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Sabato, 06 Ottobre 2018 18:45

Digital skill e lavoro artigianale

Intervista a Giorgio Merleti, Presidente di Confartigianato

A cura di Giuseppe De Paoli

Pubblicata sul numero 18/2018 di Reputation Today

Apertura all’innovazione e ai nuovi mercati” e “consapevolezza delle proprie radici”.
Queste le parole chiave degli artigiani di fronte al mercato del lavoro che cambia.
Ne parliamo con Giorgio Merletti presidente di Confartigianato, organizzazione che rappresenta 700.000 artigiani e piccole imprese in tutta Italia.

Un mercato in continua evoluzione rende la formazione di management e personale sempre più strategica. Quali sono le azioni di Confartigianato in merito?

“Stiamo lavorando per accrescere l’awareness digitale e le competenze necessarie per operare nel nuovo contesto. Confartigianato ha intrapreso, in collaborazione con il CINI, un programma di formazione sulle competenze digitali, rivolto ai responsabili dei nostri sportelli digitali sul territorio: l’obiettivo è dare vita ad una piattaforma condivisa di competenze da mettere al servizio delle imprese artigiane associate.
Per le imprese artigiane inoltre abbiamo sviluppato strumenti come la “Guida Pratica a Impresa 4.0 per gli artigiani e le micro e piccole imprese” e siamo impegnati in attività di informazione e formazione su tutto il territorio nazionale.”

Le digital skills sono in costante evoluzione: quanto sono importanti per il lavoro artigianale?

“Sono fondamentali, perché consentono alle imprese artigiane di accrescere decisamente la propria competitività senza perdere le loro ragioni di valore, che risiedono nell’artigianalità come mix straordinario di saper fare, tradizione, miglioramento costante e ricerca di soluzioni “su misura” per il cliente.
Proprio il tema del “su misura” è centrale per il futuro dell’artigianalità italiana e trova nella tecnologia (che è sempre più orientata alla personalizzazione e alla varietà) risorse straordinarie per raggiungere nuovi mercati.”

In che misura artigiani e piccole imprese sono pronte a sfruttare il digitale per migliorare il loro business? E quali sono le vostre iniziative in merito?

“Oltre che sull’awareness digitale lavoriamo, sempre più, sull’individuazione di soluzioni che consentano agli imprenditori di vedere fisicamente come le tecnologie possono trasformare il loro lavoro, senza rimanere ancorati a principi e visioni magari affascinanti ma eccessivamente astratte e lontane.
Ci interessa poco la divisione tra 3.0 e 4.0, o l’individuazione della prossima “killer application”, ma ci interessa smuovere la montagna della diffidenza e stimolare la curiosità e la capacità di adattamento degli artigiani, che è la risorsa più preziosa (e che ha sempre prodotto innovazioni straordinarie).”

Quante sono, in percentuale, le imprese artigiane digitalizzate?

“Siamo attorno ad un terzo del totale, sostanzialmente in linea con la media nazionale delle imprese.
C’è molto lavoro da fare, soprattutto in termini di inclusione delle imprese nell’innovazione digitale.
Oltre al tema della digitalizzazione della manifattura, ci sono spazi enormi di innovazione digitale sia nei processi gestionali delle imprese, sia in termini di approccio al mercato. 
Ad esempio il commercio elettronico è un’opportunità per le imprese italiane ancora troppo sottovalutata.”

Secondo lei quanto influirà l’automazione sulla scomparsa o la creazione di posti di lavoro?

“È un tema molto importante e sentito. Dal punto di vista degli artigiani, il lavoro e la componente umana del lavoro, l’intelligenza legata alla cultura e alla creatività, sono e rimarranno centrali e dunque ci sarà sempre bisogno di persone al lavoro.
Già oggi le imprese lamentano la difficoltà di trovare risorse umane con competenze digitali che possano accompagnare la trasformazione delle imprese artigiane. Nel mondo dell’artigianato che incontra le tecnologie digitali, serviranno più persone, non meno.”

Ritiene fondate le preoccupazioni sulla automazione sempre più “intelligente”del lavoro?

“Se guardiamo alla produzione seriale o ai servizi che comportano innanzitutto “esecuzione” di processi preordinati, assolutamente si. Pur con diverse valutazioni sull’entità della perdita di posti di lavoro, tutti gli studi più accreditati sul futuro del lavoro convergono sul fatto che nei lavori più seriali la perdita ci sarà.
Non è consolatorio nemmeno pensare che la digitalizzazione creerà nuovo lavoro e nuove figure professionali: è possibile certamente ma scambiare il certo per l’incerto fa paura. Il lavoro artigiano è d’altra parte per sua natura “umano-centrico” e dunque sarà meno esposto a queste rivoluzioni.”

Quanto è importante per una azienda artigiana la presenza sul web?

“È fondamentale ma deve essere coerente con l’identità e gli obiettivi dell’azienda. Per questa ragione è fondamentale che le imprese trovino competenze di formazione, consulenza e servizi, in grado di guidarle ad individuare le soluzioni migliori e, una volta individuate, a gestirle.
Parliamo infatti di imprese con consistenza organizzativa minima, che quasi mai sono in grado di dedicare, almeno inizialmente, risorse a investimenti in tempo e competenze come quelli necessari alla trasformazione digitale. 
Per questo sarà sempre più necessario non solo “vendere” la trasformazione digitale alle imprese artigiane e alle micro e piccole imprese, ma anche mettere a disposizione soluzioni semplici e funzionali per il mantenimento e il rafforzamento delle attività digitali. L’esperienza ci insegna che si tratta di un tema fondamentale.”

Quali sono le parole chiave per il futuro delle pmi artigiane?

“Curiosità verso l’innovazione e le sue opportunità; consapevolezza, di chi si è, delle ragioni del proprio valore e delle proprie prospettive; apertura, a nuovi mercati e a nuove soluzioni per lavorare meglio. Siamo ottimisti per il futuro, ma bisogna muoversi.” 

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