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Giovedì, 09 Marzo 2017 19:13

Un campione, grande anche nel sociale

Intervista a Marco Belinelli, campione NBA

a cura di Reputation Agency.

Pubblicata sul numero 9/2016 di Reputation Today

Marco, sei l’unico cestista italiano ad aver vinto un titolo NBA ed oggi giochi con un contratto importante con i Sacramento Kings, sesta squadra nel campionato professionistico americano. Ti senti “arrivato”?

“No, nel modo più assoluto. Ho vinto un anello, ho vinto il titolo del tiro da tre all’All-Star Game nel 2014, ma questi sono solo passi che ho fatto nella mia carriera. Voglio realizzare ancora altro”.

Che significa per un professionista dello sport apprezzato come te aver cura della propria immagine?

“Vuol dire essere consapevoli di essere sempre sotto i riflettori ed essere un esempio per i ragazzi più giovani. È una responsabilità, che però mi prendo con grande orgoglio. È fondamentale non dimenticare mai le tue origini, avere sempre vicino la famiglia e le persone che sono cresciute con te. Bisogna sapersi circondare di professionisti competenti e di persone che sappiano tirare fuori da te sempre il meglio. E per me queste persone sono imprescindibili”.

Pensi che l’atleta abbia delle responsabilità di tipo sociale?

“Si, assolutamente. Quando arrivi ad un certo livello non puoi pensare di non curarti dell’esempio che dai. Noi sportivi siamo quasi degli “eroi” per i ragazzi e per gli appassionati. Dobbiamo sfruttare questo ruolo per dare messaggi positivi, per realizzare progetti importanti. La nostra carriera prima o poi finisce, ma quello che riusciamo a costruire rimane nel tempo”.

Negli anni hai scelto di sostenere diverse campagne con finalità benefiche e solidali. Cosa hai apprezzato nelle iniziative che hai supportato?

“Come potrete immaginare ricevo tante richieste, è davvero difficile districarsi. Io ho scelto di sostenere poche realtà ma con continuità. Partecipo ad iniziative in cui credo e che forniscono un aiuto concreto a bambini e ragazzi. Cerco di aiutare anche mettendo all’asta i miei “cimeli”, come scarpe, magliette. Come ho fatto per l’associazione Dynamo Camp, che supporta le famiglie di bimbi con gravi patologie e permette loro di condividere delle belle esperienze, nonostante i problemi. O, ancora, per il CESVI, associazione che opera per sviluppare la cultura della solidarietà mondiale e che realizza progetti operativi nel mondo. Quest’anno ho anche partecipato ad una raccolta fondi per Medici senza Frontiere per la terribile situazione che vivono le popolazioni che scappano dalla guerra.
Poi, ovviamente, ho aiutato le scuole di San Giovanni in Persiceto e mi sono emozionato quando ho potuto vedere con i miei occhi il risultato. San Giovanni in Persiceto mi ha dato tanto, è giusto restituire”.

Programma il Futuro è presente nella tua scuola per dare ai ragazzi strumenti che favoriscono una crescita adatta al mondo digitale. E se ti chiedesse di diventare uno dei suoi testimonial per questa finalità educativa e sociale?

“Sono stato di recente nella mia vecchia scuola per un allenamento, mi hanno parlato del progetto, ne sono tutti entusiasti. Dare un indirizzo a tutti i ragazzi, che sono il futuro, rendendoli attivi e capaci, è certamente un’azione di responsabilità sociale. Dunque, perché no? Questo progetto mi incuriosisce molto...”

Per molti dei colleghi italiani, e ancor più per i giovani che si avvicinano o praticano il basket, sei una figura di riferimento. Quale messaggio ti senti di dare?

“Quello che dico sempre è una citazione che ho preso da Muhammad Ali: la volontà deve essere più forte del talento. Così riuscirete a raggiungere i vostri obiettivi. Non dovete mai mollare né farvi scoraggiare da chi non crede in voi. Andate avanti per la vostra strada e dimostrate a tutti il vostro valore”.

Per l’intervista e la foto si ringrazia l’agenzia HUB.

 

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