
Indice
IN QUESTO NUMERO...- Giovani e futuro: quali opportunità?
INTRECCI CULTURALI - "Giovani protagonisti della ricerca e del cambiamento" - Gioia Baiocchi
PROFESSIONI DIGITALI - "PinKamP. Le ragazze contano!" - Antinisca Di Marco, Laura Tarantino
RICERCA E SVILUPPO - "Strumenti digitali a sostegno della prevenzione" - Paolo Cancelli
PROGRAMMA IL FUTURO - "La realtà che vorrei: di chi fidarsi?" - Francesco Lacchia
SALUTE E SICUREZZA - "Rischi emergenti nei luoghi di lavoro in Europa" - A cura della Redazione
IN QUESTO NUMERO... - "Giovani e futuro: quali opportunità?" - Isabella Corradini
Un numero dedicato ai giovani, alle problematiche che affrontano quotidianamente, alle scarse opportunità per il futuro, ma anche al contributo per invertire la situazione che può arrivare dal mondo dello sport.
Nell’intervista a Luca Massaccesi, presidente dell’Osservatorio Nazionale Bullismo e Disagio Giovanile, emerge chiaramente la consapevolezza di come problemi sociali, quali il bullismo e l’abbandono scolastico, possono essere affrontati dando più attenzione alle buone pratiche dell’attività sportiva e agli esempi forniti dal settore.Il progetto “Campioni di Vita”, ad esempio, coinvolge molti testimonial del mondo dello sport e dello spettacolo quali Carlo Verdone, «un uomo, una garanzia».
Oltre allo sport, per dare una risposta efficace ai fenomeni di bullismo e cyber bullismo, bisogna investire nella prevenzione, soprattutto nel contesto scolastico, come spiego nel pezzo a mia firma. E bisogna farlo mettendo al centro i docenti, i quali devono essere posti nella condizione di poter esercitare il proprio ruolo, anche attraverso la promozione del loro benessere.
Il prof. Paolo Cancelli, direttore Ufficio e Sviluppo della Pontificia Università Antonianum, sottolinea la necessità di una trasformazione dei modelli decisionali e organizzativi, e la necessità di un’integrazione efficace tra il sapere esperienziale e le tecnologie emergenti. A fronte di rischi ed emergenze globali, è più che mai necessario un nuovo paradigma per la tutela della sicurezza, della salute pubblica e della resilienza sociale.
In questa visione e nell’ottica di fornire nuove prospettive per il futuro dei giovani, si colloca la Summer School di Ecologia Integrale, organizzata da Oikos Mediterraneo: un’opportunità unica per professionisti, ricercatori e attivisti impegnati a costruire un futuro sostenibile per il Mediterraneo.
Come scrive Gioia Baiocchi, social media manager e communication specialist di Oikos Mediterraneo, non si tratta di un semplice programma di formazione accademica, ma di un vero e proprio percorso di crescita, che si propone di affrontare le sfide ambientali, sociali ed economiche in atto.
Se è vero come è vero che l'Europa ha bisogno dell'apporto di ragazzi e ragazze per il futuro soprattutto digitale, occorre coinvolgere di più le ragazze nei settori STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics).
Nonostante la crescente offerta di impiego in questi settori, infatti, il numero di professionisti e di professioniste è ancora insufficiente a far fronte alla richiesta del mercato, come ci spiegano le professoresse Antinisca Di Marco e Laura Tarantino, coordinatrici dell’iniziativa PinKamP, nata presso l’Università dell’Aquila nel 2018 per avvicinare le ragazze alle tematiche STEM.
E in linea con le discipline STEM, la rivista offre un focus sull’edizione 2025 del concorso Programma il Futuro, iniziativa realizzata dal Laboratorio “Informatica e Scuola” del CINI. Una iniziativa volta a stimolare la riflessione degli studenti su come l’informatica, attraverso le tecnologie digitali, possa essere utile a comprendere la realtà che ci circonda, ma anche su come può essere facilmente distorta. Si pensi, ad esempio, alle informazioni false (fake news) o al dirompente fenomeno dei video falsi (deepfake) che possono manipolare la percezione delle persone, con conseguenze di varia natura. Giovani e adulti sono chiamati quindi a confrontarsi sul tema ‘’La realtà che vorrei: di chi fidarsi?
Infine, in qualità di media partner di EU-OSHA (Agenzia per la sicurezza e la salute sul lavoro questo numero offre un approfondimento della ricerca “Esener” dedicata all’analisi dei rischi emergenti, in particolare quelli legati alla digitalizzazione.
Buona lettura!
NEWS ED EVENTI
ITADINFO 2025
Dal 3 al 5 ottobre 2025 si terrà a Salerno il Convegno italiano sulla Didattica dell’Informatica, giunto alla sua terza edizione.
La manifestazione, che vedrà sessioni dedicate a ogni grado scolastico, si aprirà il venerdì pomeriggio, con una plenaria di avvio lavori, per proseguire con le sessioni parallele che ospiteranno laboratori formativi interattivi, condivisioni di esperienze dirette sul campo, interventi tecnico-scientifici e momenti divulgativi. La tre giorni si chiuderà con un momento di confronto in plenaria la domenica mattina.
Per l’edizione 2025 del convegno, docenti di scuola e ricercatori universitari sono invitati a inviare entro il 31 maggio proposte di contributi di varie tipologie (qui il bando)
Fonte: https://www.itadinfo.it/
INTELLIGENZA ARTIFICIALE E LAVORO
Dal 29 al 31 maggio Genova ospiterà il Festival del Lavoro 2025. Quest’anno la manifestazione sarà dedicata all’etica e alla sostenibilità del lavoro, e in particolare al tema “Competenze, dignità, inclusione nell’era dell’intelligenza artificiale”. Il focus sarà in particolare sull’impatto che l’IA ha sul lavoro, in tutte le sue sfaccettature, con un particolare accento sull’importanza di mantenere al centro del discorso il fattore umano, la dignità e la sostenibilità sociale.
Questa sedicesima edizione del Festival sarà ospitata dai Magazzini del Cotone, ma quattro altri percorsi coinvolgeranno l’intera città.
Fonte: https://www.festivaldellavoro.it/
I FINALISTI PER IL PREMIO EU OSHA
Lo scorso febbraio l’EU-OSHA ha reso noti i finalisti del Premio Buone Pratiche, che rappresenta uno dei momenti culmine per ogni Campagna dedicata ai luoghi di lavoro sani e sicuri. Nella short list delle organizzazioni finaliste, resa nota e reperibile qui, figurano 34 realtà aziendali provenienti da 21 diversi paesi, che si sono distinte rispetto alle loro iniziative e progettualità nell’area della sicurezza e della salute sul lavoro legate alla digitalizzazione.
Tra i Paesi rappresentati troviamo anche l’Italia, che ha in finale due organizzazioni: un’azienda agricola, la Perla del Garda, che ha implementato soluzioni digitali per la sicurezza e la salute nell’ambito dell’agricoltura di precisione nei lavori in vigna, e la Dinamica Generale SpA, che ha presentato come buona pratica l’idea di inserire robot collaborativi e automazione per migliorare l’ergonomia nelle soluzioni elettroniche.
Nei prossimi mesi verranno rese note sia le aziende che si aggiudicheranno i premi che quelle meritevoli delle menzioni speciali dell’Agenzia Europea.
Fonte: https://healthy-workplaces.osha.europa.eu/it/get-involved/good-practice-awards
FESTIVAL DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE 2025
Dal 7 al 23 maggio 2025 si svolgerà la nona edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, con tappe che toccheranno tante città d’Italia e con diversi format: laboratori, spettacoli teatrali, concerti, conferenze, presentazioni di libri, tavole rotonde, installazioni artistiche e altri contributi su temi specifici. A Milano si parlerà di transizione verso la sostenibilità delle imprese, a Genova di biodiversità, a Venezia di fragilità dei territori e del cambiamento climatico, a Napoli delle sfide del Mezzogiorno. Ancora a Bologna si affronterà il tema delle filiere produttive, mentre a Torino tre giorni saranno dedicati al contributo della cultura, della comunicazione e dei media nel dibattito sulla sostenibilità e nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica, evento che sarà ospitato dal Salone del Libro. L’evento di chiusura si svolgerà a Roma il 23 maggio.
Fonte: https://2025.festivalsvilupposostenibile.it/
RISCHI E SCELTE FATALI PER L’EUROPA
Dal 22 al 25 maggio a Trento si svolgerà la ventesima edizione del Festival dell’Economia, dedicata al tema “Rischi e scelte fatali. L’Europa al bivio”. Il programma si focalizzerà sui grandi interrogativi legati all’attualità, tra cui l’impatto che i recenti cambiamenti politici in USA e in Europa avranno sull’economia mondiale, sulla rivoluzione legata all’intelligenza artificiale e ai suoi molteplici riflessi, sulle conseguenze dei conflitti in atto sulla società e sull’economia.
La manifestazione sarà un’occasione di scambio e confronto, per porre l’accento sull’importanza della consapevolezza nel compiere le scelte che nel presente e nel futuro ci investono tutti, guardando a una riscoperta di un nuovo umanesimo.
Fonte: https://www.festivaleconomia.it/it
L’INTERVISTA - "Lo sport per il contrasto al disagio giovanile" - Intervista a Luca Massaccesi, presidente dell’Osservatorio Nazionale Bullismo e Disagio giovanile - A cura di Giuseppe de Paoli
I temi del bullismo, nelle sue varie forme, e del disagio giovanile rappresentano una delle sfide più importanti della società contemporanea.
Quali strumenti è possibile mettere in campo per arginare questi fenomeni? Quale messaggio dare alle giovani generazioni?
Ne parliamo con Luca Massaccesi che, oltre a essere il presidente dell’Osservatorio Nazionale bullismo e disagio giovanile, è noto per la sua storia sportiva: campione olimpico azzurro a Barcellona nel 1992, è stato direttore tecnico della nazionale italiana di Taekwondo.
Nell’Osservatorio che presiede, si annoverano tanti esperti e campioni sportivi impegnati a costruire un dialogo diretto con i ragazzi.
A febbraio di quest’anno, presso il Senato, ha presentato i dati dell’Osservatorio bullismo e disagio giovanile. È un fenomeno in crescita?
Direi di partire da alcune considerazioni e soprattutto dal fatto che, secondo quanto emerge dagli studi, in Italia 8 bambini su 10 tra i 3 e i 5 anni sanno usare il cellulare dei genitori; in media, poi, la maggior parte degli adolescenti utilizza lo smartphone dalle 3 alle 6 ore al giorno, persino durante le lezioni.
Questa situazione può produrre seri rischi, come quello della dipendenza, dell’isolamento sociale, oltre a disturbi del sonno, comportamenti pericolosi e tanto altro. Ma soprattutto i giovani ormai interagiscono in luoghi virtuali, come Instagram o Snapchat, TikTok, riducendo gli incontri in presenza. E quando lo fanno lo smartphone resta comunque il protagonista. Una tale situazione favorisce episodi di cyberbullismo, che nel 2024 ha segnato il più alto record negativo, con oltre 800.000 studenti che, secondo una recente ricerca del CNR, hanno agito cyberbullismo
Per quanto riguarda le modalità, i giovani aggrediscono in vari modi. Il più diffuso è l’invio di insulti in una chat di gruppo, anche se c’è differenza tra ragazzi e ragazze: i primi espongono le vittime a un pubblico più ampio con minacce dirette e insulti pubblici sui social; le ragazze, invece, preferiscono forme di bullismo più indirette, come l’esclusione dai gruppi online e la diffusione non autorizzata di contenuti personali.
L’arrivo dello smartphone ha radicalmente cambiato ogni aspetto della vita degli adolescenti, dalla natura delle loro interazioni sociali alla loro salute mentale.
Dal punto di vista psicologico, qual è l’aspetto che ha rilevato come più indicativo?
Come Osservatorio analizziamo le varie ricerche e i sondaggi che vengono effettuati nel mondo. In particolare, mi ha colpito quello del “Monitoring the Future survey” del National Institute on Drug Abuse, che ha rilevato una correlazione tra l’uso degli schermi e dei social media e la depressione. In particolare, maggiore è il tempo passato a guardare gli schermi, maggiore è il rischio di depressione. Sembra inoltre che i tredicenni che fanno largo uso di social media siano esposti ad un rischio di depressione del 27% in più rispetto a coloro che fanno sport, attività che riteniamo fondamentale proprio nel nostro Osservatorio.
C’è poi il paradosso dei social: più si sta sui social, più si vive la solitudine, con conseguenze anche importanti sulla salute. Secondo gli studi della prof.ssa Jean Twenge, studiosa dei trend generazionali, con l’avvento del cellulare e dei social media gli adolescenti hanno iniziato a trascorrere meno tempo insieme, tendono ad essere più soli e vulnerabili, con conseguente aumento del rischio suicidio.
La nostra mission, pertanto, è quella, da una parte di dare voce a queste emergenze partendo direttamente dai nostri giovani, sostenendoli, informandoli e soprattutto cercando di far prendere loro coscienza della grave situazione attuale, anche suggerendo consigli e progettualità; dall’altra, cerchiamo di coinvolgere tutti gli stakeholder del mondo adolescenziale, a partire dalle istituzioni per arrivare direttamente ai genitori.
In che modo lo sport può dare un contributo ad arginare questi fenomeni?
Lo sport innanzitutto ci libera dallo smartphone! Poi ci permette di avere un confronto con il nostro fantastico corpo, capace di fare cose incredibili, e la nostra mente! Sembrano luoghi comuni ma per chi ha avuto la forza e il coraggio di sperimentare sa perfettamente quanto sia vasta ed incredibile la strada della conoscenza di noi stessi.
Lo sport è un mezzo che ti permette di viaggiare alla scoperta del tuo profondo io, di andare a braccetto con le tue paure e i tuoi limiti, e allo stesso tempo ti permette, se lo vuoi, di rafforzare e allenare la tua capacità di resistere, crescere e volere. E quando l’inevitabile sconfitta fa capolino nelle tue buie stanze e ti sussurra di mollare tutto e rinunciare ai sogni, allora significa che è arrivato il momento di decidere… di crescere… di volere… di mettersi alla prova rafforzando la tua anima!
Lo sport è passione, è profondo confronto con se stessi e con gli altri, è – potremmo dire – l’unica droga che se assunta regolarmente fa bene al corpo e all’anima!
Personalmente ho vinto medaglie ai Mondiali, alla Coppa del Mondo e alle Olimpiadi ma la vera conquista è stata quella che la fatica, il lavoro e i sacrifici del mio percorso sportivo mi hanno donato senza che me ne rendessi conto al momento, vale a dire: la potenza del “credere in se stessi” e l’entusiasmante insegnamento di “accrescere la propria autostima”, che mi hanno protetto dal fenomeno del disagio giovanile e motivato ad avere rispetto per la vita.
Avete lanciato il progetto “Campioni di vita”, con un capitano d’eccezione e tanti volti noti. Ci dice qualcosa in più su chi partecipa e come viene promossa l’iniziativa?
I testimonial credibili per i giovani sono quelli che hanno ottenuto risultati dalla vita e i campioni dello sport suscitano sempre ammirazione e grande interesse. Per questo siamo felici di avere come nostro primo testimonial Carlo Verdone: un uomo una garanzia! Ma ho l’onore di avere in squadra con me anche grandissimi campioni del mondo e olimpici come Valerio Aspromonte, Paolo Pizzo e Elisa Di Francisca della scherma, ma anche la Regina degli abissi Alessia Zecchini, donna capace di scendere sotto i 130 metri in apnea oppure Giovanni De Carolis, Campione del Mondo e D.T. della Nazionale Italiana di Pugilato. Senza dimenticare Manuel Bortuzzo e Giulia Filippi, protagonisti rispettivamente nel nuoto e nell’atletica alle ultime olimpiadi di Parigi, Giulia Quintavalle, oro olimpico di Judo, Elena Micheli, due volte Campionessa del Mondo di Pentathlon, Elisa Blanchi, quattro medaglie d’oro ai Mondiali ginnastica ritmica e un argento e un bronzo alle Olimpiadi di Atene e Londra, Matteo Soragna, argento olimpico di Basket, Antonio Vicino, tre volte campione del mondo di canottaggio, Stefano Maniscalco, tre volte campione del mondo di karate e tanti altri che mi scuso di non citare.
Restano comunque indiscussi i pilastri dell’Osservatorio, che sono la grandissima Giusy Versace e il mitico capitano della squadra Annalisa Minetti. Donne eccezionali che hanno saputo conquistare il mondo intorno a loro grazie alla capacità di entrare in empatia con gli altri raccontando il loro personale vissuto, motivando allo stesso tempo tutti coloro che possono godere dei loro storytelling.
Tutti questi campioni, le loro esperienze, le loro sconfitte, paure, gioie, ed emozioni vengono raccontate in delle puntate speciali nella nostra piattaforma e-learning. Un progetto di peer education completamente gratuito per le scuole, che permette agli studenti delle secondarie primo e secondo grado di laurearsi “Campioni di Vita” e diventare a loro volta educatori tra i loro compagni. Gli studenti possono anche partecipare dal vivo a delle lezioni dei campioni in varie città d’Italia ed abbiamo anche un comitato scientifico di eccellenza formato da 22 professionisti tra psicologi, psicoterapeuti, avvocati, manager e tanti altri che guidano le comunicazioni dei campioni quando, oltre alle loro performance, raccontano di come stare in guardia dai vari rischi del web dei social e della vita!
Quali sono gli obiettivi a medio e lungo termine?
Innanzitutto abbiamo lanciato un sondaggio per acquisire dati e statistiche e in un mese abbiamo già sorpassato la quota di 10.000 adesioni da parte di giovani con età compresa tra i 10 e i 19 anni!
Vogliamo riuscire ad ottenere una fotografia dell’attuale stato psicofisico dei ragazzi per poi meglio progettare le nostre attività di prevenzione. Il sondaggio è libero ed anonimo e si trova nella home page del nostro sito www.accademiadeicampioni.it .
Poi con il mio amico e partner Ferencz Bartocci, insieme al Presidente ANP Cristina Costarelli, tutto il nostro Comitato Scientifico e ben altri 32 Partner vogliamo costruire una Community di Peer Educator di 100.000 giovani in tre anni, che abbiano il piacere di conquistare il cuore dei ragazzi e riempire la loro vita di emozioni e sogni! A loro volta questa stupenda Community si interfaccerà con i loro compagni portando esempi, interviste, video e molto altro dei Campioni Testimonial del progetto senza raccontare ai giovani ciò che debbono fare per accreditarsi alla vita….ma facendo raccontare ai Campioni ciò che hanno fatto per conquistare sogni, medaglie e forza interiore. Come disse il buon Presidente Pertini «I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo».
Qual è quindi il messaggio più efficace su cui concentrare le forze?
La vita è un sogno da non sprecare. Conquistarla significa conquistare se stessi, emozionarsi alle scoperte e alle capacità che tutti noi abbiamo di diventare protagonisti veri ed indiscussi del nostro percorso su questa terra!
Essere il capitano di una squadra così prestigiosa mi inorgoglisce ma soprattutto mi responsabilizza di fronte alla Mission che il nostro gruppo si propone. Credo fermamente in questo progetto come credo fermamente nei nostri giovani che oggi, però , sono sempre più lasciati soli alla deriva. Paura, solitudine, senso d’abbandono, mancanza di prospettive e idee di futuro e la vita senza un senso, che per molti significa autodistruzione.
Voglio essere il capitano di una squadra che ripensa ai giovani e racconta la loro forza, i loro sogni e la bellezza della vita.
Tutti insieme. Io ci sono.
Annalisa Minetti.

DIGITALE E SOCIETÀ - "Bullismo e cyberbullismo: si parte anche dal benessere degli insegnanti" - Isabella Corradini
Sempre più numerose sono le iniziative di prevenzione e di contrasto al bullismo e cyberbullismo. Come emerge da diversi studi, i numeri sono in crescita, ma d’altro canto, vista la complessità del fenomeno, la prevenzione richiede tempo e interventi di tipo globale e sistemico, capaci di coinvolgere tutti gli attori in questione: istituzioni, studenti, insegnanti, genitori e media. Se, infatti, il bullismo/ cyberbullismo è un fenomeno sociale, esso va affrontato con la giusta prospettiva, evitando di scaricare su singole figure professionali l’intera gestione del problema.
Inoltre, se da un lato la formazione su questi temi è centrale sia per docenti sia per studenti e studentesse, dall’altro è necessario adoperarsi per costruire contesti educativi significativi, atti a favorire il confronto tra i ragazzi e a far assimilare le regole della società civile.
Considerando poi l’evoluzione del panorama tecnologico, non da ultimo l’intelligenza artificiale generativa, l’attività scolastica prevede una crescente attività educativa sull’uso consapevole delle tecnologie digitali, per promuovere il pensiero critico rispetto a queste tematiche. L’obiettivo non deve essere quello di demonizzare le tecnologie digitali, ma esaltare il loro ruolo positivo a condizione che vengano usate correttamente.
Evidenziarne solo rischi e pericoli rischia di essere persino controproducente e allontanare l’attenzione dal problema.
Nelle attività di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo, importanti indicazioni vengono fornite dalla normativa, a partire dalla legge 29 maggio 2017, n. 71 e dalle successive modifiche introdotte con la legge 17 maggio 2024, n. 70, che tra le novità ha anche introdotto la definizione di bullismo, estendendo dunque le azioni di intervento non solo al cyberbullismo.
Entrambi i fenomeni infatti consistono in azioni aggressive e prevaricatorie, differenziandosi nella modalità con cui queste vengono messe in atto. Se nel bullismo si prediligono azioni di tipo fisico, nel secondo prevalgono quelle di natura digitale, non da ultimo, ad esempio, il ricorso a deepfake per discreditare e discriminare.
Tutti i soggetti e le istituzioni sono chiamati ad avere un ruolo attivo per la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo: dal promuovere iniziative di sensibilizzazione, al supporto alle vittime, al coinvolgimento di studenti ed ex-studenti con attività di educazione tra pari (peer education).
Centrale, comunque, resta il ruolo dei docenti. Viene infatti previsto un loro pieno coinvolgimento, considerato che ogni istituto scolastico deve individuare fra i docenti un referente con il compito di coordinare le iniziative di prevenzione e di contrasto del cyberbullismo. In questa attività il docente può avvalersi della collaborazione delle forze di polizia e delle associazioni e dei centri di aggregazione giovanile presenti sul territorio.
Tuttavia, per quanto fondamentali e necessarie siano tutte le attività da indirizzare alla popolazione di studenti, spesso ci si dimentica che l’efficacia di tali attività dipende non solo da un’adeguata formazione rivolta ai docenti, ma anche dal concreto sostegno che viene loro fornito, a partire dalla valorizzazione del loro ruolo. Se, infatti, gli interventi adottati dai docenti sono cruciali per la prevenzione e la gestione di fenomeni di prepotenza nella scuola, bisogna anche creare le condizioni per far sì che essi si adoperino al meglio. Questo significa intanto comprendere le difficoltà che il personale insegnante si trova quotidianamente ad affrontare.
Tra queste, ad esempio, la necessità di aggiornarsi continuamente, rispetto a mezzi e strumenti, in un mondo in continuo cambiamento, la pressione rispetto alle scadenze, le difficoltà di relazioni con gli studenti. Con riferimento a quest’ultimo aspetto, non vanno poi sottovalutati i fenomeni di aggressività verbale e violenza (anche veri e propri atti di bullismo) ai quali gli stessi insegnanti sono esposti da parte di studenti e genitori, come purtroppo si evince dai fatti di cronaca. Una situazione preoccupante che, oltre alle possibili conseguenze sulla salute, rischia più in generale di compromettere seriamente il ruolo e il prestigio sociale della professione di docente.
È noto come gli insegnanti siano particolarmente esposti al rischio burnout, termine con il quale si indica una sindrome caratterizzata da un graduale esaurirsi delle risorse psicofisiche del soggetto, che “si brucia” nel tentativo di adattarsi alle difficoltà legate alla propria attività lavorativa.
A soffrirne sono principalmente gli operatori dell’area socio-sanitaria, e in generale tutte quelle professioni di aiuto (denominate helping profession) che, per la natura del lavoro, sono a contatto continuo e prolungato con persone che vivono situazioni di particolare urgenza o gravità (ad esempio psicologi, medici, infermieri, vigili del fuoco, poliziotti, ecc.).
È bene comunque precisare che nel 2019 il burnout è stato riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una sindrome legata al lavoro, quindi come fenomeno occupazionale. A determinare il fenomeno del burnout sono prevalentemente il contenuto della professione e il contesto nel quale essa viene svolta (ambiente, regole, colleghi, ecc.), elementi in grado di attivare dinamiche disfunzionali, costituendo fonti di stress alle quali il soggetto non riesce nel tempo a farvi fronte. La sindrome del burnout viene quindi a configurarsi come uno dei possibili esiti del processo psicofisico di distress.
Gli insegnanti sono investiti di grandi responsabilità nei confronti delle famiglie e della società nel suo complesso. Affinchè possano attivarsi in modo propositivo nei contesti scolastici, anche con riferimento al bullismo e al cyberbullismo, oltre alle consuete attività formative su questi temi, sarebbe opportuno fornire loro un supporto concreto ed efficace, nell’ottica di favorire il loro benessere sul lavoro.
D’altro canto, non dimentichiamoci che la scuola è a tutti gli effetti un luogo di lavoro, per il quale vale quindi l’obbligo della prevenzione ai sensi del D.Lgs. n. 81/2008, il Testo Unico che si occupa della tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, con tutti gli adempimenti che ne derivano, dalla valutazione dei rischi, alle attività di informazione e formazione, alla messa in atto di misure idonee di prevenzione e protezione.
Di conseguenza, l’informazione e la formazione su come gestire lo stress e il burnout rappresentano strumenti utili a favorire una maggiore autoconsapevolezza e, al contempo, a promuovere un ambiente lavorativo più sereno e collaborativo. Utile anche e soprattutto ad affrontare le sfide che ogni giorno si presentano.

INTRECCI CULTURALI - "Giovani protagonisti della ricerca e del cambiamento" - Gioia Baiocchi
La Summer School di Ecologia Integrale organizzata da Oikos Mediterraneo rappresenta un’opportunità unica per giovani professionisti, ricercatori e attivisti impegnati a costruire un futuro sostenibile per il Mediterraneo. Non si tratta di un semplice programma di formazione accademica, ma di un vero e proprio percorso di crescita che si propone di affrontare le sfide ambientali, sociali ed economiche che caratterizzano la nostra regione. Questa iniziativa, organizzata in collaborazione con partner di prestigio come la Pontificia Università Antonianum, la Fordham University, l’Istituto Universitario Sophia, l’Istituto Iberoamericano di studi giuridici Iberojur e Comunione & Diritto, non si limita a trasmettere conoscenze, ma cerca di stimolare un cambiamento concreto, fornendo agli studenti gli strumenti necessari per diventare protagonisti del cambiamento.
Unendo accademici da tutto il mondo: Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Brasile, Svezia ed Egitto, la Summer School rappresenta un crocevia di idee e prospettive, promuovendo un dialogo interdisciplinare e internazionale che mira a ridefinire il ruolo delle città nel costruire un futuro più sostenibile e inclusivo.
Storia e missione
Nata dall’esigenza di rispondere alle crescenti problematiche ambientali ed economiche del Mediterraneo, la Summer School di Oikos ha come obiettivo quello di appassionare i partecipanti e generare una nuova visione nell’ottica dell’ecologia integrale, uno sguardo nuovo sul mondo e sul Mediterraneo, attivando un pensiero alternativo, con pratiche innovative, capaci di coniugare dimensione sociale, teologica, ambientale, giuridica ed economica. Il programma si inserisce in un contesto storico e culturale in cui la sostenibilità non è più un’opzione, ma una necessità imprescindibile.
Come per la prima edizione, anche questa Summer School coinvolge studenti di dottorato, dottori di ricerca, post-doc, ma anche ricercatori e professori provenienti da vari Paesi del Mediterraneo (Italia, Spagna, Egitto, Francia, etc.) e dall’area americana (es. Brasile), desiderosi di acquisire competenze interdisciplinari che possano aiutarli a contribuire attivamente alla salvaguardia del territorio. Grazie all’approccio che unisce teoria e pratica, la scuola non si limita a offrire una preparazione accademica, ma favorisce anche lo sviluppo di competenze pratiche attraverso workshop, visite sul campo e momenti di confronto con esperti del settore.
Il programma ha dato vita a una comunità di pensiero che si impegna non solo a educare, ma anche a stimolare azioni concrete in favore di un futuro sostenibile, radicato nei valori di giustizia sociale e rispetto per l’ambiente. Un obiettivo che si riflette nella missione dell’intero progetto: promuovere una Ecologia Integrale che sappia rispondere alle esigenze di un mondo in rapida trasformazione.
Il programma e i contenuti
La Summer School si articola in un programma intenso e diversificato che copre una vasta gamma di tematiche legate alla sostenibilità e allo sviluppo integrato delle città. Ogni anno, il programma si arricchisce di nuovi contenuti, in risposta alle emergenti necessità del contesto mediterraneo. Temi come la governance urbana sostenibile, la diplomazia culturale e l’uso delle nuove tecnologie sono trattati da esperti internazionali, i cui interventi sono affiancati da sessioni pratiche, workshop e attività di progettazione.
Uno degli aspetti più apprezzati della Summer School è proprio la sua capacità di rendere questi temi complessi e interconnessi accessibili e comprensibili. Attraverso il confronto diretto con i partecipanti, i docenti stimolano il pensiero critico e la creatività, sfidando i giovani studiosi a pensare soluzioni nuove per il Mediterraneo.
I partecipanti hanno l’opportunità di esplorare soluzioni innovative per affrontare le crisi urbane, ecologiche e culturali che colpiscono la regione. Un esempio tangibile di questo approccio è la Call for Ideas & Call for Papers, che invita i giovani ricercatori a presentare i loro progetti e le loro idee innovative sul tema dello sviluppo sostenibile delle città. Questi elaborati, selezionati da una giuria di esperti, sono poi discussi durante la Summer School, con l’obiettivo di stimolare un dialogo attivo e produttivo tra accademici, professionisti e realtà territoriali.
Metodologia didattica
L’approccio didattico della Summer School si distingue per la sua metodologia interattiva e pratica, che favorisce il coinvolgimento diretto dei partecipanti. Le lezioni saranno tenute da esperti di fama internazionale, i quali favoriranno un confronto tra docenti e testimoni, attivando così una circolarità tra pensiero e azione di chi vive le sfide sul campo.
I partecipanti non si limitano ad ascoltare, ma sono chiamati a collaborare per trovare soluzioni concrete alle sfide del territorio. Durante i workshop, lavorano a stretto contatto con esperti di diverse discipline, mentre attraverso le visite sul campo si confrontano direttamente con le realtà locali.
La Summer School, quindi, non è solo un’occasione per approfondire temi accademici, ma un’esperienza che favorisce l’apprendimento attraverso la pratica, preparando i partecipanti ad affrontare le sfide future con un bagaglio di esperienze concrete.
Il valore del networking internazionale e dello scambio di idee
Oltre agli aspetti formativi, la Summer School rappresenta una pietra angolare per la creazione di una visione nuova sul mondo e generare una rete di contatti che permettano la contaminazione di visioni e scambi di pratiche. I partecipanti hanno l’opportunità di entrare in contatto con esperti, istituzioni e realtà aziendali di respiro internazionale, creando legami che possono durare ben oltre la fine del programma, come possono essere le eventuali collaborazioni professionali future e le opportunità di lavoro per i giovani coinvolti, portando concretezza alla formazione ricevuta.
Le conversazioni con i docenti, i ricercatori e i partecipanti di diverse nazionalità, arricchiscono l’esperienza formativa, creando un ambiente ideale per la creazione di nuove idee e progetti collaborativi.
Testimonianze di partecipanti
Fr. Francesco Zecca, presidente di OIKOS, afferma: «quest’anno la Summer si focalizza su una domanda, che alla luce di quello che stiamo vivendo a livello geopolitico ci sembra ancora più urgente: possiamo immaginare di costruire una rete di città per affrontare le sfide della complessità e promuovere processi di pace?
Il percorso si articolerà attorno a 4 dimensioni, si parte dall’ascolto interdisciplinare delle sfide che le città vivono, per posizionarsi dalla parte dei più vulnerabili, degli esclusi, e da questa prospettiva vogliamo attivare una nuova immaginazione, che possa mettere al centro il paradigma della cura e pensare di innescare processi di pace attiva, coinvolgendo concretamente un gruppo di sindaci dal Mediterraneo, costituendo una rete concreta di città che lavorano per la pace».
«La Summer School di OIKOS rappresenta a mio parere un’opportunità unica per esplorare il ruolo delle città come motori propulsori dello sviluppo territoriale sostenibile e spazi di condivisione, laboratori di idee. In un’epoca in cui le nuove tecnologie non sono solo “confinate” nelle rinnovate proposizioni di valore delle imprese, queste sono altresì utili a ridisegnare i modelli di pianificazione e governance urbana. Così, quest’esperienza consente di approfondire come strumenti innovativi possano favorire la progettazione di soluzioni innovative volte all’inclusione, alla cooperazione e la costruzione di ponti tra comunità e quindi a uno sviluppo virtuoso che da “città” passa a una dimensione più ampia. Particolarmente utile sarà la possibilità di presentare full e short paper, allo scopo davvero di coniugare una visione strategico-scientifica e promuovere un impegno concreto per città più giuste, connesse e orientate al benessere diffuso » – dichiara il Prof. Andrea Sestino, Adjucnt Professor presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, e Luiss Business School, parte del Comitato Scientifico di questa II Edizione della Summer School.
Le connessioni realizzate durante il programma continuano a portare frutti, con numerosi progetti che sono nasceranno proprio grazie agli incontri avvenuti durante le giornate di formazione. Ma l’impatto va oltre i singoli progetti: la Summer School ha contribuito a creare una comunità di pensiero che sta lentamente trasformando la percezione di ciò che significa vivere e svilupparsi nel Mediterraneo. Anche quest’anno, il dialogo tra i partecipanti, i docenti e le istituzioni diventa un’opportunità di crescita collettiva, alimentando l’ecosistema di idee che è alla base del cambiamento nella regione.
Conclusioni e prospettive future
La Summer School di Oikos per il Mediterraneo si conferma come un’iniziativa chiave per formare i leader di domani, impegnati nella sostenibilità a 360 gradi. Con un programma in costante evoluzione e una rete sempre più solida, l’iniziativa resta un punto di riferimento per chi vuole lavorare concretamente per un Mediterraneo più giusto e verde.
Concludendo, la Summer School è una sfida che vale la pena raccogliere, un’occasione unica per chi crede che un altro Mediterraneo sia possibile. I partecipanti della prossima edizione entreranno a far parte di una comunità globale impegnata nella costruzione di città più sostenibili, giuste e inclusive.
PROFESSIONI DIGITALI - "PinKamP. Le ragazze contano!" - Antinisca Di Marco, Laura Tarantino
Nonostante la crescente diffusione dell’ICT (Information and Communication Technology) e dei sistemi dell’ingegneria industriale stiano velocemente modificando abitudini e abilità richieste nella vita quotidiana della società contemporanea, e nonostante la crescente offerta di impiego nei settori STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), il numero di professionisti e di professioniste in tali settori è insufficiente a far fronte alla richiesta del mercato. Diversi studi hanno segnalato problemi di reclutamento di lavoratori e lavoratrici con le competenze necessarie, avvertendo che, in assenza di azioni correttive, la situazione si aggraverà nel prossimo futuro, anche a causa del pensionamento di un elevato numero di persone.
Una delle principali cause di tali carenze è la bassa presenza delle donne in questi settori: alla crescente pervasività delle nuove tecnologie corrisponde un sempre minore coinvolgimento delle ragazze negli studi di tematiche STEM e in particolare in quelli relativi all’Informatica, all’Ingegneria dell’Informazione, all’Ingegneria Industriale, alla Fisica e alla Matematica: ad esempio, secondo il Global Gender Gap Report 2022, pubblicato dal World Economic Forum, solo l’1,7% delle donne laureate lo sono in discipline dell’Information and Communication Technology (ICT), contro l’8,2% degli uomini laureati.
Da una parte, l’Europa ha bisogno dell’apporto di ragazzi e ragazze in questi settori, per non rischiare di essere tagliata fuori dalla crescita economica; dall’altra parte, escludere le ragazze dai settori STEM significa escludere una fetta fondamentale della popolazione non solo dall’accesso al lavoro, ma anche dalla possibilità di contribuire all’evoluzione tecnologica e, con essa, ai cambiamenti della società digitale.
Le cause di questa situazione sono diverse, e imputabili essenzialmente a fattori sociali, culturali ed economici: pregiudizi, stereotipi e condizionamenti sociali e familiari giocano purtroppo un ruolo forte. Per tale ragione, negli ultimi anni, istituzioni nazionali ed internazionali stanno promuovendo azioni positive per colmare questo divario di genere e garantire alle ragazze l’accesso alle carriere STEM. L’Università degli Studi dell’Aquila ha deciso di accettare questa sfida, proponendo l’iniziativa PinKamP come progetto di punta dell’Ateneo per coinvolgere un numero crescente di ragazze e di inserirle nei settori STEM.
Su iniziativa del Dipartimento di Ingegneria e Scienze dell’Informazione e Matematica (DISIM) e del Comitato Unico di Garanzia (CUG), il PinKamP nasce nel 2018 come progetto sperimentale rivolto a ragazze motivate, incuriosite dalle tematiche STEM, che desiderano avvicinarsi all’informatica, all’ingegneria dell’informazione e alla matematica. L’obiettivo principale è quello di avvicinare le ragazze a queste discipline in modo creativo e divertente, cercando di rimuovere barriere e pregiudizi, mostrando come le donne possano contribuire allo sviluppo e al miglioramento delle tecnologie del futuro, grazie alla loro creatività e sensibilità. Dalla prima sperimentazione del 2018, si è passati, a partire dal 2019, all’organizzazione di un vero e proprio camp, una scuola estiva intensiva di due settimane, aperta a ragazze iscritte alle classi III e IV delle scuole secondarie superiori, provenienti da tutta Italia, impegnate in lezioni ed esercitazioni per 7 ore al giorno. Nel 2025 il PinKamP diventa una iniziativa di Ateneo che coinvolge anche il Dipartimento di Ingegneria dell’Ingegneria Industriale e dell’Informazione e di Economia (DIIE) e il Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche (DSFC).
Nel camp si affrontano simultaneamente la questione di genere e quella più specifica relativa all’attrattività delle discipline STEM, presentando queste ultime in un contesto dinamico e non intimidente, con un programma diversificato che include lezioni teoriche, attività laboratoriali di gruppo in collaborazione con studenti delle lauree magistrali, dottorandi e post-doc, incontri con professioniste del settore, visite guidate, seminari, eventi culturali. La didattica del PinKamP è impostata quindi secondo un modello innovativo basato su tre fattori interdipendenti: la conoscenza, che include la natura e l’evoluzione della tecnologia, i suoi concetti e i principi fondanti, i processi di progettazione e sviluppo, e la socializzazione che è alla base della collaborazione riconosciuta come maggiore efficace rispetto alla didattica più tradizionale. Le tre dimensioni sono interallacciate nel contesto di un approccio didattico integrato basato su progetti in gruppo, che non solo è dimostrato essere motivante per discenti e docenti, ma che favorisce l’uguaglianza di genere e sociale maggiormente rispetto ad approcci basati sulla separazione tra discipline distinte. Nella prima settimana del camp le lezioni plenarie trattano in modo sinergico e coordinato argomenti STEM legati alla fisica, all’informatica, all’ingegneria dell’informazione, all’ingegneria industriale e alla matematica, con l’obiettivo di fornire le basi necessarie alla realizzazione di progetti in ambito di domini applicativi innovativi. Nella seconda settimana le ragazze partecipanti (le “Pinkampers”) vengono suddivise in gruppi di lavoro per portare avanti progetti originali e creativi da loro stesse ideati, sotto la guida di tutor dedicati.
L’obiettivo è la crescita, la formazione e l’orientamento delle ragazze, per contribuire a far nascere in loro una sana curiosità verso discipline che rappresentano il futuro, di chiarire dubbi sulla delicata scelta del Corso di Studi da intraprendere dopo il diploma, e di far acquisire soft skills utili nel mondo del lavoro, facendole anche divertire, ponendo le basi perché tutte possano, un giorno, scegliere un’occupazione che le renda libere, soddisfatte, indipendenti, con la convinzione che la partecipazione delle ragazze ed il superamento degli stereotipi e dei pregiudizi non significano negare le differenze esistenti, bensì favorire l’emancipazione consentendo a tutti e a tutte di dare il proprio insostituibile apporto per il miglioramento e la crescita della nostra società.
L’efficacia dell’approccio formativo e di orientamento proposto è testimoniata anche dalla presenza di iniziative analoghe che hanno scelto il Pinkamp come modello di riferimento, quali gli StemDays organizzati a Torino, e dalla presenza del Pinkamp nella cinquina delle iniziative finaliste della categoria “Digitale contro il divario di genere” del 1° Premio Nazionale Competenze Digitali promosso nel 2022 dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri con l’obiettivo di dare visibilità alle migliori iniziative di sviluppo delle competenze digitali, con particolare riferimento a quelle con forte impatto sul territorio e che si distinguono per l’innovatività, l’originalità e la replicabilità.
L’edizione 2025, seguendo il formato sperimentato con successo nelle edizioni precedenti, si svolgerà in modalità ibrida: telematica dal 16 al 20 giugno 2025 per le lezioni teoriche, in presenza dal 23 al 27 giugno 2025 per laboratori ed eventi, e con un evento finale pubblico, in presenza, nella giornata di sabato 28 giugno 2025, durante il quale le ragazze presenteranno i loro lavori nell’ambito di un contest che vedrà una giuria di esperti premiare i progetti migliori per ogni area disciplinare. Selezionate tramite bando, 63 Pinkampers potranno partecipare gratuitamente a tutte le attività del camp, alloggiando in strutture residenziali e frequentando i poli universitari di riferimento per le aree disciplinari coinvolte nel camp, aggiungendosi alle quasi 280 Pinkampers che hanno partecipato alle edizioni precedenti.
Le Pinkampers 2025 saranno chiamate ad esplorare temi attuali e coinvolgenti nei diversi domini applicativi di riferimento ed applicarli nei loro progetti: per l’area della Fisica, il tema della fisica sperimentale per tutti, con lo smartphone come laboratorio per comprendere i principi della misura e per realizzare esperimenti senza la necessità di laboratori complessi; per l’area dell’Informatica, il tema della generative AI, per esplorare le potenzialità delle tecniche dell’Intelligenza Artificiale Generativa nello sviluppo del software; nell’area dell’Ingegneria dell’Informazione, il tema della robotica mobile, per imparare a programmare robot in grado di interagire con l’ambiente esterno; per l’area dell’Ingegneria Industriale, il tema dell’energia sostenibile, con lo studio delle tecnologie innovative per la produzione sostenibile di energia nell’industria; infine, per l’area della Matematica, il tema della matematica in tribunale, con applicazioni del calcolo delle probabilità ai giochi, all’epidemiologia e alla valutazione delle prove nel processo penale.
Il bando per la selezione si aprirà alla fine di marzo e sarà pubblicato sul sito del PinKamP
https://pinkamp.disim.univaq.it
Contatti:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
https://www.facebook.com/pinkamp
https://www.instagram.com/pinkamp/

RICERCA E SVILUPPO - "Strumenti digitali a sostegno della prevenzione" - Paolo Cancelli
Verso un approccio integrato
La cultura della prevenzione si configura come un paradigma imprescindibile per la tutela della sicurezza, della salute pubblica e della resilienza sociale dinanzi ai rischi e alle emergenze. In un’epoca segnata da rapide trasformazioni tecnologiche e sociali, il ricorso agli strumenti digitali si afferma come leva strategica per ottimizzare i processi di previsione, gestione e mitigazione del rischio. La sinergia tra innovazione digitale e cultura della prevenzione consente non solo una maggiore capillarità dell’informazione, ma anche un rafforzamento della consapevolezza collettiva e della partecipazione attiva della cittadinanza.
La prevenzione si declina in molteplici settori, dalla sicurezza sul lavoro alla gestione delle calamità naturali, dalla protezione sanitaria alla prevenzione della criminalità. Essa non si limita all’adozione di misure tecniche o normative, ma richiede un cambiamento culturale e comportamentale che coinvolga individui, istituzioni e attori socio-economici. Il concetto di prevenzione si fonda su tre pilastri essenziali: la formazione e sensibilizzazione, che promuove una conoscenza diffusa dei rischi e delle modalità per ridurli; la partecipazione attiva, che coinvolge i cittadini, le imprese e le istituzioni in un processo di responsabilizzazione condivisa; l’utilizzo di strumenti predittivi, che sfruttano modelli e dati per anticipare scenari di crisi e ridurne l’impatto.
L’adozione di una prospettiva preventiva implica quindi una trasformazione dei modelli decisionali e organizzativi, basata su un’integrazione efficace tra il sapere esperienziale e le tecnologie emergenti. In questo contesto, emerge la necessità di adottare politiche intersettoriali e approcci olistici, in cui la prevenzione diventi un elemento fondante della governance territoriale e delle strategie di sostenibilità. L’innovazione tecnologica ha rivoluzionato le modalità di gestione del rischio e della prevenzione, introducendo strumenti avanzati che consentono di migliorare la capacità predittiva attraverso l’uso di modelli di analisi dei big data e dell’intelligenza artificiale, facilitare la diffusione delle informazioni tramite piattaforme digitali, app mobili e sistemi di allerta precoce, potenziare il coordinamento interistituzionale mediante la condivisione di dati e strategie tra enti pubblici e privati, favorire la formazione a distanza attraverso strumenti di e-learning e simulazioni digitali di scenari di rischio. In questo quadro, il digitale si configura come un fattore abilitante di un nuovo modello di sicurezza partecipata, in cui i cittadini diventano attori attivi del processo di prevenzione.
In tal prospettiva la Pontificia Università Antonianum nella sua attività internazionale di ricerca e sviluppo ha attivato un laboratorio di confronto accademico con Intellitronika, società italiana di eccellenza, nel campo della gestione dei dati in mobilità, della localizzazione di uomini e mezzi e del controllo del territorio con elevatissimi standard di specializzazione.
«È fondamentale operare nel settore del situation management, progettando e realizzando soluzioni per i professionisti dell’emergenza e per il mondo business» dichiara il COO Andrea Medico, aggiungendo che «è necessario lavorare nella ricerca-azione con la forte focalizzazione su soluzioni per la comunità, nella missione di una software house che crede nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni IoT a forte impatto tecnologico».
La prevenzione non può prescindere da un approccio inclusivo, che tenga conto delle differenti vulnerabilità sociali e culturali. Dai primi confronti accademici con i tecnici di Intellitronika si è evidenziata l’importanza del coinvolgimento attivo dei soggetti deboli nei processi di gestione del rischio, promuovendo una cultura della resilienza attraverso la partecipazione diretta e la formazione mirata.
Analogamente, nel contesto della sicurezza sul lavoro, l’approccio di genere assume un ruolo chiave: le differenze biologiche e socio-culturali influenzano l’esposizione ai rischi e impongono un ripensamento delle strategie di prevenzione, come illustrato nelle recenti normative italiane ed europee. In particolare, il tema della sicurezza delle donne merita un’attenzione specifica. In particolare l’adozione di protocolli istituzionali e reti locali si può rivelare una strategia efficace per rafforzare la prevenzione della violenza di genere. La Regione Emilia-Romagna, ad esempio, ha sviluppato un modello di governance territoriale che integra servizi sociali, istituzioni sanitarie e forze dell’ordine per fornire risposte tempestive e coordinate alle donne vittime di violenza. L’integrazione tra cultura della prevenzione e strumenti digitali apre nuove prospettive per il futuro. Tuttavia, essa solleva anche interrogativi di natura etica e giuridica, legati alla protezione dei dati personali, alla gestione delle informazioni sensibili e alla possibile marginalizzazione di fasce della popolazione meno avvezze alle tecnologie. Per garantire un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti, è necessario sviluppare politiche che favoriscano l’accessibilità universale, la trasparenza degli algoritmi e il coinvolgimento attivo della comunità.
Un aspetto particolarmente rilevante è l’uso degli strumenti digitali nella prevenzione della violenza di genere. Le reti di supporto, le piattaforme di denuncia anonima e i sistemi di allerta geolocalizzata possono costituire un valido supporto per le donne a rischio, garantendo tempestività e protezione. Il modello della rete antiviolenza Urban, sperimentato in Emilia-Romagna, rappresenta un esempio virtuoso di come le tecnologie possano essere messe al servizio della sicurezza delle donne, attraverso un’integrazione efficace tra forze dell’ordine, centri antiviolenza e comunità locali. La prevenzione, lungi dall’essere un mero adempimento normativo, rappresenta una sfida culturale che richiede l’impegno congiunto di istituzioni, imprese e cittadini.
Gli strumenti digitali offrono opportunità inedite per rendere la prevenzione più efficace, predittiva e partecipativa, ma il loro impiego deve essere accompagnato da un’etica della responsabilità e da un approccio inclusivo. Investire nella cultura della prevenzione significa costruire una società più sicura, resiliente e consapevole, capace di affrontare con maggiore preparazione le sfide del futuro.
PROGRAMMA IL FUTURO - "La realtà che vorrei: di chi fidarsi?" - Francesco Lacchia
Lanciato il nuovo concorso per Programma il Futuro, il progetto che mira a sensibilizzare docenti e alunni di ogni ordine e grado sull’importanza di apprendere i principi base dell’informatica, oltre a promuovere la consapevolezza digitale. Promosso nel 2014 dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, Programma il Futuro è l’iniziativa realizzata dal Laboratorio “Informatica e Scuola” del CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) che, consapevole dell’importanza del ruolo che riveste l’informatica nell’attuale società digitale, ha scelto di ispirare la creatività degli studenti con il concorso “La realtà che vorrei - Di chi fidarsi?”.
L’informatica, infatti, proprio per la sua enorme capacità di trasformare dati, può essere usata sia per aiutare a capire fenomeni e situazioni sia per influenzare come essi vengono percepiti. Lo scopo del concorso di quest’anno, come si evince dal titolo, è proprio quello di stimolare la riflessione degli studenti su come l’informatica, attraverso le tecnologie digitali, possa essere utile a comprendere la realtà che ci circonda, ma anche come può essere distorta. Da questo punto di vista, si pensi ad esempio alle informazioni false (fake news) o al dirompente fenomeno dei video falsi (deepfake) che possono manipolare completamente la percezione delle persone, con conseguenze di varia natura. La sempre maggiore diffusione di tecnologie dell’intelligenza artificiale generativa, infatti, sono ormai arrivate al punto di produrre false immagini o video di persone reali che dicono cose o fanno azioni che in realtà non hanno mai pronunciato o commesso o, ancora, che producono informazioni (biografie, fatti e notizie, leggi, libri...) che possono non corrispondere alla realtà.
È quindi necessario avere sempre un pensiero critico sia nei confronti delle tecnologie digitale sia nell’analisi di informazioni che se ne ricavano, verificando in questo caso la loro attendibilità attraverso una molteplicità di fonti.
Il concorso prevede la partecipazione di tutti gli studenti frequentanti le scuole italiane di ogni ordine e grado, statali e paritarie, del territorio nazionale ed estero. Ogni singola classe, coordinata da un docente di riferimento per la partecipazione della classe all’iniziativa, potrà partecipare con un solo elaborato, realizzando un progetto informatico in linea quanto specificato negli ulteriori dettagli operativi.
Nelle istruzioni del concorso sono forniti alcuni esempi da cui trarre ispirazione per la realizzazione dell’elaborato:
• Foto digitali. A seconda del punto di vista dal quale viene scattata una foto o di come la foto viene “tagliata” e distribuita possono essere comunicate diverse interpretazioni di uno stesso evento. Ovviamente il problema è sempre esistito ma la natura digitale dei dati, grazie all’infinita possibilità di creare repliche e distribuirle ovunque, lo rende assai più rilevante e meritevole di riflessioni. Lo stesso discorso vale ovviamente anche per i video.
• Fenomeni naturali. Un grande vantaggio che offre l’informatica per la comprensione di fenomeni naturali o artificiali è la possibilità di costruire simulazioni visuali che rappresentano ciò che sta succedendo. Si pensi ad esempio a video, costruiti appunto mediante l’informatica, che rappresentano la formazione di un uragano o l’effetto di un maremoto. Attraverso di essi si può capire meglio come tali fenomeni nascono e si sviluppano.
• Simulazioni. Attraverso i modelli e le simulazioni dell’informatica si possono ricostruire e visualizzare edifici ormai distrutti e restituire quindi l’aspetto di città e luoghi dell’antichità (video). Inoltre, attraverso i visori e sensori della cosiddetta “realtà virtuale” è possibile costruire esperienze totalmente “immersive” in cui si ha l’impressione di essere presenti con tutto il corpo in altri mondi.
Diversi ambienti di programmazione sono messi a disposizione dei partecipanti (come quelli dell’organizzazione americana Code.org di cui Programma il Futuro è il partner italiano) differenziati per la scuola dell’infanzia e scuola primaria, secondaria di primo e secondo grado. Per prendere confidenza con i vari ambienti programmazione, sono consigliati alcuni esercizi propedeutici e la lettura di specifica documentazione.
Una novità di quest’anno riguarda l’ambiente di programmazione per la scuola secondaria di secondo grado che si avvarrà di Proxy, il personaggio digitale creato per avvicinare gli adolescenti all’informatica. Questo personaggio può essere utilizzato in un ambiente che permette di realizzare animazioni 3D Proxy in un amrealizzare animazioni 3D.
La scadenza per l’invio degli elaborati è fissata al 30 aprile 2025.
I risultati del concorso saranno annunciati nel corso dell’evento celebrativo dell’undicesimo anno del progetto.
Tutte le informazioni sul concorso sono reperibili qui https://programmailfuturo.it/progetto/concorso-2025/introduzione
SALUTE E SICUREZZA - "Rischi emergenti nei luoghi di lavoro in Europa" - A cura della Redazione
L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) ha dedicato una nuova indagine ai rischi emergenti per la salute e sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro (ESENER).
Condotta tra maggio e ottobre del 2024, ha coinvolto oltre 41mila organizzazioni provenienti da tutti i settori, con almeno 5 dipendenti, e appartenenti a 30 paesi europei, ovvero i 27 dell’UE a cui si aggiungono l’Islanda, la Norvegia e la Svizzera.
Rispetto all’indagine precedente, divulgata nel 2019, alcuni rischi rimangono stabili mentre altri, inevitabilmente, hanno risentito della pandemia da Covid19, che ha modificato alcuni fattori legati all’organizzazione del lavoro e alla conseguente gestione dei rischi.
L’indagine ESENER ha esplorato in particolare 4 aspetti:
• l’approccio generale della struttura organizzativa alla gestione della salute e sicurezza;
• l’identificazione dei principali fattori e delle barriere alla gestione della salute e sicurezza;
• le modalità di gestione dei rischi psicosociali, compresi quelli legati alla digitalizzazione;
• le modalità di partecipazione dei lavoratori alla gestione della salute e sicurezza.
Tra i fattori di rischio confermati, nel confronto con la precedente edizione, quelli legati all’area dei disturbi muscoloscheletrici, che si mantengono stabili sia per la loro importanza sia per la necessità di promuovere una ulteriore sensibilizzazione sul tema. Infatti, il mantenimento prolungato della posizione da seduto (evidenziata nel 64 % dei luoghi di lavoro) e i movimenti ripetitivi delle mani o delle braccia (rappresentata nel 63% delle organizzazioni) restano ai primi due posti tra i rischi cui prestare attenzione.
Rispetto alle novità introdotte dalle aziende a causa della pandemia, l’indagine evidenzia interessanti aspetti, come ad esempio il fatto che la percentuale di organizzazioni nell’UE-27 che riporta di avere dipendenti che lavorano da casa regolarmente è quasi raddoppiato dal 2019, raggiungendo il 23% nel 2024, fino ad arrivare al 40% in Finlandia e nei Paesi Bassi. In linea con questo risultato, va da sé che le valutazioni del rischio relative al lavoro da casa sono in aumento (8% nel 2024 rispetto al 3% nel 2019), anche se in percentuali ancora contenute.
ESENER 2024 sottolinea la pervasività della digitalizzazione in azienda: le tecnologie digitali sono infatti sempre più presenti nei luoghi di lavoro, con il 43% delle aziende che include l’uso di tali tecnologie nelle proprie valutazioni dei rischi, con percentuali oltre il 60% in Spagna e Slovenia.
Tra i fattori di rischio più frequentemente segnalati e collegati all’uso delle tecnologie digitali sono i disturbi muscoloscheletrici (DMS), come la posizione seduta prolungata (54%) e i movimenti ripetitivi (47%), seguiti dall’intensità del lavoro (34%) e dal sovraccarico di informazioni (32%).
Emerge anche un dato importante rispetto alla valutazione dei rischi come pratica consolidata: il 76% delle aziende intervistate dichiara di effettuare regolarmente la valutazione dei rischi, malgrado permangano differenze significative tra i paesi. L’adempimento degli obblighi legali è indicato come uno dei motivi principali per affrontare il tema della salute e sicurezza dall’ 87% delle aziende nell’UE-27.
Un focus viene poi dedicato ai rischi psicosociali, che includono lo stress, le violenza e le molestie. Nonostante l’attenzione costante su questi rischi, essi vengono percepiti dalle organizzazioni come difficili da gestire rispetto ad altre tipologie di rischio, denotando una certa riluttanza a parlarne apertamente. Questa difficoltà, insieme alla mancanza di consapevolezza da parte di lavoratori e dirigenti e alla carenza di competenze o supporto specialistico, è segnalata più frequentemente con l’aumentare delle dimensioni dell’azienda.
Uno dei fattori di rischio psicosociale rilevato è associato alla gestione di clienti, pazienti o studenti difficili. Tra le organizzazioni che segnalano questo tipo di rischio, il 46% di quelle con 20 o più dipendenti dichiara di avere una procedura per gestire possibili casi di minacce, abusi o aggressioni da parte di clienti, pazienti o altre persone esterne (media UE-27). Questa quota sale al 66% tra le aziende nei settori della sanità e dell’assistenza sociale.
ESENER 24 sottolinea come sia in aumento l’adozione di piani d’azione contro lo stress (39% delle aziende con 20 o più dipendenti nell’UE-27), così come la presenza di procedure per gestire possibili casi di bullismo o molestie (55%) in tutti i settori di attività.
Il 64% delle aziende che fanno valutazione dei rischi dichiara di avere informazioni sufficienti su come includere i rischi psicosociali in tali valutazioni. Questa quota varia sia in base alle dimensioni dell’azienda che in base al settore. Le cifre più alte provengono dai Paesi Bassi (79%), dalla Spagna (71%) e da Italia e Danimarca (70%), mentre le più basse da Malta (38%) e Bulgaria (45%).
Infine, per quanto riguarda la partecipazione dei dipendenti, e concentrandosi sulle aziende che dichiarano di aver utilizzato misure per prevenire i rischi psicosociali nei tre anni precedenti l’indagine, il 55% delle aziende nell’UE-27 indica che i dipendenti hanno avuto un ruolo nella progettazione e nell’impostazione di tali misure, in leggero calo rispetto al 61% del 2019 e al 63% del 2014.
I risultati dell’indagine ESENER evidenziano i cambiamenti nel mondo del lavoro e le nuove sfide che le aziende devono affrontare per garantire la salute e la sicurezza dei propri dipendenti. Vengono anche fornite informazioni preziose per la progettazione e l’implementazione di nuove politiche nel campo della sicurezza e della salute sul lavoro, da cui istituzioni e organizzazioni possono prendere spunti per far fronte a rischi conosciuti ed emergenti legati alla digitalizzazione crescente.
Ulteriori analisi e risultati dettagliati saranno pubblicati nel 2026 e negli anni successivi, così da continuare a monitorare la salute e sicurezza sul lavoro delle organizzazioni europee in un mondo del lavoro e in un contesto sociale in continuo cambiamento.
REPUTATION today - anno XI, numero 44, Marzo 2025
ISSN 3035-1480
Direttore Responsabile: Giuseppe De Paoli
Responsabile Scientifico: Isabella Corradini
Responsabile area Sistemi e Tecnologie: Enrico Nardelli
Redazione: Ileana Moriconi
Grafica: Paolo Alberti
Pubblicazione trimestrale registrata presso il Tribunale di Roma il 13/02/2014 n. 14
Reputation Agency, Divisione di Comunicazione di Themis s.r.l.
via Cesare Baronio 54 - 00181 Roma
tel. +39 06 9292.7629
È vietata la riproduzione, anche parziale, di immagini, testi o contenuti senza autorizzazione.
Per collaborare
REPUTATION today desidera facilitare la pubblicazione di articoli che possono provenire da tutti i lettori.
Si riportano di seguito le norme editoriali alla base dei criteri selettivi con cui verranno presi in esame gli articoli.
Il testo deve essere accompagnato da una dichiarazione firmata dell’autore o dagli autori nella quale si attesti che l’articolo è originale e non è stato pubblicato in precedenza su altre testate.I lavori devono pervenire all’indirizzo della redazione:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. nella loro forma definitiva,completi di nome, cognome, qualifica, foto e firma dell’autore.
Gli argomenti proposti debbono essere correlati agli aspetti gestionali, organizzativi, giuridici e sociali delle seguenti aree: comunicazione e social media; reputazione aziendale; società, cultura e reputazione; buone pratiche; reputazione on line; misurazione della reputazione.
Il sommario dovrà chiarire lo scopo e le conclusioni del lavoro e non dovrà superare le 300 battute (spazi inclusi).
Didascalie e illustrazioni devono avere un chiaro richiamo nel testo.
La bibliografia sarà riportata in ordine alfabetico rispettando le abbreviazioni internazionali.
La Direzione, ove necessario, si riserva di apportare modifiche formali che verranno sottoposte all’Autore prima della pubblicazione del lavoro.