
Indice
EDITORIALE - Coltivare le competenze
CULTURA E SOCIETÀ - "Verso la società a-generazionale" - Marco Mozzoni
PROGRAMMA IL FUTURO - "Programma il Futuro si prepara al 10° anno" - Francesco Lacchia
SALUTE E SICUREZZA - "Salute e sicurezza sul lavoro nell'era digitale" - a cura di Reputation Agency
EDITORIALE - "Coltivare le competenze" - Giuseppe de Paoli
In uno scenario in continua evoluzione, caratterizzato soprattutto dalla crescente innovazione tecnologica, si sviluppano nuovi modelli di business e si aprono opportunità di lavoro in vari settori, in particolare per le giovani generazioni.
Sono opportunità che per essere colte richiedono competenze aggiornate e una formazione continua nonché una chiara strategia del sistema Paese.
La Security, ad esempio, rappresenta un settore in continuo sviluppo e potenzialmente foriero di buone opportunità lavorative nel quale è però particolarmente importante investire sul gioco di squadra, oltre che sulla formazione, se si vuole “creare e diffondere il DNA della sicurezza” come dice Stefano Bargellini, responsabile sicurezza di Fiera Milano S.p.A.
Il security manager fa riferimento al concetto di “sistema paese” e alla necessità di consolidare il rapporto tra pubblico e privato, tra aziende e mondo dell’intelligence con il supporto delle Istituzioni di Sicurezza Pubblica.
Lo scrittore Marco Mozzoni che propone “una rete intergenerazionale” per valorizzare le risorse e le competenze umane, con una attenzione particolare alle persone più anziane con competenze utili, ma escluse di fatto dal sistema produttivo. E aggiunge: “Riusiamo gli oggetti. Creiamo percorsi virtuosi per le cose. E va bene. Ma degli umani cosa ne facciamo? A un certo punto della loro vita professionale li buttiamo via come fossero spazzatura. Non è un controsenso occuparsi delle cose e trascurare le persone?”
La necessità di “fare rete” è sottolineata anche da Rita Forsi, cofondatrice di “WOMEN4CYBER”, no profit impegnata soprattutto nell’ambito della cybersecurity, che – in questo numero di Reputation Today – discute invece delle disparità di genere e della penalizzazione delle donne, chiedendosi se questa situazione di disparità non stia lasciando il posto a germi di una cultura nuova, in grado di recepire le aspirazioni della nuova realtà digitale.
Per l’esperta occorre comunque “una maggiore partecipazione delle donne ai processi produttivi e decisionali, ai momenti organizzativi e alle fasi progettuali, soprattutto negli ambiti della ricerca e dell’innovazione tecnologica”.
Il ruolo decisivo della formazione e dell’educazione, necessarie per sviluppare competenze a partire dalla scuola, è sottolineato anche nell’articolo di Francesco Lacchia, che descrive le attività del nuovo anno scolastico di Programma il Futuro, iniziativa che si appresta a festeggiare il suo decimo anno.
Infine, il consueto report sull’attività di EU-OSHA, l’Agenzia europea per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, che lancerà ad ottobre 2023 la nuova campagna per promuovere il benessere in relazione alle tecnologie digitali sul lavoro. L’agenzia monitora rischi e vantaggi della digitalizzazione sul lavoro e concentra gli sforzi per garantire al meglio la sicurezza e la salute di tutti i lavoratori.
Buona lettura!
NEWS
UN PREMIO PER LE DONNE CHE MODELLANO IL MONDO DI DOMANI
Il premio “We Award 2023” nasce nel contesto del progetto Women at the Top, realizzato dal Sole 24 Ore in collaborazione con il Financial Times. L’iniziativa, nata per valorizzare i percorsi di donne che hanno ottenuto risultati importanti nel corso della loro vita producendo impatti positivi sulla società, si sviluppa su diversi piani che includono: un momento di confronto su leadership ed empowerment femminile (Digital Event), un Summit con taglio divulgativo ed il Galà per la consegna dei premi, che avverrà il 30 novembre a Milano. Le candidature per le imprese saranno aperte fino al 17 ottobre e riguarderanno quattro categorie (business, international, open innovation e no profit).
Fonte: https://weaward2023.ilsole24ore.com/
INTERNET FESTIVAL 2023
Ai nastri di partenza l’Internet Festival che si svolgerà in presenza a Pisa dal 5 all’8 ottobre 2023 e in modalità online nel periodo ottobre-dicembre. Un programma ricco di eventi e percorsi educativi T-Tour ai quali parteciperanno ospiti illustri ed esperti in ambito digitale con diversi background. Il concept della manifestazione è “Artificiale”, che - come si legge sulla pagina del sito dedicato – “è ciò che è creato ad hoc attraverso l’artificio. Ricorrere all’artificio per migliorare la realtà, infatti, è uno degli espedienti utilizzati da sempre”.
Fonte: https://www.internetfestival.it
REALTÀ VIRTUALE PROTAGONISTA A VENEZIA
Il 9 settembre si è conclusa la 80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Anche nell’edizione 2023 uno spazio è stato dedicato alla Venice Immersive, focalizzata sui media immersivi e su tutti i mezzi di espressione creativa XR: video a 360° e opere XR di qualsiasi lunghezza, comprese installazioni e mondi virtuali. I progetti in concorso sono stati 28, accompagnati da 9 progetti Fuori Concorso – Best of Immersive e 6 progetti sviluppati nel corso di Biennale College Cinema – VR. Il premio per la realizzazione Venice Immersive è stato assegnato a Empereur (di Marion Burger e Ilan Cohen), mentre Flow (di Adriaan Lokman) ha ottenuto il premio speciale delle giuria Venice Immersive e Songs for a Passerby (di Celine Daemen) il Gran premio della giuria Venice Immersive.
Fonte: https://www.labiennale.org/it/cinema/2023
FESTIVAL DEL DIGITALE POPOLARE
Dal 6 all’8 ottobre 2023 torna a Torino il Festival dedicato alla cultura digitale. La prima edizione dell’iniziativa, organizzata da Fondazione Italia Digitale, si è svolta nel 2022. Quest’anno il tema prescelto è “Futura, a misura d’umanità” e vuole celebrare l’importanza di porre le persone al centro di ogni forma di innovazione digitale. Durante le giornate del Festival si alterneranno incontri, dibattiti e spettacoli dedicati ai nuovi linguaggi digitali, con un taglio accessibile a tutti affinché possa entrare a far parte integrante della cultura popolare.
Fonte: https://festivaldigitalepopolare.it/
QUAL È IL PAESE PIÙ ATTRATTIVO AL MONDO?
L’INTERVISTA - "Competenze, formazione continua e passione" - Intervista a Stefano Bargellini - A cura di Giuseppe de Paoli
Ne parliamo con Stefano Bargellini, lunga esperienza in grandi aziende, già direttore Sicurezza del Gruppo Esselunga, di Vodafone Italia ed attualmente di Fiera Milano, nonché commendatore al merito della Repubblica Italiana.
Per alcune aziende, anche importanti, il tema della sicurezza è ancora vissuto, semplicisticamente, come un costo che sarebbe preferibile evitare; allo stesso tempo però sembra aumentare considerevolmente l’idea della sicurezza come tema che deve riguardare tutti: Istituzioni, Aziende, Enti, Centri ricerca, Associazioni, Luoghi di cura. È cosi?
Il numero delle aziende che considerano la sicurezza come un puro costo si va via via riducendo: purtroppo questo cambiamento di pensiero oggi in atto, è stato spesso indotto dalle conseguenze di eventi che hanno seriamente attaccato il patrimonio aziendale, sia esso intangibile o non. Attacchi informatici, attacchi fisici alle strutture, furti e rapine, infedeltà di alcuni dipendenti, hanno fatto capire a molti che mettere risorse da spendere in prevenzione e formazione, non è un costo ma un investimento.
Nella società moderna il “sistema paese” è l’insieme costituito dal mondo produttivo, della erogazione dei servizi ma anche della politica in una commistione dove le Istituzioni preposte alla sicurezza dello Stato e della sicurezza privata devono garantire, anche grazie alla continua collaborazione tra di essi, il corretto funzionamento della società civile nell’interesse del Paese.
Il Cyber Crime è una preoccupazione costante: secondo l’Agenzia per la Cyber Security Nazionale (ACN), nel solo 2023 in Italia, sono stati registrati 100mila attacchi informatici contro infrastrutture del Paese. Quali misure adottare per porre un argine e in che misura il cittadino comune può collaborare alla sfida?
Il rapporto del CENSIS, presentato lo scorso luglio a Roma, ci dà una visione ed una panoramica chiara di questo serio fenomeno, cresciuto in maniera esponenziale dall’inizio del conflitto russo-ucraino. È la minaccia più grande che le aziende si stanno trovando ad affrontare e che mina seriamente il business delle stesse ma anche la loro reputazione, spesso costruita nel tempo, con sforzi economici notevoli.
Pensare di affrontare il tema solo con gli investimenti in tecnologia è, a mio parere, troppo semplicistico. Una azienda moderna vive in un contesto aperto, vive in internet, è on-line con il mondo: pensare di fare tutto da soli è impossibile.
E si ritorna al concetto di “sistema paese” all’interno del quale deve sempre più consolidarsi il rapporto tra pubblico e privato, tra aziende e mondo dell’intelligence e dove il ruolo delle Istituzioni di Sicurezza Pubblica diventa quello dell’aiuto e del supporto che sta a fianco del sistema economico nazionale.
E poi ci sono gli aspetti comportamentali: la formazione dei dipendenti, la creazione del senso di appartenenza alla squadra/azienda, il dovere di ciascuno a partecipare alla difesa ed alla sicurezza della realtà ove lavora, deve essere sentito come parte del proprio DNA e non come un obbligo imposto. Condivisione del rischio, formazione continua, preparazione, sono le chiavi che aprono la porta della sicurezza diffusa in una realtà imprenditoriale. È infatti ampiamente dimostrato che molto spesso gli atti di hackeraggio e gli attacchi informatici, si sono realizzati grazie alla disattenzione, od alla non preparazione specifica, delle persone che aprono mail di phishing oppure, usando i social attraverso le reti aziendali, cadono nelle trappole del social engineering.
Gestire la sicurezza di eventi come Fiera Milano, che richiamano centinaia di migliaia di persone, richiede un impegno notevole, competenze varie, aggiornamento continuo, grande capacità di collaborazione e di relazione. Quanto è stato importante il fattore umano nello svolgimento dell’incarico?
Il mondo delle fiere vive differenti momenti: le fasi di allestimento e disallestimento ed i giorni in cui i padiglioni espositivi sono aperti al pubblico, con l’accesso di centinaia di migliaia di persone e mezzi. Questo ciclo di passaggio dalla sicurezza privata alla sicurezza pubblica si ripete ad ogni manifestazione.
Nella prima fase l’attenzione è focalizzata alla sicurezza del lavoro e quindi al rispetto di tutte le regole per prevenire incedenti e tutelare l’integrità delle persone che lavorano alla preparazione ed allo smontaggio.
La seconda fase si caratterizza per una sicurezza pubblica, mirata alla prevenzione dei reati, al controllo degli accessi, al sistema di pronto soccorso e antincendio. Questa fase vede una strettissima collaborazione con la Questura, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza. La sala operativa diventa il cuore del sistema di gestione della sicurezza ordinaria, del pronto soccorso sanitario, del sistema antincendio e della gestione di una eventuale emergenza.
E qui si torna al fattore umano: occorrono operatori di sicurezza preparati e personale dipendente e di vigilanza capace di assumere la gestione dell’emergenza in condizione di forte stress.
Per rispondere alla sua domanda, il fattore umano non è importante, è essenziale: è la sinergia e la preparazione all’interno della squadra che consente uno svolgimento delle manifestazioni in sicurezza.
La formazione specifica sulla gestione dell’imprevisto e dello stress in emergenza è fondamentale.
Quali sono i principali nemici per chi si occupa di sicurezza oggi?
Beh, i rischi di cui i media parlano tutti i giorni li conosciamo: la guerra in Europa, il malessere sociale che sta creando pericolosi focolai di insoddisfazione che possono sfociare in movimenti di piazza, la criminalità comune e quella informatica, l’immigrazione clandestina senza controllo. Ma non va sottovalutato il pericolo che si cela dietro la speranza che poi alla fine non accadrà nulla, che la sicurezza in azienda è un tema che non riguarda tutti ma solo le persone preposte a questo ecc. ecc. è una bomba perennemente innescata. Se non lavoriamo alla creazione e diffusione della sicurezza partecipata e condivisa da tutti, non andremo lontani.
La sicurezza può divenire una risorsa lavorativa importante, soprattutto per i giovani. Quali sono le competenze utili e quali quelle assolutamente necessarie per chi vuole lavorare in questo ambito?
Non è una professione che si può fare perché non se ne trovano altre: è una attività che si deve amare, occorre sentirsela addosso e, con passione, fare tesoro di tutte le piccole o grandi esperienze giornaliere.
Mi spiego meglio: i manuali ed i vari corsi sono ovviamente essenziali ma i casi poi reali sono sempre nuovi e diversi tra loro: allora occorre fare tesoro dell’esperienza degli altri e con la forza ed il talento tipico di molti giovani, pensare a come quelle cose, quei fatti, quelle soluzioni, avrebbero potuto avere un epilogo diverso se… insomma, curiosità, voglia di fare e di migliorarsi continuamente coinvolgendo sempre altri colleghi.
Va da sé che comunque lo studio della materia costituisce l’humus nel quale far crescere le nostre esperienze.
Lei ha scritto La Sicurezza In Azienda. Consigli Utili per i giovani manager (Edizioni Themis, 2021) e sta preparando un altro lavoro.
Ci vuole dare qualche anticipazione?
Insieme a colleghi che ho avuto la fortuna di incontrare quando ho approcciato questa nuova attività, stiamo preparando un volume che parlerà del mondo della sicurezza nel sistema fieristico. Spero avrà il successo dei precedenti!
C’è un libro o un film che l’ha ispirata nel suo lavoro per la security, cyber e no?
Non vorrei deluderla, ma la risposta è no.
Nella mia vita professionale che ormai è arrivata a cinquanta anni nel mondo della sicurezza, ho avuto la fortuna di incontrare imprenditori unici ed amministratori delegati illuminati che credevano nel valore della sicurezza, intesa a 360 gradi, con una visione olistica che mettesse al centro la tutela della persona e del patrimonio aziendale e che, nella governance, fosse posta a loro diretto riporto secondo il principio che la sicurezza non può e non deve essere intermediata.
Grazie a loro ho avuto la possibilità di investire sulla squadra, di investire molto in formazione, di creare e diffondere il DNA della sicurezza aziendale. In questi contesti, nazionali e internazionali, ho maturato le mie esperienze che nel tempo, anche grazie ai risultati tangibili ottenuti, mi hanno rafforzato la convinzione che senza le persone che ho incontrato e con cui ho lavorato, non avrei potuto far nulla.
DONNE E DIGITALE - "Women4Cyber Italia: tante opportunità di crescita nel mondo digitale" - Rita Forsi
In questi ultimi anni, avvincenti sfide tecnologiche hanno stimolato la fantasia per le più svariate e fino a pochi anni fa anche impensabili applicazioni. Eppure, al contempo, si è reso più che mai evidente un forte sbilanciamento, almeno occupazionale, fra uomini e donne.
Gli osservatori, a vario livello, e, primo fra tutti il World Economic Forum (WEF), hanno pubblicato dati impietosi. Di fronte al risultato degli studi evidenziati nel Report WEF del 2022 – che prevede siano necessari ben 132 anni per il superamento del divario esistente –, anche i nemici più incalliti delle quote rosa hanno dovuto ammettere che si tratta di una situazione inaccettabile.
Lo sviluppo accelerato dell’innovazione tecnologica comporta sensibili effetti nei livelli occupazionali per l’incidenza delle trasformazioni dei processi lavorativi sulle organizzazioni aziendali, senza dimenticare peraltro i settori della Pubblica Amministrazione.
Per focalizzare il problema appare importante considerare, parallelamente e da subito, anche settori spesso considerati al contorno, quali quello della ricerca, della scuola, dell’Università e, per quest’ultima, in particolare i corsi di laurea STEM.
Processi informatizzati e talvolta completamente trasformati hanno avviato un percorso di cambiamento “rivoluzionario”. Una semplice esaltazione del progresso tecnologico, con le sue incredibili e affascinanti opportunità, oppure una sua demonizzazione per le ombre e i pericoli già evidenti (e non solo agli addetti ai lavori), non serve certamente a regolare questa epoca che ci è dato di vivere.
La condizione di scarsa rappresentanza delle donne nell’esplosione di questa vera e propria rivoluzione, impone alcune urgenti riflessioni. Per fortuna se ne è cominciato a parlare in moltissimi ambiti, tanto che sembra quasi diventato di moda.
Ecco perché è importante fare il punto della situazione e aver cura che le discussioni sul tema del gender gap si indirizzino verso analisi e proposte di risoluzione della questione di tipo “scientifico”, non umorali o qualunquistiche, o peggio, appunto, solo di tendenza.
L’iniziativa “WOMEN4CYBER” avviata nel 2019 a Bruxelles trova le sue origini nell’ambito di ECSO, il primo partenariato europeo di cybersecurity, per poi tradursi in capitoli capitoli nazionali, come l’associazione “WOMEN4CYBER” Italia, che nasce dall’impegno di Domitilla Benigni (presidente) e Selene Giupponi (segretario generale) con la scrivente.
Mettere in piedi un Ente del Terzo Settore non è semplice per chi ha altre importanti attività o impegni, ma per noi la passione nei confronti del tema del divario di genere è davvero reale.
La modalità di lavoro individuata è quella di promuovere iniziative specifiche, che rilancino il messaggio dell’anacronismo e della miopia di scelte che penalizzino, anche per antichi retaggi, l’impiego e la crescita della componente femminile nel mondo dell’innovazione tecnologica.
Altrettanto importante è stimolare le giovani ragazze a conoscere i grandi temi dell’innovazione tecnologica, avviarsi a lauree o percorsi di studio specialistici, a non considerarsi inadeguate nei confronti di cyber challenges, o di altre sfide tecnologiche, e ad entrare per esempio in ambiti particolarmente attraenti come le fasi di progettazione di processi, sistemi, componenti altamente innovativi.
L’ambizione che ci muove è ovviamente, ma è bene ripeterlo, totalmente inclusiva, in quanto in Women4Cyber Italia si ritiene che le opportunità sopra accennate siano valide e proponibili a tutti i nostri giovani, indipendentemente dal genere.
Fin dai primi momenti di vita di Women4Cyber Italia, ci siamo preoccupate di farci conoscere, di presentare il nostro programma e i nostri obiettivi, che peraltro sposano appieno il contenuto dell’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo Sviluppo Sostenibile, sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei Paesi Membri delle Nazioni Unite.
È stato certamente incoraggiante, nel cammino che abbiamo intrapreso, notare come la questione della diversità di genere sia entrata come tema rilevante nelle varie Strategie, soprattutto quella europea. È inoltre degno di rilievo il passaggio sul tema della Presidente della Commissione europea nel Discorso sullo Stato dell’Unione del 13 settembre u.s.
Possiamo forse concludere che la disparità di genere e la penalizzazione delle donne che talvolta ha ancora anacronistiche applicazioni, stia lasciando il posto a germi di una cultura nuova? Una cultura che recepisca le aspirazioni della nuova realtà ormai molto “digitale”, le sfide, le innovazioni già in essere e quelle che si concretizzeranno molto presto e che ispiri nuovi stili di vita, di lavoro, nuovi modelli occupazionali?
Voglio augurarmi che non sia una bolla, un comportamento soltanto trendy quello di pensare alla componente femminile paritaria nelle varie manifestazioni, ma il segnale che una maggiore partecipazione delle donne ai processi produttivi e decisionali, ai momenti organizzativi e alle fasi progettuali negli ambiti della ricerca e dell’innovazione tecnologica, sia percepita come contributo allo sviluppo socio-economico e dunque foriero di crescita culturale e sociale.
Naturalmente dovranno essere favoriti i momenti formativi, con gli interventi che sappiamo già avviati sulla organizzazione scolastica e sulla modernizzazione dei programmi di studio; insomma molte operazioni, tutte integrate fra loro, per camminare verso l’obiettivo dell’empowerment femminile.
Soprattutto sulla formazione Women4Cyber Italia intende rendersi disponile a collaborazioni con Enti ed Istituzioni deputati a garantire la crescita culturale delle nuove generazioni, a partire dai più piccoli, fino agli adulti e agli anziani, in quanto ovviamente nessuna fascia di età dovrebbe essere lasciata indietro (o almeno troppo indietro!).
Women4Cyber Italia ha attivato una pagina social, su LinkedIn, per testimoniare la propria determinazione a seguire in tempo reale quanto accade o ruota intorno al mondo digitale in generale, e a quello cyber in particolare e non manca di pubblicare propri commenti ragionati su eventi, emissione di atti normativi rilevanti a livello europeo o nazionale o su tematiche di notevole valore.
L’Associazione ha deciso altresì di lanciare un programma di webinar periodici nei quali si affrontino, in modalità online, argomenti che rivestano particolare interesse, sia a livello di grande pubblico che di specialisti di settore.
L’Associazione Women4Cyber Italia ha, fin dalla fondazione, operato una scelta a cui tengo personalmente e sulla quale si sono mostrate particolarmente sensibili da subito anche le colleghe fondatrici: la costituzione di un Comitato Tecnico- Scientifico, che operasse a sostegno delle iniziative più tecniche dell’Associazione.
Il Comitato, formato da personalità di eccellenza e particolarmente competenti in vari settori, ha già attivato formali e preziose collaborazioni con prestigiose Università italiane, quali la LUISS, l’Università di Pisa e il Campus Biomedico, grazie anche al sostegno convinto dei Professori di tali Università che sono membri del Comitato Tecnico-Scientifico.
Fa davvero comunque piacere segnalare anche il progetto di Women4Cyber denominato “YOUTH AMBASSADORS” per il quale l’Associazione investe su cinque giovani ragazze e affida loro il compito di sensibilizzare le nuove generazioni e stimolarle verso le crescenti opportunità offerte dalle discipline STEM e dal settore della sicurezza informatica, più in particolare.
Si stanno altresì concretizzandosi altre importanti collaborazioni, come per esempio quella già avviata con ANGI (Associazione Nazionale dei Giovani Innovatori) ed altre oggi in fase avanzata di perfezionamento.
Costituisce infatti primario interesse di Women4Cyber Italia coltivare un legame privilegiato di collaborazione con l’Accademia e con i principali Stakeholders del settore per raggiungere l’obiettivo di divenire un riferimento affidabile e competente nel panorama nazionale e quindi anche nell’ambito dell’intera comunità di W4C.
Il percorso di costruzione di solide radici, costantemente arricchito dal know how dei soci onorari, soci ordinari, membri del Comitato Tecnico Scientifico, e di chi voglia accompagnarci, appare sfidante e complesso; è stato tuttavia intrapreso quale strumento sicuro per risultati ambiziosi e di lunga durata.
In quest’ottica, Women4Cyber Italia ha nel frattempo fornito proprie osservazioni e contributi all’iniziativa “Repubblica Digitale” della Presidenza del Consiglio dei Ministri per condividere osservazioni sulle reali difficoltà che pregiudicano l’avvicinamento delle ragazze al digitale, ai corsi di studi specialistici delle lauree STEM, alle sfide organizzate sui temi dell’informatica applicata.
Prova ne sono le “cyber challenges” ancora poco frequentate da giovani ragazze.
Eppure la” Strategia dell’UE in materia di cibersicurezza per il decennio digitale” indica una prospettiva molto interessante circa il settore cyber che “presenta un grande potenziale” e incoraggerà “la partecipazione femminile nell’ambito dell’istruzione in campo scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico, della riqualificazione professionale nel settore delle TIC o del miglioramento delle competenze nel settore digitale”.
Le riflessioni ad oggi maturate nelle varie sedi lasciano intendere che per incidere sulle realtà più negative serva un approccio culturalmente diverso, motivato, denso di proposte e contenuti forti, presentato alle nostre giovani generazioni con un linguaggio appropriato competente e altamente professionale.
Noi di Women4Cyber siamo convinte che questi saranno gli strumenti più preziosi per una crescita dei nostri piccoli: inclusiva, solida e pronta anche ad affrontare i pericoli e le difficoltà insite nella dimensione digitale, ancora sconosciuta per molti ma innegabilmente ricca di straordinarie opportunità alle quali non vogliamo rinunciare.

DALLE AZIENDE - "Joule, la scuola di Eni per far crescere imprese sostenibili" - A cura di Reputation Agency
In uno scenario in continua evoluzione, caratterizzato soprattutto dalla crescente innovazione tecnologica, la sfida che attende le imprese è quella di sviluppare modelli di business non solo funzionali al sostenimento economico delle stesse, ma anche capace di promuovere benessere sociale e ambientale nel senso più ampio del termine, facendo sì che le generazioni di oggi non compromettano le opportunità per quelle del futuro.
Un concetto, quello di impresa sostenibile, che si sposa con gli obiettivi dell’Agenda 2030 e che richiede un impegno comune e costante da parte di tutte le componenti della società, dal singolo cittadino alle organizzazioni pubbliche e private.
Il compito non è semplice, ma ci sono progetti e iniziative in grado di supportare imprese e startup nate per rispondere alle sfide del futuro. Come Joule, la scuola di Eni per l’impresa, diretta da Mattia Voltaggio, che dal 2020 supporta la crescita di imprese sostenibili attraverso percorsi di formazione e programmi di accelerazione e co-innovazione.
Nel supportare imprese e startup verso modelli imprenditoriali sostenibili, Joule contribuisce alla strategia “Net Zero” di Eni, che prevede l’azzeramento netto – nel 2050 – di tutte le emissioni e il raggiungimento degli scope GHG (Greenhouse Gas) associati all’intera catena del valore. Con uno sguardo sempre più internazionale e l’attivazione di progetti collaborativi con realtà in tutto il mondo, dagli Usa all’Africa.
Joule è più che una scuola, è un vero e proprio ecosistema in cui viene dato spazio alle nuove visioni del futuro, dove si sviluppano competenze e strumenti chiave per favorire l’accelerazione di startup (Accelaration program), perché è importante non solo immaginare gli scenari che verranno, ma far sì che le startup siano immesse nel mercato il più velocemente possibile. Un lavoro graduale, di presa consapevolezza degli obiettivi imprenditoriali, che viene realizzato attraverso il programma dedicato Joule Discovery Lab, in modo che le idee si trasformino in progetti concreti. E di sviluppo di competenze attraverso la piattaforma online Joule Open.
Periodicamente, vengono lanciate delle call per avviare iniziative di sostegno a nuove realtà imprenditoriali (https://www.eni.com/joule/it-IT/le-nostre-call.html). Tra quelle avviate nel 2023, ad esempio, c’è VeniSIA (Venice Sustainability Innovation Accelerator), acceleratore di innovazione sulla sostenibilità, basato a Venezia e orientato allo sviluppo di idee imprenditoriali e soluzioni tecnologiche in grado di affrontare il cambiamento climatico e altre sfide ambientali; o la Competition di WomenXImpact, tra i principali eventi a sostegno dell’imprenditoria femminile, nata per permettere a startup fondate da donne o nel cui board sia presente almeno una donna di vivere un’esperienza unica di crescita e confronto e di allargare e consolidare il network, entrando in contatto con una giuria di esperti del settore.
Joule è anche una grande Community, dove startup, esperti, accademici, studenti e aspiranti imprenditori mettono a disposizione le proprie esperienze e si confrontano, dando vita ad uno spazio virtuale, che offre tante opportunità, dall’ampliamento del proprio network, all’utilizzo di strumenti di crescita personale.
In Joule particolare attenzione viene data alla formazione delle competenze. D’altro canto il nome Joule – che è l’unità di misura dell’energia – sottolinea la centralità formativa sull’unità di misura del fare impresa: la persona.
Attraverso la piattaforma online Joule Open, futuri imprenditori e imprenditrici hanno la possibilità di usufruire di molte opportunità esclusive: dalle sessioni di approfondimento con esperti e docenti di Business School ad eventi live tematici, laboratori, case stories e testimonianze imprenditoriali.
Metodologie didattiche diversificate accompagnano dunque i dieci moduli formativi che occorre seguire per accrescere le competenze, con l’opportunità di ottenere i credits formativi (tramite lo strumento Level Up) e progredire nell’ esperienza di apprendimento.
A conclusione del percorso formativo, che deve includere tutti e dieci i moduli, Joule rilascia l’ Open Badge, un esclusivo certificato che attesta il raggiungimento delle competenze in ambito di imprenditoria sostenibile (https://www.eni.com/joule/it-IT/opportunita-esclusive-open.html).
Un’esperienza di crescita innovativa per chi vuole fare impresa in modo sostenibile.
Per saperne di più: https://www.eni.com/joule/it-IT/home.html
CULTURA E SOCIETÀ - "Verso la società a-generazionale" - Marco Mozzoni
Non è una novità. Le etichette hanno sempre creato steccati, muri di confine. Dai quali dover ogni volta ripartire per trovare il modo di rimetterci insieme, a meno che si sia deciso di restare isole, snaturando la nostra umanità. Ci troviamo oggi al paradosso di vedere filo spinato tra gli Stati di un continente che prendeva le mosse proprio dalla “libera circolazione” per tentare la costruzione di un’Europa integrata in qualche modo. Io credo che spesso ci troviamo spiazzati da problemi che superano le nostre forze proprio perché non diamo peso al quotidiano. Come “funzioniamo” nei contesti a noi più prossimi, come la famiglia, le relazioni, il lavoro? Ce lo chiediamo ogni tanto? Prendiamo per buono ciò che si sedimenta man mano condizionando progressivamente il nostro modo di ragionare e di agire. Ad esempio, ormai siamo abituati a frammentare qualsiasi cosa, in una logica classificatoria maniacale, come le generazioni X, “Y” e Z. Dividendoci sempre più in comparti stagni tra loro non comunicanti. Fino a quando scoppia una grana grossa che ci dà una scrollata. E via a correre ai ripari alla meno peggio. L’ambiente è oggi uno dei motori della nuova economia. Uno potrebbe dire in modo semplificato che basta produrre meno, con un’offerta che risponde ai bisogni reali delle popolazioni, con un po’ di programmazione di sistema, per evitare di avere sprechi da smaltire. Abbiamo scelto però un’altra strada e fino a un certo momento non ci siamo curati dei potenziali effetti collaterali. Che ora però bussano alla porta. Soluzione? Sostenibilità, economia circolare, lotta al cambiamento climatico ecc. Ottimi propositi, accompagnati da obiettivi futuribili proibitivi, per recuperare; come il “green deal” dell’impatto climatico zero da qui a qualche anno. Siamo sicuri che avremo non tanto i soldi per realizzare quello che mettiamo sulla carta (per quello bastano i titoli di stato, come ormai è sdoganato anche a livello BCE), ma le capacità individuali e collettive? Dico come persone. Ora ricicliamo, recuperiamo, riusiamo gli oggetti. Creiamo percorsi virtuosi per le cose. E sta bene. Ma degli umani cosa ne facciamo? A un certo punto della loro vita professionale li buttiamo via come fossero spazzatura, quella di una volta che finiva alla discarica. Che spreco. Non è un controsenso occuparci delle cose senza occuparci degli esseri umani? E poi, dove trovo io la motivazione a fare per gli oggetti quello che per me non è previsto? In altre sedi abbiamo proposto un cambiamento di rotta: superare le etichette e i conflitti tra generazioni produttive verso un futuro intergenerazionale, anzi a-generazionale per dirla tutta. Basta etichette! Basta confini! Basta guerre! Riconosciamoci come persone. Ognuno di noi potrebbe facilmente mettere a disposizione, in modo collaborativo, quello che ha di meglio (talento, capacità, esperienze), facendo il sistema tesoro di tutti gli ingredienti come in una buona ricetta. L’efficienza verrebbe aumentata e i “rifiuti” ridotti a poco niente. Con grande risparmio proprio dei settori che oggi a valle sono più in crisi, sanitario ma non solo. Non per altro lo Stato si è dato nella Costituzione il compito preciso di “rimuovere gli ostacoli […] che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art.3). D’altro canto “ogni cittadino ha il dovere di svolgere […] un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” (art.4). Non fa una grinza. Ci sono già tutte le condizioni e gli incentivi per operare. Se vogliamo dare anche un appeal comunicativo, nelle logiche del marketing contemporaneo, ve(n)diamola un po’ come il trasferimento dei metodi dell’economia circolare dai prodotti (cose) ai produttori (persone). Sarebbe “mobilità sostenibile”, con diverse generazioni produttive in un circolo che si autoalimenta, senza bisogno di “rifornimenti” riparatori (aiuti pubblici e privati). Sarebbe “logistica integrata”, con una rete delle forniture di risorse umane di differente esperienza e talento a copertura dei fabbisogni aziendali di settori e territori. Sarebbe almeno come metafora “decarbonizzazione”, con l’eliminazione delle “scorie” emesse da persone improduttive escluse dal sistema (malattie, psicopatologie, crimine, ...). Sicuramente “economia circolare” applicata agli umani (produttori) nel contesto della produzione in modalità materialmente circolare di merci e servizi (prodotti). Infine, sarebbe la nostra più bella e convinta “lotta al cambiamento climatico”, in un automatismo quotidiano motivante sull’uno e l’altro fronte, alimentato da una coscienza collettiva radicata nel riconoscimento di valore finalmente (anche) alle persone quale principale fattore di cambiamento. Nei fatti, non a parole questa volta.

PROGRAMMA IL FUTURO - "Programma il Futuro si prepara al 10° anno" - Francesco Lacchia
Al via il decimo anno di attività di ‘Programma il Futuro’, il progetto promosso dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e realizzato dal Laboratorio “Informatica e Scuola” del CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica). Tante le iniziative in cantiere per coinvolgere un pubblico sempre più ampio nella sua missione di diffusione delle conoscenze scientifiche di base per la comprensione della moderna società digitale.
A partire dal lontano 2014, Programma il Futuro ha adattato in italiano tantissimi materiali didattici prodotti dall’organizzazione statunitense no profit Code.org, supportando i docenti con approfondite pagine descrittive, videotutorial, guide, webinar, ecc. In particolare, il livello scolastico a cui inizialmente è stata dedicata maggiore attenzione è stata la scuola primaria, dalla quale era fondamentale partire per creare le basi formative dei futuri studenti.
Dopo un primissimo corso pilota, il primo insieme strutturato di corsi destinato alla scuola primaria era suddiviso in quattro livelli da 1 a 4. Il corso 1 era destinato alla prima e seconda primaria, per passare poi al corso 2 in terza, al corso 3 in quarta e al corso 4 in quinta. Chiaramente anche le classi più avanzate che non avevano mai trattato questa nuova materia di studio, dovevano partire dal corso 2. Anche nelle classi delle scuole secondarie di secondo grado i cui studenti non erano mai stati esposti a questa disciplina, potevano trarre vantaggio da questi materiali.
Nell’anno scolastico 2019/20 Programma il Futuro ha inaugurato la nuova struttura di corsi completamente riprogettata da Code.org su sei livelli, adattando in italiano tutto l’insieme dei “Corsi A-F” (la versione 2018):
Corso A: consigliato per la scuola dell’infanzia,
Corso B: consigliato per la classe prima della scuola primaria,
Corso C: consigliato per la classe seconda della scuola primaria,
Corso D: consigliato per la classe terza della scuola primaria,
Corso E: consigliato per la classe quarta della scuola primaria,
Corso F: consigliato per la classe quinta della scuola primaria.
Anno dopo anno Code.org aggiorna tutti i materiali didattici, accogliendo i preziosi commenti dei docenti che li usano in aula con i loro alunni e adeguandoli alle attuali innovazioni tecnologiche. Ogni anno quindi i contenuti e la struttura dei Corsi A-F si evolvono gradualmente, così come l’adattamento in italiano. Per questo anno scolastico 2023/24 Programma il Futuro propone quindi il nuovo adattamento in italiano di questi corsi (la versione 2021), che contiene i seguenti concetti fondamentali dell’informatica:
Corso A: la sequenza di istruzioni, la ripetizione di istruzioni (ciclo) e un primo sguardo agli eventi,
Corso B: stessi concetti del corso A, ma approfonditi con attività differenti,
Corso C: stessi concetti dei primi due corsi, ma trattati con una modalità più adeguata all’età più elevata degli alunni, si introducono anche alcuni concetti sui dati,
Corso D: si riprendono la sequenza di istruzioni, gli eventi, i cicli e si introducono i cicli annidati, le istruzioni condizionali, i cicli “mentre” e i cicli “fino a che”,
Corso E: vengono introdotti i “personaggi” (detti anche “sprite”) e le funzioni, inoltre si approfondiscono i cicli annidati e le istruzioni condizionali con i cicli “mentre” e i cicli “fino a che”,
Corso F: si approfondiscono i concetti relativi alla gestione dei “personaggi” e si introducono le variabili, i cicli con contatore e le simulazioni.
Per ogni lezione sono disponibili gli esercizi interattivi che gli alunni svolgeranno sul sito di Code.org e il piano di lavoro della lezione, che fornisce al docente tutte le informazioni preliminari e descrive punto per punto le attività da svolgere in aula. Alcune lezioni hanno un carattere più tradizionale e non necessitano dei computer, ma sono altrettanto importanti per introdurre nuovi concetti e coinvolgere la classe in attività di vario genere.
Trasversalmente a tutti i corsi, vengono portati avanti importanti concetti di Cittadinanza digitale consapevole con le lezioni che negli anni anche Programma il Futuro ha curato in collaborazione con un’altra importante organizzazione no profit statunitense: Common Sense (https://programmailfuturo.it/come/cittadinanza-digitale).
Quest’anno scolastico inizia con un’importante novità: l’adattamento in italiano del corso Alla scoperta dell’informatica (https://programmailfuturo.it/come/secondaria-primo-grado), appositamente progettato per la scuola secondaria di primo grado.
È un corso introduttivo di informatica che consente agli studenti di creare i propri progetti utilizzando l’informatica come mezzo per la creatività, la comunicazione, la risoluzione di problemi e il divertimento. Il corso è suddiviso in sette unità che affrontano gradualmente aspetti differenti dell’informatica.
Unità 1 – Risoluzione dei problemi e informatica
Unità 2 – Sviluppo web
Unità 3 – Animazioni e giochi interattivi
Unità 4 – Il processo di progettazione
Unità 5 – Dati e società
Unità 6 – Informatica e dispositivi fisici
Unità 7 – Intelligenza artificiale e apprendimento automatico
Il corso può essere erogato nell’arco dei tre anni della scuola secondaria di primo grado. Se però la maggior parte degli studenti non ha avuto l’opportunità di imparare le basi dell’informatica durante la scuola primaria, si consiglia di proporre preventivamente il corso rapido della scuola primaria (una versione compressa dei corsi A-F presentati poco sopra), per introdurre gli studenti ai concetti fondamenti dell’informatica in una modalità semplificata.
Sebbene questo corso nasca per la scuola secondaria di primo grado, può anche essere un’ottima introduzione per gli studenti del primo biennio della secondaria di secondo grado che non hanno ancora ricevuto questo tipo di formazione.
Infine, già dallo scorso anno scolastico, è disponibile il corso Principi di informatica: programmazione e dati, per tutte le scuole secondarie di secondo grado che non hanno informatica tra le materie curricolari. È un’introduzione alla programmazione di applicazioni e alla gestione elementare dei dati, che può essere insegnato nel corso di due anni scolastici con un impegno didattico di un’ora a settimana. È stato sviluppato nell’ambito del progetto “A Primer on Big & Open Data”, finanziato dal bando “Curricoli digitali” del Ministero dell’Istruzione.
Programma il Futuro invita quindi tutti i docenti ad adottare in aula questi percorsi formativi per preparare anche i loro studenti alle complesse sfide del futuro:
• nuova versione dei corsi A-F per la scuola PRIMARIA: https://programmailfuturo.it/come/primaria
• corso completo per la scuola secondaria di PRIMO grado: https://programmailfuturo.it/come/secondaria-primo-grado
• corso completo per la scuola secondaria di SECONDO grado: https://programmailfuturo.it/big-open-data
SALUTE E SICUREZZA - "Salute e sicurezza sul lavoro nell'era digitale" - A cura di Reputation Agency
Tra poche settimane si aprirà ufficialmente la nuova campagna dell’Agenzia Europea per la salute e sicurezza sul lavoro e che, fino al 2025, focalizzerà l’attenzione sui rischi per i lavoratori nell’era digitale, evidenziandone anche le opportunità. Un tema attualissimo, vista il ruolo che i dispositivi digitali hanno ormai nella vita di tutti e l’avanzare in molti campi delle applicazioni di intelligenza artificiale, tanto che l’EU-OSHA intende promuovere un “approccio antropocentrico alla gestione delle tecnologie digitali sul luogo di lavoro.” (https://healthy-workplaces.osha.europa.eu/it). Per farlo, ha già reso disponibile il nuovo sito dedicato alla campagna disponibile in 25 lingue.
Il tema non è nuovo all’Agenzia. L’importanza di sensibilizzare datori di lavoro e lavoratori sull’impatto che la digitalizzazione ha sul lavoro era stato già evidenziato nel 2019 nell’indagine ESENER, promossa dall’EU-OSHA stessa, in cui era emerso il legame tra l’uso delle tecnologie digitali sul lavoro e i rischi psicosociali (es. urgenze temporali, prolungamento dei turni di lavoro o irregolarità degli orari di lavoro, scarsa comunicazione o collaborazione, insicurezza del posto di lavoro). Nel 2022 poi l’Agenzia ha ulteriormente approfondito il tema, mediante l’indagine OSH Pulse, alla quale hanno partecipato oltre 27.000 lavoratori. Dalle risposte emerge che le tecnologie digitali consentono loro di lavorare da soli (44%), di aumentare la sorveglianza sul lavoro (37%), di ridurre l’autonomia sul lavoro (19%), di determinare la velocità o il ritmo del lavoro (52%) e di aumentare il carico di lavoro (33%). Inoltre, i telelavoratori a domicilio segnalano un aumento del carico di lavoro (33,2%), della velocità o del ritmo del lavoro determinato dalle tecnologie digitali (61,2%), dall’isolamento sociale (56,8 %) e da pressanti urgenze temporali o sovraccarico di lavoro (46,9 %) con maggiore frequenza rispetto alla popolazione occupata totale.
Dal momento che l’impatto del digitale sul lavoro è ormai dilagante e difficilmente la tendenza si invertirà nel prossimo futuro, è di fondamentale importanza essere in grado di gestire i rischi, cogliendo al tempo stesso le opportunità offerte dagli scenari digitali, come utilizzare in modo intelligente le tecnologie per garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori. La digitalizzazione, quindi, se ben gestita, può contribuire alla prevenzione sul lavoro e favorire processi di inclusione. Ad esempio, delegare alcuni lavori ripetitivi, pericolosi e/o ad alta intensità a processi automatizzati migliora le condizioni di lavoro, così come l’applicazione delle tecnologie legate all’intelligenza artificiale e alla robotica consente anche ai lavoratori più svantaggiati di accedere ad alcune fette del mercato del lavoro da cui sarebbero rimasti esclusi (es. lavoratori con disabilità e/o residenti in aree geografiche con scarse opportunità di lavoro).
Le moderne tecnologie e il digitale permettono inoltre di leggere i dati con maggiore precisione e tempestività; ad esempio, come si evince dalla già citata indagine OSH Pulse, le tecnologie digitali sono utilizzate per monitorare il rumore, le sostanze chimiche, le polveri e i gas nell’ambiente di lavoro, ma anche per monitorare la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna, la postura e altri parametri vitali dei lavoratori (https://osha.europa.eu/en/facts-and-figures/osh-pulse-occupational-safety-and-health-post-pandemic-workplaces).
Inoltre, un buon uso delle tecnologie digitali può promuovere l’equilibrio tra vita professionale e vita privata, consentendo una maggiore flessibilità e autonomia per coloro che possono lavorare da casa. Ovviamente, l’esito positivo dipende dalle modalità di gestione degli strumenti digitali all’interno delle organizzazioni, e proprio per questo l’EU-OSHA intende dare ampio spazio al tema.
L’Agenzia ha già predisposto un kit di materiali di supporto alla strutturazione della campagna di ogni organizzazione aderente, utili pubblicazioni di approfondimento, nonché un calendario di appuntamenti ancora in divenire volto a coinvolgere quanti più Paesi e organizzazioni possibile.
Il conto alla rovescia per l’avvio è ancora attivo. Nel frattempo, tutte le organizzazioni che vorranno aderire potranno iniziare ad attrezzarsi partendo da qui: https://healthy-workplaces.osha.europa.eu/it/get-involved/become-campaign-partner.
Reputation Today aderirà come media partner: accompagneremo l’EU-OSHA nel prossimo biennio, seguendo gli sviluppi della campagna «Lavoro sano e sicuro nell’era digitale» e impegnandoci nel promuovere iniziative e buone pratiche legate a un tema che ci sta particolarmente a cuore e che sarà sempre di più, negli anni a venire, al centro del dibattito sulla sicurezza e non solo.
REPUTATION today - anno IX, numero 38, settembre 2023
Direttore Responsabile: Giuseppe De Paoli
Responsabile Scientifico: Isabella Corradini
Responsabile area Sistemi e Tecnologie: Enrico Nardelli
Redazione: Ileana Moriconi
Grafica: Paolo Alberti
Pubblicazione trimestrale registrata presso il Tribunale di Roma il 13/02/2014 n. 14
Reputation Agency, Divisione di Comunicazione di Themis s.r.l.
via Veturia 44- 00181 Roma
tel. +39 06 9292.7629
È vietata la riproduzione, anche parziale, di immagini, testi o contenuti senza autorizzazione.
Per collaborare
REPUTATION today desidera facilitare la pubblicazione di articoli che possono provenire da tutti i lettori.
Si riportano di seguito le norme editoriali alla base dei criteri selettivi con cui verranno presi in esame gli articoli.
Il testo deve essere accompagnato da una dichiarazione firmata dell’autore o dagli autori nella quale si attesti che l’articolo è originale e non è stato pubblicato in precedenza su altre testate.I lavori devono pervenire all’indirizzo della redazione:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. nella loro forma definitiva,completi di nome, cognome, qualifica, foto e firma dell’autore.
Gli argomenti proposti debbono essere correlati agli aspetti gestionali, organizzativi, giuridici e sociali delle seguenti aree: comunicazione e social media; reputazione aziendale; società, cultura e reputazione; buone pratiche; reputazione on line; misurazione della reputazione.
Il sommario dovrà chiarire lo scopo e le conclusioni del lavoro e non dovrà superare le 300 battute (spazi inclusi).
Didascalie e illustrazioni devono avere un chiaro richiamo nel testo.
La bibliografia sarà riportata in ordine alfabetico rispettando le abbreviazioni internazionali.
La Direzione, ove necessario, si riserva di apportare modifiche formali che verranno sottoposte all’Autore prima della pubblicazione del lavoro.