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Reputation Today n° 26 - settembre 2020


EDITORIALE - "Uno sguardo sul futuro" - Giuseppe de Paoli

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Il Caos è stato uno dei tanti effetti collaterali della pandemia che ci ha travolto provocando venti di guerra, metaforici ma pesanti, che sono poi sfociati nel conflitto, comune ai Paesi colpiti, tra “negazionisti” e prudenti, tra chi usa la mascherina e chi no, tra chi dice che c'è una guerra e chi sostiene che non c'è.

Il Virus ha colpito pesantemente, mettendo a repentaglio la salute, la vita, l'economia di tanti e ha costretto gran parte dei governi a mettere da parte problemi considerati prioritari fino al giorno prima.

Non sempre la reazione è stata coesa, non sempre ha prevalso il senso critico e, anzi, il bisogno di trovare dei colpevoli, a cui attribuire la diffusione del virus, magari ad una presunta "volontà divina", ha spesso oscurato la chiarezza di sguardo e distolto l'attenzione dalle priorità e dai problemi urgenti.

Molti di questi problemi, almeno per quanto riguarda il nostro Paese, sono ancora insoluti: i tagli ai servizi sanitari, la mancanza di medici, la scarsa cultura della prevenzione, la difficoltà di alcune regioni a garantire una copertura sanitaria completa nel caso di una nuova ondata dell’epidemia.

Di fronte a questo scenario non possiamo basarci solo su quanto fatto finora. Bisogna recuperare lo sguardo sulla complessità e rinnovare le prospettive. Le modalità usate durante il lockdown, ad esempio, non possono diventare la regola fissa.

Gli incontri virtuali, amichevoli o di lavoro, non devono sostituire completamente la presenza fisica. Lo smart working non deve prescindere da momenti di condivisione in ufficio e dagli incontri de visu.

Dobbiamo tenere alta l'attenzione ma occorre anche recuperare la libertà, la gestualità, l'espressione delle emozioni e uscire dalla “bolla tecnologica". Occorre ripartire con le attività, tradizionali e non, comprese quelle culturali che possono far guadagnare bene oltre che aiutarci a sentirci connessi, con noi stessi e con gli altri. L'esecutivo inoltre dovrebbe assumere più medici, operatori sanitari, forze dell'ordine, insegnanti.

Quanto al digitale è destinato ad essere sempre più presente nelle nostre vite, come conferma la notizia che Torino sarà sede dell’Istituto Italiano per l'Intelligenza Artificiale con l'obiettivo di diventare il punto di riferimento unico per l'attività di ricerca in questo settore. È una sfida, quella per il digitale, che va affrontata senza paure, con grande attenzione all'etica ed evitando il rischio di esser sopraffatti dall'uso eccessivo delle tecnologie.

Per questo è bene mettere al centro le persone, garantire l'equilibrio tra automazione e intervento umano, tra privacy e sicurezza; il tutto senza sottovalutare le relazioni analogiche. Abbiamo bisogno d’innovazione ma abbiamo anche bisogno – ci ricorda il poeta Franco Arminio – di “gente che sa fare il pane, ama gli alberi e riconosce il vento”.

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NEWS

IL SALONE DEL GUSTO AD OTTOBRE IN VERSIONE RINNOVATA
Confermata a Torino la tredicesima edizione di “Terra Madre Salone del Gusto” in una versione completamente rinnovata rispetto al passato. La manifestazione si prefigura come un viaggio di sei mesi che inizierà l’8 ottobre 2020 e si concluderà ad aprile 2021, momento in cui passerà il testimone al Congresso internazionale di Slow Food. Ricco il calendario di attività che si svolgeranno sia in modalità digitale sia con eventi fisici sul territorio.
L’obiettivo di “Terra Madre Salone del Gusto 2020” è provare a disegnare scenari futuri diversi, coinvolgendo più persone possibili.
Il claim del 2020 è “Our food, Our planet, Our future”: cibo, pianeta e futuro rappresentano una catena di relazioni chiave; sono, infatti, le nostre relazioni con il cibo – come lo produciamo, lo distribuiamo, lo scegliamo, lo consumiamo – a determinare gli impatti sul nostro pianeta.
https://terramadresalonedelgusto.com/terra-madre-2020/

LE AZIENDE CON LA MIGLIOR REPUTAZIONE IN ITALIA
L’Ales Market Research ha rilasciato i risultati della prima edizione di un’indagine sulla reputazione delle aziende in Italia. Dall’analisi emerge che in Italia le tre aziende con la migliore reputazione sono Ferrero (1° posto), Ferrari (2° posto) e Barilla (3° posto). Tra le prime 10, a seguire si trovano Luxottica (4°), Google (5°), Eni (6°), Lavazza (7°), Samsung (8°), Armani (9°) e Gruppo FCA (10°). Oltre alla classifica totale, vengono resi disponibili i ranking per settore e gli approfondimenti in merito alla metodologia utilizzata. L’indagine ha coinvolto direttamente manager e dirigenti, nonché gruppi di esperti tra cui analisti finanziari, giornalisti economici, ONG, Sindacati, associazioni di consumatori, professori universitari, influencer e consumatori finali. Hanno risposto 246 dirigenti, 100 esperti e 1000 consumatori.
L’analisi è stata fatta indagando sei valori, tra cui i risultati economico-finanziari, la qualità dell’offerta commerciale, la capacità di attrarre e trattenere talenti, l’etica e la responsabilità d’impresa, la dimensione internazionale dell’azienda e l’innovazione. I valori sono stati a loro volta declinati in 18 variabili, che è possibile approfondire nel documento liberamente scaricabile dal sito.
Fonte: https://www.alesresearch.com/it/merco-ranking

UNA FESTA DEL LIBRO A ROMA
Dopo l’annuncio della cancellazione dell’edizione 2020 di Più Libri più Liberi, la storica Fiera della Piccola e Media editoria, arriva una notizia positiva per la lettura a Roma. La manifestazione “Insieme – lettori, autori, editori” nasce dalla collaborazione tra Più Liberi Più Liberi, Letterature e Libri Come – i tre appuntamenti romani più importanti dedicati al mondo del libro – e si svolgerà dall’1 al 4 ottobre. L’evento vedrà come protagonisti 170 editori, con oltre 100 appuntamenti con autori italiani e stranieri, che si svolgeranno in streaming e in presenza, negli spazi dell’Auditorium Parco della Musica e il Parco Archeologico del Colosseo. L’iniziativa rappresenta un segnale positivo per il settore culturare, che si riappropria di uno spazio fisico malgrado le limitazioni previste in materia di sicurezza per l’emergenza Covid.
Fonte: https://plpl.it/presentata-insieme-la-grande-festa-del-libro-di-roma/

UMANESIMO DIGITALE AL POLITECNICO DI MILANO
Il 9 ottobre al Politecnico di Milano si svolgerà un evento dedicato all’Umanesimo digitale. Durante la giornata, relatori del Laboratorio CINI Informatica e Società (Ies), dell’Unità di Studi META su scienza e tecnologia e del Comitato Etico del Politecnico, si confronteranno sul tema a partire dal Vienna Manifesto on Digital Humanis. Il manifesto, redatto un anno fa nella medesima città, rappresenta un richiamo rivolto alla comunità scientifica e alle istituzioni verso la necessità di nuove riflessioni sullo sviluppo tecnologico attuale e futuro, affinché vengano maturate e agite politiche e strategie adeguate. Nel pomeriggio i relatori si confronteranno sulla storia della digitalizzazione, maggiormente stratificata di quanto venga rappresentata dalla narrazione dominante, stimolando una visione più ampia e complessa rivolta al futuro ma anche al recupero di un ricco passato. Inoltre, verrà richiamata l’attenzione sulla centralità dell’educazione e della consapevolezza digitale, affinché si promuova lo sviluppo di un pensiero critico che guidi le nuove generazioni verso l’uso dei media e delle tecnologie digitali, e favorisca un atteggiamento responsabile e consapevole nel rapportarsi alle sfide che lo sviluppo delle tecnologie porterà con sé nel presente e nel futuro.
Qui il programma dell’evento: https://www.eventi.polimi.it/events/evento-online-digital-humanism-umanesimo-digitale/

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L’INTERVISTA - "La scuola che verrà" - Intervista a Lucia Nardi, responsabile Cultura d’impresa Eni - A cura di Giuseppe de Paoli

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Il “via libera” allo smart working adottato contro la pandemia ha accelerato il processo di digitalizzazione del Paese. Cosa cambia per la scuola italiana? Quali prospettive vede per il futuro?

La scuola italiana ha bisogno di innovazione, come molti settori del nostro Paese. Certamente un avanzamento verso una maggiore modernità potrebbe giovare al sistema. Sistema che pure ha dimostrato e dimostra tutti i giorni di voler fare e di essere in grado di trovare soluzioni. Oggi, con il lockdown alle spalle ma la pandemia che ancora fa paura, questa che fino a ieri poteva sembrare una scelta, è diventata una necessità. In questo contesto sono personalmente convinta che le soluzioni arriveranno dai veri protagonisti: dai docenti, dai ragazzi e, perché no?, anche dalle famiglie. Abbiamo assistito ad alcuni esperimenti che, in questo senso, lasciano ben sperare. Non dimentichiamo che sul territorio nazionale ci sono da anni “buone pratiche” che possono rappresentare un modello di riferimento e funzionare come un volano per altre realtà che per una serie di fattori, anche esterni alla scuola stessa, stentano a trasformarsi.

Quali argomenti dovrebbe approfondire la scuola per essere davvero in linea con il cambiamento?

Prima di pensare agli argomenti possibili io credo che sia importante portare tutti i docenti, in tutto il Paese, partendo dalla scuola primaria, ad approfondire le proprie conoscenze in materia informatica con dei percorsi di formazione. Una volta terminata la formazione, credo sia fondamentale per i docenti conoscere le tecniche che consentano ad esempio di organizzare una classe virtuale. Oggi sul mercato ci sono una pluralità di strumenti, anche gratuiti, che devono poter essere utilizzati con facilità non soltanto per rispondere alle emergenze, ma più in generale come strumenti utili e necessari da avere nella “cassetta degli attrezzi”. Insieme alle app, ai repository di contenuti e a tutte le risorse che la rete offre.
Durante il lock down, per rispondere alle richieste delle scuole primarie dei nostri territori di riferimento, abbiamo organizzato, coinvolgendo un’animatrice digitale già esperta di formazione, una serie di webinar sulla didattica a distanza, coinvolgendo circa 400 insegnanti di tutta Italia. Forti di questa esperienza durante l’estate abbiamo lavorato ad un’offerta più ricca: strumenti per la didattica digitale e innovativa per la scuola elementare ed una serie di laboratori da poter svolgere in classe. Ad oggi abbiamo sfiorato le 4.000 iscrizioni.

Probabilmente nel mondo del lavoro le soft skills diverranno sempre più determinanti. Flessibilità, pensiero creativo, predisposizione al cambiamento, problem solving non sono normalmente materia d’insegnamento eppure andrebbero riproposte con forza anche a Scuola per preparare una risposta concreta alle nuove richieste del mondo del lavoro. Cosa ne pensa?

Le soft skill sono da tempo all’attenzione della scuola. Le metodologie oggi più utilizzate (dalla flipped classroom al debate, per fare due esempi) rispondono perfettamente a questa necessità, obbligando i ragazzi ad un apprendimento dinamico, non più basato sullo studio mnemonico e passivo. Il punto è esattamente questo. Combattere la passività dell’apprendimento e rendere la conoscenza non solo interessante ma anche dinamica. Sappiamo che lo studente deve essere al centro del suo percorso di apprendimento, che non vuol dire che deve studiare meno ma farlo diversamente. Lo dicono gli esperti, lo leggiamo nella letteratura di riferimento. Adesso è il momento di passare dalla teoria alla pratica.

Da anni Eni è impegnata nello sviluppo di progetti formativi: avete in programma altre attività di formazione on line per approfondire ulteriormente gli argomenti trattati o per affrontarne di nuovi?

Il sito eniscuola.net, punto di riferimento di tutti i nostri progetti, si prepara ad accogliere circa 100 lezioni virtuali su discipline scientifiche, che rilasceremo progressivamente nel corso dell’anno. Chimica, biologia, fisica e scienze della terra saranno le discipline che affronteremo, costruendole insieme a docenti di scuola superiori esperti della materia. Oltre a questi materiali il sito eniscuola contiene approfondimenti, giochi, esperimenti che possono essere replicati in classe e a casa. Contenuti di facile fruizione tutti legati ad argomenti e materie scientifiche.

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CULTURA E SOCIETÀ - "Le emozioni vissute in presenza: il cinema riparte dalle persone" - a cura di Reputation Agency

La pandemia da Coronavirus ha segnato il 2020 come l’anno del cambiamento, o comunque ha aperto la strada a nuove prospettive. Di fronte ad un’emergenza sanitaria di portata mondiale, la percezione di ritorno alla “normalità”, sempre che si possa usare tale termine, ha scandito il quotidiano di tutti, modificando modalità di lavorare e di interagire. Le tecnologie digitali hanno acquisito un ruolo sempre più di primo piano permettendo, durante il lockdown, lo svolgersi di attività non possibili in presenza. Ma il bisogno di fisicità è umano e la necessità di tornare anche agli eventi tradizionalmente in presenza si fa sentire, pur dovendo ricorrere a tutte le precauzioni del caso. Da questo punto di vista i festival dedicati al mondo del cinema hanno dato un segnale chiaro, cercando di ricreare atmosfere che sembravano perdute.

Venezia Lido, 2-12 settembre 2020
biennaleNel maggio di questo anno, ad emergenza non ancora finita, un primo segnale di voglia di rivalsa veniva dato con l’annuncio che la 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica si sarebbe tenuta come di consueto al Lido di Venezia. Certo, un po’ rimaneggiata, dovendo attuare tutte le precauzioni possibili per la tutela dei presenti (mascherine, controllo della temperatura, distanziamento fisico) e riducendo notevolmente il numero de partecipanti rispetto alle precedenti edizioni.
Così dal 2 al 12 settembre è andata in scena un’edizione rinnovata del Festival, accompagnata fino alla data di inizio da dubbi e perplessità da parte degli stessi organizzatori, non sapendo come la situazione della pandemia da Covid-19 si sarebbe evoluta.
Nonostante l’incertezza, l’edizione ha presentato un programma ricco di proiezioni nazionali ed internazionali. Tutto sembra aver funzionato, almeno logisticamente, e tutti si sono dichiarati fieri di aver partecipato ad un’iniziativa che ha voluto dare un segnale forte e coraggioso, seppur con delle forti limitazioni: conferenze stampa in streaming, tappeto rosso solcato da divi e dive che invece dello strabiliante pubblico di fan hanno sfilato silenziosamente di fronte ad una platea di fotografi e cineoperatori. In ogni caso, la Mostra ha resistito alla tentazione di trasferire tutto online e ha vinto la sfida del momento coniugando eventi in presenza e in digitale.
D’altro canto, è anche vero che alla Mostra al Lido si respira un’aria particolare, fatta di abitudini alle quali è difficile rinunciare: visioni in anteprima, incontri con le star del cinema internazionale, conferenze stampa presidiate da una miriade di giornalisti, pasti rapidi per riuscire a vedere più film possibili. Perfino la coda per l’accesso alle varie sale delle proiezioni può far venire la nostalgia! Questa atmosfera non può essere riprodotta digitalmente. Quest’anno si è respirata un’altra atmosfera a Venezia Lido, quello della voglia di vivere. Indimenticabile.
Ricordiamocene per le prossime edizioni.

Torino, 21-23 settembre 2020
Job Film Days webNonostante il periodo difficile legato alla pandemia, lavoro, diritti, gli aspetti di salute e sicurezza sono stati oggetto della prima edizione dell’iniziativa cinematografia (anch’essa in presenza) del Job Film Days (JFD). Il festival si è svolto a Torino dal 21 al 23 settembre, un’occasione per celebrare i dei 50 anni della Legge 300 del 20 maggio 1970, il cosiddetto Statuto dei Lavoratori. Promosso dall’associazione Sicurezza e Lavoro, diretta da Massimiliano Quirico, che da anni opera per promuovere salute, sicurezza e diritti nei luoghi di lavoro e in collaborazione con enti importanti – quali ad esempio il Museo Nazionale del Cinema, Magistratura Democratica, Cgil, Cisl e Uil di Torino, Università degli Studi di Torino, Politecnico di Torino, Film Commission Torino Piemonte, Ismel – il festival è stato diretto da Annalisa Lantermo, già direttrice dello Spresal di Torino.
I JFD fanno parte del progetto Torino Città del Cinema 2020 di Città di Torino, Museo Nazionale del Cinema e Film Commission Torino Piemonte, con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, in collaborazione con Regione Piemonte e Fondazione per la Cultura Torino.

Il tema del lavoro è stato analizzato sotto diverse prospettive (JFD-2020-programma.pdf) tenendo conto del contesto attuale, quello della cosiddetta gig economy, i cui effetti vanno dalla precarizzazione del lavoro alle scarse garanzie contrattuali. Tra i temi di attualità affrontati nel festival quello delle difficoltà che le donne si trovano ad affrontare nelle fabbriche del sud-est asiatico, lo sfruttamento dei migranti e la questione dei rider morti sul lavoro.
Innovativa e interattiva la formula scelta per la manifestazione: alla visione del film è seguito il dibattito con i registi e/o esperti del mondo del lavoro e del cinema, ed il coinvolgimento del pubblico. Un modo nuovo di avvicinare le persone ai temi sociali e del lavoro attraverso il cinema. Autorevoli le location identificate per le proiezioni: il Cinema Massimo, dove ha avuto luogo la giornata inaugurale e conclusiva, ed il Politecnico di Torino che ha ospitato un interessante dibattito sul tema dello stress lavoro-correlato nel settore della logistica, al quale ha partecipato, tra gli altri, Raffaele Guariniello, ex magistrato della Procura di Torino.

Nella serata conclusiva sono stati premiati i vincitori del Premio Cinematografico “Jfd - Inail Lavoro 2020”, promosso da Sicurezza e Lavoro con Inail Piemonte, riservato ai film realizzati negli anni 2018-19-20, con un montepremi di 5.000 euro. Il film iraniano A Trivial thing, il turco Feet of earth e l’italiano Radio Riders sono i tre cortometraggi vincitori del concorso. Va segnalata la partecipazione di oltre 700 film, di cui molti recentissimi, provenienti da vari paesi del mondo (numerosi da India, Iran, Spagna, Italia, Argentina, Turchia, Francia e Brasile) e tutti sul tema lavoro nelle sue varie declinazioni.
La giuria era presieduta dal regista Mimmo Calopresti e composta da Giovanni Asaro, direttore dell’Inail Piemonte, Giulia Carluccio, prorettrice dell’Università di Torino, la regista Irene Dionisio e l’attore Christian Giroso.

LantermoSoddisfatti gli organizzatori dell’iniziativa. La direttrice del Festival, Annalisa Lantermo, esperta di salute e sicurezza sul lavoro, ha dichiarato: “Sono molto contenta che la prima edizione dei Job Film Days abbia avuto successo, con la partecipazione di un pubblico numeroso. Abbinare i film a dibattiti di esperti del mondo del lavoro e del cinema ha funzionato, il tema del lavoro interessa sempre molto. Si sono create le basi per proseguire, allargando la nostra rete. Alla prossima edizione!”

 

 

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TRASFORMAZIONE DIGITALE - "Strategie per un digital workplace efficace" - Francesco Bonfiglio

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L’esperienza di Engineering

La Digital Transformation che sta cambiando profondamente il mondo in cui viviamo, sta veramente rivoluzionando anche il nostro modo di vivere e dunque anche quello di lavorare? La risposta sembra scontata: sì, certamente! Ma non è così immediato cogliere la profondità di questo cambiamento. Cominciamo dicendo che l’adozione delle tecnologie “abilitanti” al digitale non è il reale fattore di cambiamento. Le tecnologie ormai sono entrate nella quotidianità, dalla possibilità di effettuare operazioni in mobilità, alla connettività pervasiva, al cloud che rende abbordabili soluzioni e prestazioni prima inaccessibili senza ingenti investimenti. Insomma tutto questo mondo è ormai per noi naturale, ma l’ambiente che ci circonda ci sta cambiando in profondità. Cambiano i ritmi, il modo di muoversi, di prendere decisioni, la socialità, il tempo libero, gli acquisti, il viaggio, lo studio, il modo di pensare e il modo di lavorare. Sarebbe riduttivo dunque analizzare il Digital Workplace da un punto di vista tecnico, elencando le features che sistemi di unified collaboration e communication, come Microsoft Office365 o Google Suite, dalle videochiamate, alle chat, spazi di lavoro condiviso, ecc... Ma la realtà è che il Digital Workplace è un concetto evolutivo del tradizionale posto di lavoro che si adatta ai nuovi stili di comunicazione e condivisione dell’informazione e che asseconda i nuovi ritmi, i vincoli e le necessità di questo nuovo ecosistema digitale al quale ci stiamo gradualmente abituando.

Lo smart working è un paradigma nuovo, che si realizza anche grazie al Digital Workplace, abbracciando tutte le sfere della produttività.
La disruption introdotta da questo nuovo paradigma è dirompente e pervasiva. Dirompente perché rompe la routine dei ritmi e delle modalità di interazione tradizionale tra colleghi di lavoro, e pervasiva perché tocca tutte aree aziendali, i processi, la collaborazione tra individui ed enti fino a toccare aspetti psicologici legati all’isolamento, alla gratificazione, alla misurazione degli obiettivi e al senso di appartenenza all’azienda.
In Italia, secondo i più recenti dati Eurostat (pre-Covid), meno del 2% dei lavoratori pubblici e privati pratica lo smart working. Molte aziende si stanno riorganizzando per affrontare la nuova era attraverso progetti di revisione e implementazione tecnologica, così da assicurare la possibilità alle proprie persone di lavorare da casa e la continuità delle linee produttive anche in situazioni di svuotamento dei siti aziendali.

L’esperienza di Engineering è emblematica. A partire dall’inizio della crisi pandemica e nell’arco di 48 ore abbiamo deciso di chiudere l’accesso alle sedi e portare tutti gli 11.000 dipendenti a lavorare da remoto. Allo stesso tempo abbiamo aiutato i nostri clienti a fare altrettanto, gestendo picchi di richieste per convertire postazioni di lavoro desktop in laptop, rafforzando le infrastrutture di rete dei clienti non ancora pronte a gestire un flusso di connessione moltiplicatosi senza preavviso e intensificando il supporto da remoto degli oltre 400 clienti e 250.000 postazioni di lavoro che gestiamo a compensare l’impossibilità di erogarlo presso le loro sedi chiuse. La nostra scelta di convertire tutta la forza lavoro su un’unica piattaforma di comunicazione e collaborazione cloud risale al 2017 con un progetto di unificazione di tutte le piattaforme su Microsoft O365, di rafforzamento delle infrastrutture di rete, di sicurezza, l’avvio di progetti di formazione, di change management e la graduale adozione di policy di smart working per agevolare l’aumento del lavoro da remoto. È evidente che anche le aziende dei clienti che si erano mosse con anticipo verso la creazione di piattaforme digitali unificanti e resilienti hanno avuto meno problemi ad adattarsi all’emergenza. È altrettanto evidente che oggi tutte le aziende hanno capito l’importanza del digitale e stanno aumentando la focalizzazione di investimenti su progetti di trasformazione pervasivi verso il cloud e lo smart working che garantiscano la sopravvivenza prima ancora della crescita.

È evidente però che un Digital Workplace in grado di innovare davvero il modo di lavorare di un’organizzazione, non può nascere da una emergenza. Tutti i cambiamenti, soprattutto quelli scatenati dall’innovazione e che riguardano il lavoro, hanno bisogno di una strategia capace di far procedere di pari passo avanzamento tecnologico, formazione delle persone, aumento della produttività collettiva e consapevolezza comune del valore del cambiamento. Partendo dall’ultimo punto, solo una nuova, vera, cultura aziendale, dal Top Management in giù rende qualunque adozione di tecnologia efficace e propedeutica al miglioramento di azienda e lavoratori.
In Engineering da 40 anni il nostro mantra è aiutare i clienti a dominare la tecnologia per ottenere benefici, semplificare ed essere più efficienti. Nel caso dello smart working i programmi di adozione partono dalla definizione di strategie di Change Management che richiedono innanzitutto un forte imprimatur da parte del Top Management.
Far convivere lavoro in ufficio e da casa richiede l’analisi di ruoli e sinergie tra i team di lavoro, delle loro responsabilità e dei loro obiettivi in modo da non creare inutili forzature o discontinuità. Bisogna permettere una comunicazione libera da barriere fisiche, geografiche e temporali, ma anche evitare che la gente lavori ininterrottamente ben oltre gli orari normali. Bisogna utilizzare strumenti di condivisione digitale di informazioni (testo, chat, call, documenti), evitando però di sostituire ciò che l’empatia, l’intelligenza e la psicologia umana sanno aggiungere ad ogni cosa.
Insomma il digitale non può eliminare il bisogno di umanità che contraddistingue la capacità di fare del genere umano, così come l’automazione e la sintesi di processi di comunicazione e gestione non possono surrogare la necessità di una rinnovata cultura e capacità di management.

Per accompagnare le persone verso il cambiamento è prima di tutto necessario studiare come lavora la realtà che si vuole trasformare, facendo emergere pratiche diffuse così da far sentire tutti i lavoratori a proprio agio nel nuovo modo di lavorare. Per completare è necessario focalizzarsi sull’esperienza utente che deve essere intuitiva e coinvolgente. Gli strumenti devono ricordare quelli della quotidianità passata (ad esempio la sala riunione in una call), ma anche la nuova quotidianità con informazioni scambiate attraverso canali e dispositivi diversi in modi sempre più intuitivi e veloci (ad esempio WhatsApp).

Il Design del modello di smart working che si vuole ottenere è dunque un elemento fondamentale sulla base del quale si analizzeranno gli strumenti e le piattaforme da adottare.

Il Deployment tecnologico dovrà essere affiancato da una revisione delle infrastrutture aziendali così da poter accogliere i nuovi strumenti e scalare in modo dinamico le risorse necessarie, tipicamente attraverso piattaforme cloud.

Il Change Management affiancherà il progetto per assicurare un graduale utilizzo da parte delle persone dei nuovi strumenti. Si partirà con piccoli gruppi e con gli strumenti più impattanti per l’organizzazione (ad esempio posta elettronica, video conferenza) per poi costruire via via cultura più profonda su tutte le features di tutti gli strumenti.

La Formazione dovrà supportare con strumenti diversificati il Change Management. Sessioni di formazione in video conferenza, video tutorial, documentazione di supporto, ma anche help-desk dedicati saranno fondamentali per portare tutti a bordo con la stessa velocità.

Il Monitoraggio dei risultati per tracciare il livello di adozione dovrà essere continuo. L’ utilizzo partirà da piccoli gruppi ‘pilota’ che a loro volta faranno tra trainer per gruppi più allargati. L’adozione sarà graduale e lenta nelle prime fasi ma esponenziale a seguire.

Certamente un buon piano di Digital Workplace deve essere accompagnato anche da un’accurata strategia di comunicazione che avrà l’obiettivo di illustrare i vantaggi del nuovo modo di lavorare: comunicare con l’azienda e con i propri colleghi in maniera semplice e veloce, condividere documenti, sia per effettuare revisioni in contemporanea, sia per presentarli durante meeting intra-sedi, usare gli stessi strumenti che si hanno nella propria postazione fisica anche in viaggio e infine, avere la possibilità di collegarsi a portali, hub o contenitori su cui gestire in maniera centralizzata documenti.

Nei piani di comunicazione è inoltre necessario prevedere dei momenti di condivisione degli obiettivi, così da far sentire tutti parte della nuova cultura aziendale: solo facendo comprendere ai dipendenti i benefici anche individuali che otterranno dall’implementazione di un Digital Workplace si favorirà un atteggiamento positivo verso il cambiamento. Ciascuna persona poi dovrà sviluppare un proprio nuovo stile comunicativo attraverso questi nuovi strumenti. Tipico è l’esempio della webcam. Tutti quanti all’inizio la accenderanno entrando in una videocall simulando la necessità di vedersi in viso in un meeting in presenza, per poi capire che non è sempre necessaria, i meeting virtuali possono essere più allargati di quelli fisici e fissare uno sguardo può deconcentrare rispetto al tema in oggetto. Il modo di lavorare quindi cambia in maniera naturale adattandosi alle nuove possibilità che il Digital Workplace offre e, allo stesso tempo, insegnandoci a sviluppare nuovi stili comportamentali per sfruttare al meglio il nostro tempo e le nostre competenze, riducendo la dipendenza dai nostri limiti fisici.

Per ulteriori dettagli:
www.eng.it/white-papers/digital-workplace

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CYBERSECURITY - "Ottobre 2020: appuntamento annuale con la cybersecurity" - Isabella Corradini

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Colmare il gap tra persone e tecnologie digitali

Ad ottobre prenderà il via l’European Cyber Security Month (ECSM), il mese dedicato alla realizzazione nei Paesi della UE di campagne di sensibilizzazione volte a promuovere la sicurezza cibernetica tra i cittadini, su impulso dell’Enisa (European Union Agency for Cybersecurity) e della Commissione Europea.

Workshop, conferenze, webinar si susseguiranno durante tutto il mese per sensibilizzare ad un tema, quello della cybersecurity, che costituisce ormai una priorità per tutti i paesi, dal momento che il rischio cyber è una delle maggiori preoccupazioni per gli anni a venire. Bisogna inoltre considerare che il lockdown determinato dall’emergenza sanitaria ha intensificato le attività in rete di tutti, criminali informatici compresi.
Minacce ed attori stanno diventando sempre più sofisticati, grazie anche all’avanzamento tecnologico, come l’Intelligenza Artificiale e l’Internet delle cose (IoT). Dal momento, infatti, che la rivoluzione digitale produce opportunità per tutti, anche i criminali ne traggono vantaggio. Così, il numero degli attacchi informatici cresce non solo in quantità, ma anche in qualità.
È inoltre ormai evidente che un attacco informatico ben congegnato può creare serie difficoltà al funzionamento di strutture vitali per un paese, le cosiddette infrastrutture critiche, ed avere impatti devastanti addirittura sulla salute delle persone. Stando alle recenti notizie, un attacco hacker ad un ospedale tedesco avrebbe provocato il collasso dei sistemi informatici della struttura, costringendo il personale sanitario a rimandare alcuni interventi e la somministrazione di cure per i pazienti. L’impossibilità di intervenire con cure adeguate avrebbe così determinato la morte di una paziente e, se gli accertamenti dovessero connettere tali esiti al ransomware, si potrebbe parlare di una prima indagine di omicidio avviata in ambito cyber (https://www.money.it/attacco-hacker-ospedale-muore-paziente).

Le imprese e le istituzioni stanno migliorando le loro capacità di difesa dagli attacchi informatici; tuttavia, i risultati non sono brillanti, visti i numeri di attacchi e incidenti descritti nei vari report nazionali e internazionali sulla sicurezza informatica. Il punto chiave è che non si è ancora affrontato con la giusta prospettiva il cuore del problema, vale a dire non si è investito adeguatamente nello sviluppo di una cultura della sicurezza rivolta non solo al personale di istituzioni e aziende, ma ai cittadini nel loro complesso. Sono infatti i cittadini (al tempo stesso lavoratori nelle aziende, giovani studiosi o altro) ad utilizzare i dispositivi digitali per le molteplici attività quotidiane, spesso inconsapevoli dei rischi ai quali sono esposti. D’altro canto, basta analizzare le modalità con cui molti attacchi vengono perpetrati: phishing, ingegneria sociale, ransomware (basato su invio di malware con richiesta di riscatto) hanno successo perché sfruttano le vulnerabilità del fattore umano. Siamo nel 2020 ma ancora si aprono le mail di phishing e si forniscono credenziali e si aprono allegati infetti senza prima verificare la veridicità di quanto richiesto. Allo stesso modo si postano informazioni personali, senza preoccuparsi di quale uso (malevolo) altri potrebbero farne.

Un discorso a parte merita poi il mondo della scuola, dove la necessità di sviluppare attività finalizzate alla consapevolezza digitale per i più giovani è imperativo. Considerato che l’approccio alle tecnologie è sempre più precoce, infatti, diventa indispensabile avviare fin dalla scuola primaria il percorso di educazione all’uso consapevole delle tecnologie digitali. Lavorare in questa direzione risponde non solo ad esigenze di sicurezza, ma anche alla necessità di far comprendere le tante opportunità offerte dalle tecnologie digitali, promuovendo al contempo un pensiero critico rispetto al loro uso.cover book

I temi della cultura del dato e della consapevolezza digitale sono quindi fondamentali se si vuole costruire una società di persone capaci di utilizzare al meglio le tecnologie, sviluppando quelle competenze digitali necessarie anche ad affrontare le sfide lavorative future.

Come ho analizzato nel mio recente libro pubblicato da Springer, Building a Cybersecurity Culture in Organizations. How to Bridge the gap Between People and Digital Technology (www.springer.com/gp/book/9783030439989#aboutBook), è necessario rivedere l’approccio alla cybersecurity perché, così com’è, non sta dando i risultati sperati. Si dice spesso che bisogna adottare un “approccio olistico”, ma questo significa coniugare soluzioni tecnologiche con attività che poco hanno a che fare con le tecnologie e molto con gli esseri umani. Persone consapevoli e preparate, infatti, possono fare la differenza e da anello debole della catena di sicurezza possono trasformarsi nella prima linea di difesa. Per questo la vera sfida è colmare il gap tra persone e tecnologie digitali, ridefinendo equilibri che non possono essere più ignorati e ridando centralità e dignità all’essere umano.

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PROGRAMMA IL FUTURO - "Il progetto riparte per il nuovo anno scolastico" - Francesco Lacchia

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Tra le novità video tutorial e nuovi corsi adattati per il contesto italiano

Programma il Futuro – l’iniziativa promossa nel 2014 dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) in collaborazione con il CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) – è attivo anche nell’anno scolastico 2020-2021. La nostra rivista seguirà il progetto e le novità proposte.

Anche per quest’anno Programma il Futuro svilupperà diverse attività di supporto agli insegnanti sui temi dell’informatica e della cittadinanza digitale.
Intanto una prima novità è l’adattamento in italiano della nuova serie di corsi di fondamenti di informatica per la scuola primaria, creati dall’organizzazione americana Code.org: i corsi A-F. Questa nuova serie di corsi è un ampliamento della precedente serie 1-4 utilizzata in tutti questi anni dagli insegnanti del primo ciclo di istruzione iscritti al progetto Programma il Futuro. I corsi A-F hanno una nuova impostazione e contengono numerose innovazioni che si possono trovare descritte nel webinar “Dalla A... alla F: i nuovi corsi di Code.org”, tenutosi il 6 novembre 2019 e di cui si possono trovare tutti i materiali al seguente indirizzo: https://programmailfuturo.it/notizie/webinar

Al fine di supportare al meglio gli insegnanti che desiderano utilizzare questi nuovi corsi con i loro alunni, nei mesi scorsi Programma il Futuro ha anche realizzato una sessantina di video tutorial che mostrano l’esecuzione completa di tutte le lezioni tecnologiche, introducendo di volta in volta i nuovi concetti di informatica trattati in ogni lezione.

Questi video sono stati realizzati tenendo a mente il limitato tempo a disposizione degli insegnanti, si è quindi cercato di fornire descrizioni approfondite, contenendo al minimo la durata. Questo obiettivo di sintesi è stato raggiunto, dedicando estrema attenzione alla fase di montaggio, eliminando ogni inutile pausa ed accelerando l’esecuzione dei programmi. Questi video tutorial sono pensati come materiale di supporto per gli insegnanti, che possono così prepararsi alla presentazione delle relative lezioni in aula. Si sconsiglia invece di proporli direttamente agli alunni, in sostituzione dell’insegnante, poiché in questo modo si perderebbe tutta la parte interattiva e creativa, nonché il processo di prove ed errori che costituisce il cuore stesso delle lezioni tecnologiche.
Un’ulteriore recente aggiunta al materiale adattato in italiano è l’intero insieme dei piani di lavoro di tutte le lezioni sia tradizionali che tecnologiche dei Corsi A-F e dei Corsi rapidi. Grazie a queste dettagliate guide, l’insegnante ha modo di approfondire gli aspetti didattici delle lezioni, nonché essere guidato passo passo nella conduzione delle attività con gli alunni.
Queste guide sono organizzate secondo la seguente struttura comune:

• Panoramica
• Traguardo di apprendimento
• Pianificazione
• Obiettivi
• Preparazione
• Collegamenti
• Glossario
• Guida didattica:
     - Introduzione
     - Attività ponte
     - Attività principale
     - Conclusione
     - Approfondimenti
• Mappatura delle competenze

Partendo dal seguente indirizzo, è possibile navigare attraverso l’intero insieme dei piani di lavoro delle lezioni:
https://curriculum.code.org/it-it/csf-1718/

Il sito di Programma il Futuro dedica una pagina ad ogni lezione tecnologica, in cui, dopo una sintetica introduzione, sono raggruppati tutti i materiali disponibili: il collegamento alla lezione interattiva sul sito di Code.org, eventuali video introduttivi doppiati in italiano, il video tutorial della lezione ed ora anche il collegamento al relativo piano di lavoro della lezione adattato in italiano.
Il punto di partenza per navigare nelle descrizioni di tutte le lezioni sul sito di Programma il Futuro è il seguente:
https://programmailfuturo.it/come/primaria

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SALUTE E SICUREZZA - "Si apre la nuova campagna EU-OSHA 2020-2022" - a cura di Reputation Agency

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“Ambienti di lavoro sani e sicuri. Alleggeriamo il carico!”

A ottobre si aprirà ufficialmente la campagna dell’EU-OSHA “Ambienti di lavoro sani e sicuri. Alleggeriamo il carico!” per il biennio 2020-2022. La nostra rivista è stata riconfermata tra i media partner e seguirà la campagna in tutte le sue fasi ed eventi.
Il tema scelto è quello dei Disturbi muscolo-scheletrici (DMS) lavoro-correlati, ovvero le alterazioni della struttura fisica (muscoli, articolazioni e tendini) causate o aggravate dal lavoro o dagli effetti diretti dell’ambiente di lavoro. I DMS, oltre a compromettere la qualità della vita dei lavoratori e la loro capacità di lavorare, rappresentano una delle cause più frequenti di disabilità, congedi per malattia e pensionamenti anticipati. Secondo quanto segnalato dall’EU-OSHA, i disturbi si possono presentare sotto forma di mal di schiena e dolori agli arti superiori e possono insorgere per fattori fisici, individuali, organizzativi o psicosociali (https://healthy-workplaces.eu/it/about-topic/what-issue).

Il problema è diventato molto pressante dal momento che dalla sesta indagine europea sulle condizioni di lavoro è emerso che circa 3 lavoratori dell’Unione Europea su 5 ne soffrono. Un’ulteriore indagine europea del 2019 sui rischi nuovi ed emergenti legati al lavoro, ha evidenziato come il 65% delle imprese abbia segnalato come rischio maggiore i movimenti ripetitivi della mano o del braccio, ponendo questo rischio come il più diffuso. A seguire, con il 61% delle imprese che lo hanno indicato, c’è la postura seduta prolungata, accompagnato dal sollevamento o lo spostamento di persone o carichi pesanti, con il 52%, le pressioni esercitate da urgenze temporali, riconosciute dal 45% delle imprese e le posizioni faticose o dolorose, con il 31% (https://healthy-workplaces.eu/it/about-topic/what-issue).
Lo sforzo dell’Agenzia Europea per i prossimi due anni sarà quindi quello di coinvolgere un maggior numero di partner, aziende e organizzazioni europee affinché si porti nei luoghi di lavoro una strategia di prevenzione dei DMS più capillare possibile. Essi, infatti, costituiscono un tema strategico per le imprese, considerato il loro forte impatto sulla salute dei lavoratori e sui costi per malattia, soprattutto in alcuni Paesi europei come la Spagna, la Francia, l’Italia e la Lettonia, dove si pongono come le malattie professionali più diffuse. A rendere il problema ancora più meritevole di attenzione è il fatto che un terzo dei lavoratori che, oltre ai DMS, presenta anche un altro problema di salute, ritiene di non poter continuare a svolgere il proprio lavoro una volta raggiunti i 60 anni di età. Ciò comporta quindi sia costi diretti per le aziende che costi indiretti, dove questi ultimi sembrano essere anche superiori ai primi (https://healthy-workplaces.eu/it/about-topic/why-it-so-important).

In uno scenario che vede coinvolta la salute dei lavoratori e la loro qualità di vita, nonché le ricadute economiche sulle aziende e sul sistema sanitario dei vari Paesi, si inserisce la nuova campagna EU-OSHA, che si pone come obiettivo quello di promuovere la consapevolezza in merito ai DMS lavoro-correlati e al loro impatto negativo sulle persone, sulle imprese e sulla società, ma anche quello di promuovere una maggiore collaborazione tra gli attori coinvolti per garantire che vengano adottate le adeguate misure di prevenzione per affrontare i DMS attraverso la promozione di una cultura della sicurezza e salute sul lavoro di tipo mirato, basata su un approccio integrato al fenomeno.

L’Agenzia Europea propone tre azioni per gestire il problema (https://healthy-workplaces.eu/it/about-topic/how-can-it-be-managed):
1) una corretta valutazione dei rischi nei luoghi di lavoro, da revisionare e aggiornare con regolarità;
2) l’adozione di una combinazione di misure preventive per eliminare e/o controllare i rischi connessi ai DMS che abbia come bersaglio tutti i fattori coinvolti, su un piano organizzativo, psicosociale, ambientale e agisca anche sulla sensibilizzazione e formazione dei dipendenti;
3) azioni di coinvolgimento attivo dei lavoratori nell’individuare e prevenire i rischi di DMS lavoro-correlati, promuovendo il dibattito, l’informazione e la formazione sul tema.

Per raggiungere questi tre macro obiettivi, l’EU-OSHA ha messo a disposizione una banca dati di strumenti pratici, materiali orientativi ed esempi di buone pratiche, liberamente consultabile sul sito della campagna. Accanto a questi, sono stati divulgate ulteriori pubblicazioni di approfondimento, i consueti materiali informativi della campagna, il toolkit per le aziende e alcuni materiali video di sensibilizzazione, come il film di Napo.

I prossimi due anni saranno ricchi di appuntamenti ed eventi, tutti raccolti nelle pagine in continuo aggiornamento del sito dedicato, in cui si potranno consultare anche le indicazioni per diventare partner della campagna (https://healthy-workplaces.eu/it/get-involved/become-campaign-partner).
Il tema del biennio 2020-2022 riguarda davvero tutti e mai come questa volta sarà importante sostenere le azioni di sensibilizzazione dell’Agenzia Europea.

Da parte nostra, siamo felici di continuare a essere tra i media partner, per far crescere l’attenzione verso la salute dei lavoratori e verso i fattori che la mettono a rischio.

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REPUTATION today - anno VI, numero 26, settembre 2020

Direttore Responsabile: Giuseppe De Paoli
Responsabile Scientifico: Isabella Corradini
Responsabile area Sistemi e Tecnologie: Enrico Nardelli
Redazione: Ileana Moriconi
Grafica: Paolo Alberti

Pubblicazione trimestrale registrata presso il Tribunale di Roma il 13/02/2014 n. 14

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