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Martedì, 15 Ottobre 2024 09:21

Progetti nel Mediterraneo: le iniziative di Oikos

"Il mare ritorni ad essere luogo di pace e dialogo"

Intervista a Francesco Zecca, presidente di Oikos Mediterraneo

A cura di Giuseppe De Paoli

Pubblicata nel numero 42/2024 di Reputation Today

Un Osservatorio permanente sul Mediterraneo, la sua cultura, la sua storia, i suoi miti, con uno sguardo particolare alla ‘Ecologia integrale’ richiamata da Papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’ e alle iniziative per riportare il mare nostrum’ alla funzione di casa comune dei popoli, con uno sguardo particolarmente attento al ruolo, fondamentale, delle donne.

E’ l’obiettivo di Oikos (dal greco casa) Centro di ‘ecologia integrale del Mediterraneo’’ con sede a Taranto: un ‘attivatore di progetti per l’ecologia in grado di coinvolgere ricercatori, imprenditori, artisti, studenti artisti per costruire un nuovo futuro di pace nel Mediterraneo e non solo. 

Come riaccendere l’attenzione sul mare nostrum, come riportarlo ad essere zona di pace? Quale la visione di Oikos? Ne parliamo con Francesco Zecca, presidente di Oikos Mediterraneo

Oikos Mediterraneo vuole esprimere una visione chiara di questo mare tra le terre, una casa comune di tutti i popoli, un grande atrio dove si affacciano mondi, culture, fedi diverse. Questa visione contrasta con quello che stiamo vivendo: guerre, fondamentalismi, respingimento degli stranieri, e dal punto di vista ambientale il Mediterraneo è diventato hot spot dei cambiamenti climatici, possiamo parlare di un mare vulnerabile, sia socialmente, che ambientalmente e politicamente... Eppure questa vulnerabilità può essere una grande chance per il cambiamento, una grande opportunità per innescare una nuova visione e un nuovo paradigma. Il Mediterraneo non è semplicemente uno spazio geografico ma è un luogo che ci interpella con il suo grido di dolore e ci lancia una sfida, dalla quale dipende il futuro dell’umanità. 

È la sfida che il papa ha saputo esplicitare con queste domande: “come custodirci a vicenda nell’unica famiglia umana? Come alimentare una convivenza tollerante e pacifica che si traduca in fraternità autentica? Come far prevalere nelle nostre comunità l’accoglienza dell’altro e di chi è diverso da noi perché appartiene a una tradizione religiosa e culturale diversa dalla nostra? Come le religioni possono essere vie di fratellanza anziché muri di separazione?”

A queste domande va aggiunta la sfida ambientale, di come custodire la vita dei nostri mari, di come possiamo innescare economie che siano a servizio della casa comune? Ecco perché, come francescani insieme ai laici, abbiamo sentito l’urgenza di creare uno spazio come Oikos, un centro per l’ecologia integrale del Mediterraneo. E siamo partiti da Taranto, una città che conosce molto bene la vulnerabilità sociale e ambientale, e che nel 2026 sarà protagonista dei giochi del Mediterraneo

Mediterraneo come luogo di Pace e casa comune per tutti i popoli. Un obiettivo impegnativo. Quali i pilastri del vostro impegno? 

Definire il Mediterraneo come casa, oikos, significa per noi cinque cose essenziali:

  • Fraternità: la casa è il luogo delle relazioni, dove si impara a dialogare e a coabitare, dove si costruiscono le relazioni tra diversi, si vive la traità(lo stare tra). La fraternità esprime proprio questo concetto dell’unità nella molteplicità, un’unità che non è omologazione ma valorizzazione delle differenze. Oikos vuole promuovere questo tipo di processi fraterni.
  • Cura: nella casa si impara la dimensione della cura, che è alla base della vita e della socialità. Il paradigma della cura è rivoluzionario, significa passare da un paradigma lineare, meccanicistico, funzionale, ad un paradigma relazionale, che si basa sulla consapevolezza della vulnerabilità reciproca e quindi dell’interdipendenza ed ecodipendenza. La cura della casa comune è il cuore dell’ecologia integrale. 
  • Misura: la casa, come il Mediterraneo, ci insegna la misura, il limite. Non siamo nell’oceano, che ci spinge all’illimitatezza, a un divenire incessante, e noi negli ultimi secoli abbiamo costruito economie, politiche e una postura antropologica pensando di non avere limiti e accelerando il divenire perdendone il fine. Il Mediterraneo invece ci insegna il senso della misura, che la ritroviamo nella lentezza, nella riflessione, nello spirito contemplativo, nell’incontro con l’alterità. 
  • Contesto: cioè attenzione alla località, casa infatti dice appartenenza, ma questa è sana quando è aperta, accogliente, capace di ospitare e lasciarsi contaminare, quindi non è localismo. Crediamo che in questo clima di omologazione (globalizzazione) da una parte, e chiusura e respingimento dall’altra, bisogna partire dalla località e aprire processi di contaminazione. È fondamentale non rimanere chiusi nel localismo ma costruire reti tra le località mediterranee per uno scambio tra locale e globale, una visione glocale
  • Immaginazione: la casa è anche il luogo in cui impariamo a immaginare, a dare forma al mondo. Con Oikos vogliamo dare una forma diversa alla visione del Mediterraneo, da mare di morte e di respingimenti a mare di vita, incontro, opportunità. 

Dalla visione alla pratica: quali sono i passaggi necessari da fare?

Se questi sono i pilastri su cui si costruisce Oikos, i passi concreti invece per innescare un processo di casa comune e su cui stiamo lavorando sono questi: 

  1. Conoscere quello che c’è e presentare il progetto Oikos alle diverse realtà, per questo ricorriamo prevalentemente, ma non solo, alle presenze francescane nel Mediterraneo, sono presenze significative, presenti in quasi tutti i Paesi, in contesti molto diversificati e con progetti molto differenti (parrocchie, scuole, centri culturali, case di accoglienza, monasteri…);
  2. Promuovere incontri di formazione, conoscenza, contaminazione tra giovani, ricercatori, imprenditori, artisti, è la finalità di alcuni importanti iniziative che sono state avviate: Summer school, Intrecci, corso di alta formazione, tavoli di ricerca.
  3. Accompagnare ad attivare progetti di cura nelle località specifiche, secondo l’ottica dell’ecologia integrale e dei 5 pilastri sopra esposti. 
  4. Connettere questi progetti di cura creando un network di progetti, permettendo una circolarità tra ricerca e azione e una contaminazione tra i diversi progetti, promuovendo relazioni, scambi, creatività, nuovi saperi. 

Siamo riusciti ad innescare i primi due passi e stiamo lavorando per poter realizzare gli altri punti.

Avete avviato un interessante progetto che vede protagoniste le donne e un loro ruolo importante nei paesi del Mediterraneo, fulcro dell'area Eurafricana. Cosa ci può dire su questo progetto e quali sono le finalità?

Con Oikos abbiamo attivato tre tavoli di ricerca: un percorso sull'innovazione e trasformazione digitale nei Paesi extra UE, in particolare nell'area mediterranea, per l'istituzione dell'Osservatorio permanente sulla diplomazia digitale. Un secondo percorso riguarda i sistemi di conoscenza indigena: quali intrecci per lo sviluppo armonico, integrale e sostenibile nei Paesi del Mediterraneo. E un terzo riguarda il ruolo della donna nel Mediterraneo. Tante le donne coinvolte a questo tavolo, con la Pontificia Università Antonianum, Università di Sophia, Università di Bari, la Camera di Commercio di Brindisi e Taranto, il centro Themis e a tante altre istituzioni. Questo tavolo mette insieme tante professionalità di donne impegnate in ruoli dirigenziali, o nel mondo dell’accademia o attive in diversi campi culturali, sociali, economici. Il clima che si è creato durante l’incontro è stato eccezionale, di grande entusiasmo e disponibilità a mettersi in gioco, mettendo in campo tutte le proprie competenze per contribuire alla ricerca, le donne coinvolte hanno saputo creare subito un oikos bello, partecipativo e collaborativo.  

La ricerca in quest’ultimo percorso si incentrerà in particolare su tre dimensioni: i diritti umani, l'inclusione digitale delle donne, la loro formazione professionale. Vogliamo quindi mettere a fuoco il ruolo delle donne, perché danno un contributo fondamentale a rivoluzionare la visione del Mediterraneo e innescano percorsi che riguardano economie, politiche, partecipazione democratica, governance, riconciliazione e pace, gestione creativa dei conflitti a livello micro e macro. 

Com’è la situazione oggi?

Nel bacino del Mediterraneo la parità di genere non è ugualmente sentita, ma si possono riscontrare delle notevoli differenze tra i vari Paesi. Le donne pur svolgendo un ruolo essenziale nella famiglia, nel mondo del lavoro, nella società, nelle istituzioni, continuano ad essere oggetto di discriminazione. Sono ragioni culturali, prima ancora che ragioni di carattere sociale, sono le antiche tradizioni, sono le difficoltà dell'economia che ostacolano i percorsi di equiparazione femminile e maschile. Eppure se vogliamo costruire un Mediterraneo che sa affrontare le sfide del futuro non possiamo non partire dalle donne, valorizzando la loro voce, le loro visioni, il loro saper fare e il loro apporto in tutti i campi. 

Perché è importante uno sguardo femminile su questi temi? 

Le donne possano dare un contributo fondamentale per un cambio di paradigma. Proprio loro ci hanno aiutato a riscoprire le sfumature diverse della cura, che possiamo riassumere in 3 grandi dimensioni: conservare la vita, riparare le ferite e permettere la fioritura dell’esistenza. La grande sfida è portare il paradigma della cura da una dimensione privata ad una dimensione pubblica e politica, dove poter convertire e promuovere le economie proprio nell’ottica di questo paradigma. Quindi non più economie che hanno l’obiettivo della crescita economica a tutti i costi ma la fioritura delle realtà, il fine è quello dello sviluppo delle comunità, questo significa passare da una logica estrattivista ad una logica che crea valore.  Le donne ci possono aiutare a scoprire sguardi diversi sulla realtà che sono complementari a quelli che conosciamo e anche modi di abitare la realtà in modo differente. Credo che abbiamo urgenza di uno sguardo femminile e materno sulla realtà, cioè uno sguardo nonviolento, non manipolatorio, non da dominatori ma uno sguardo che sappia valorizzare e promuovere la realtà, superando quell’approccio machista che ha caratterizzato l’azione antropica degli ultimi secoli. 

A luglio avete organizzato con successo la prima Summer School di ecologia integrale a Taranto, con un titolo evocativo: intrecci di Speranze. Quali sono gli stimoli emersi?

La prima Summer school organizzata a Taranto a luglio, è stata un’esperienza straordinaria, innanzitutto di fraternità, ha visto insieme 15 docenti di diverse università del Mediterraneo (Nizza, Barcellona, Milano, Roma, Loppiano, Bari, Al-Alzhar…) e 30 giovani, tutti con profilo molto alto, provenienti da Italia, Egitto, Libano, Georgia, Francia, Bosnia. Le mattine i giovani hanno avuto la possibilità di ascoltare e confrontarsi con i docenti su diversi temi, in chiave di ecologia integrale, in modo poliedrico (abbiamo iniziato dal pensiero della complessità, necessario per affrontare le nuove sfide, per poi soffermarci su come abitiamo le città, sull’economia e la finanza e sul ruolo delle religioni e della politica), nei pomeriggi divisi in 5 gruppi hanno affrontato: rigenerazione economica, rigenerazione ambientale, rigenerazione socio-culturale, rigenerazione architettonica, università diffusa del Mediterraneo. 

Gli stimoli emersi sono stati tanti: dall’esercitare l’immaginazione, con uno sguardo utopico e non distopico sulla realtà, a come generare un’entropia negativa, e quindi ad un pensiero capace di affrontare il cambiamento. Abbiamo parlato di purpose, di diplomazia delle città, di rigenerazione, di cura, di energia, di spiritualità. Sono risuonate alcune domande: che significa più vita? Cosa faccio per gli altri? Quale è il mio contributo per un mondo migliore? Quanto sorriso metto in quello che faccio?

Queste giornate hanno tessuto una piccola rete di fraternità, attivando confronti e contaminazioni, speranze e immaginazioni. La Summer school oltre a permettere la costruzione di una rete con i docenti e i giovani, è stata frutto essa stessa di una rete territoriale, infatti la Summer è stata vissuta in modo itinerante in diverse sedi che hanno collaborato e promosso la Summer school: castello aragonese, Dipartimento Jonico dell’Università di Bari, Camera di Commercio di Taranto e Brindisi, la BCC di Taranto e Bari e il Convento San Pasquale sede di Oikos.  

Quali sono i prossimi appuntamenti di Oikos Mediterraneo?

Il prossimo appuntamento è Intrecci mediterranei, dal 28 al 30 novembre, è un appuntamento che vivremo sempre a Taranto, dove intrecceremo il lavoro dei tavoli di ricerca attivati, consegneremo gli atti della Summer school con i feedback dei giovani partecipanti, insieme ai progetti che hanno elaborato. Sempre in quest’occasione si riunirà il gruppo dei docenti del corso online di alta formazione in ecologia integrale, la cui nuova edizione partirà a gennaio 2025 e tanto altro (presto si potranno trovare tutte le info sui nostri canali di comunicazione).

Sempre a novembre stiamo programmando una visita in Egitto sia per un gemellaggio con l’Università di Al-Alzhar sia, grazie ai nostri frati egiziani, per presentare e attivare progetti di oikos in terra egiziana.

Poi cercheremo di accompagnare tutti i progetti nati con oikos, attualmente sono 10 e riguardano una rete: con le università, i monasteri, le imprese, l’accoglienza di profughi, i giovani, santuari mariani... 

Nel ringraziare per questa intervista voglio concludere con un verso di F. Hölderlin, perché ciò che oikos vuole generare è una speranza concreta e attiva, partendo da una situazione che ci parla di dolore, paura e chiusura con la consapevolezza che: 

“Dove c’è pericolo

cresce anche ciò che salva”.

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