori e il 5 % ha fatto uso di dispositivi indossabili, che possono essere integrati in sistemi di gestione del personale basati su IA e algoritmi (https://osha.europa.eu/it/facts-and-figures/esener).
L’indicazione che dà l’EU-OSHA su come gestire un impatto tanto importante su luoghi e processi di lavoro rientra in un approccio al lavoro di tipo antropocentrico. L’Agenzia europea, infatti, tende a sensibilizzare organizzazioni e datori di lavoro sull’importanza di tenere al centro delle scelte i lavoratori, attraverso l’ascolto, il dialogo, l’informazione. Mantenendo aperto il dialogo con i lavoratori, ad esempio, si garantisce loro un coinvolgimento diretto nel processo decisionale rispetto all’introduzione e all’utilizzo dell’IA e degli algoritmi, trasmettendo un messaggio di trasparenza, alleanza e fiducia, requisiti fondamentali per un buon clima lavorativo, per il benessere delle organizzazioni e dei lavoratori e per una buona efficacia lavorativa. Tutto ciò rientra nel quadro più ampio della gestione della salute e sicurezza dei lavoratori, di cui la gestione delle tecnologie, e dell’IA in particolare resta un focus quanto mai importante e attuale nella società e nel mondo del lavoro moderni.
Per favorire questa presa di consapevolezza da parte di organizzazioni e datori di lavoro, l’EU-OSHA ha messo a disposizione e aggiorna continuamente i suoi materiali. Nella pagina del sito dedicata all’ambito prioritario della gestione dei lavoratori tramite IA e algoritmi sono presenti molte pubblicazioni, casi studio, documenti di sintesi e ricerche utili ad approfondire e contestualizzare l’entità dell’impatto di questi sistemi sul lavoro a più livelli. Inoltre, attraverso i casi studio è possibile generare riflessioni sulle buone pratiche da adottare, prendendo spunto da organizzazioni di tutta Europa, così da mettere in circolo risorse pratiche e adattabili a ogni contesto.

L’impiego dell’IA e degli algoritmi per la gestione di persone e processi è forse inarrestabile, pertanto la chiave di volta è legata a un uso intelligente di questi sistemi, perché siano al servizio delle persone e possano avere impatti positivi sulla produttività e sul benessere, diventando alleati dei lavoratori in quanto risorse al loro servizio.

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REPUTATION today - anno XI, numero 45, Giugno 2025
ISSN 3035-1480

Direttore Responsabile: Giuseppe De Paoli
Responsabile Scientifico: Isabella Corradini
Responsabile area Sistemi e Tecnologie: Enrico Nardelli
Redazione: Ileana Moriconi
Grafica: Paolo Alberti

Pubblicazione trimestrale registrata presso il Tribunale di Roma il 13/02/2014 n. 14

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La Direzione, ove necessario, si riserva di apportare modifiche formali che verranno sottoposte all’Autore prima della pubblicazione del lavoro.

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